Critica Sociale - Anno XXI - n. 15 - 1 agosto 1911

CRITICA SOCIALE 233 a riacquistare e ripossedere quell'anima profonda, ch'è venuta via via smarrendo. La sua crisi è intima; né si sana con iniezioni di fortunata filosofia. L'ideale, il sentimento, lo spirito socialistico hanno compiuto, o stanno per compiere, il loro ciclo di suc- cesso. Il successo numerico — la folla dei gregarii — non conta: potrà anche 'aumentare; ma è l'anima il contenuto spirituale e la forza morale — che lentamente declina. Chi non s'accorge di tutto ciò è cieco; e tale è quella frazione di socialisti, che, senza essere riformisti e senza essere sindacalisti, giurano nell'immutabilità dello spirito e del verbo antico, e si sono spontaneamente eletti a vestali (li un fuoco, di cui trascurano di accertare, in se stessi per i primi, l'esistenza, o a custodi armati e stizzosi d'un tabernacolo, dal quale ignorano che l'anima del dio s'è involata. E allora? Noi non abbiamo nessuna « ricetta » di resurrezione e di salute. Siamo certi che le odierne correnti idea- listiche non nuoceranno al pensiero filosofico del socialismo; potranno anzi ricondurlo alle sorgenti e insieme dargli quella labile vernice di « attualità », capace di aiutare, in una misura sia pure impercet- tibile, il movimento verso la rinascita. Ma questa non può, in realtà, scaturire che da una intima virtù rinnovatrice. Profonda é la crisi, e ardue sono le vie del su- peramento. Non il socialismo dei « puri » riformisti — affogati nella pratica —; non il socialismo degli intransigenti — cristallizzati nelle formule e feticisti della for- ma —; ma il socialismo di quanti pensano ch'esso è anche, e dev'essere, concezione spirituale del mon- do e gagliarda energia morale, e di esso hanno perciò riempito la propria vita e l'anima propria.., questo socialismo oggi sembra accasciarsi e dolorare sotto il peso di un malessere invincibile, nelle incertezze e negl'incubi d'uno smarrimento pauroso, e chiedere ed implorare, ad altri e ad altro, il germe della salvezza. Ma questo non è fuori di lui: è in lui stesso. Esso dovrà raccogliere, frattanto, dell'idea che tra- monta, le più fulgide e più durevoli creazioni, e potenziarle e continuarle e sospingerle per le vie della vittoria, col fervore raccolto d'una missione divina: esso dovrà rafforzare e moltiplicare il già folto nucleo delle organizzazioni e degli istituti ope- rai. Forse, da questa possente battaglia, forse, dalla spontanea purificatrice selezione delle opere e degli spiriti, potrà un giorno rifiorire, in rinnovate spoglie, l'idea, che oggi avvizzisce. L'idea non muore, non può morire, finchè una gente impera e l'altra lan- gue. L'idea è eterna. La storia conosce resurrezioni improvvise, ricorsi superbi; e ne sa pure il segreto. Fata viam invenient... Io ho finito. Se alle mie parole potesse arridere un volo fortu- nato, io inviterei i socialisti d'ogni paese ad un esa- me di coscienza. TULLIO CoLucci. P.S. — Ero per inviare questo mio scritto alla Critica, quando m'è giunto l'ultimo fascicolo di questa Rivista, con l'articolo-epistola del prof. R. Mondolfo. Poche considerazioni. Al socialismo — benché ricco d'un proprio conte- nuto filosofico-etico: la sua filosofia più « propria i, — è sempre piaciuto di e fare i conti » con la filosofia corrente, discettando, più o meno utilmente, sui mas- simi problemi e Sui primi principi. Ha fatto i conti con la filosofia post-hegeliana, li ha fatti col positi- vismo, li fa ora col neo-idealismo. Quest'ultimo « con- teggio » gli riuscirà certamente meno ostico del pre- cedente, perché il socialismo, come il figliuol prodi- go, ritorna, in qualche modo, alla casa paterna. Ciò io ho apertamente riconosciuto nei fascicoli del l° dicembre 1910 e 16 febbraio 1911 della Critica, e rMo- nosco anche nell'articolo d'oggi. D'accordo, dunque. Ma la questione è un'altra, e ben più ampia: è la questione della « soffitta ». Che Iklarx s'aggiri ne' suoi pressi, e con tendenza ad entrarvi, non è certo colpa di chi, avendolo notato, l'ha sinceramente detto. Esi- ste, dunque, una vera e propria crisi del socialismo — una crisi dell'ideale — la quale è, insieme, crisi teorica, pratica, filosofica, eccetera: investe, insom- ma, tutto lo spirito attivo del socialismo. Se la crisi filosofica potrà essere, con infusioni di idealismo, in parte superata — in parte, perchè, ri- peto, il socialismo, avendo una sagoma filosofico-etica propria, resterà sempre se stesso, malgrado tutte le abluzioni di Eucken, di Boutroux o di Bergson — • permarrà, ad ogni modo, la più grande crisi, la crisi dell'ideale, la quale si alimenta anche per altra via e con altra linfa, che non sia quella filosofica. La domanda, ch'io pongo, é perciò la seguente: avrà il potere, codesto timido, ristretto e condiviso rinnovamento filosofico del socialismo, di risolvere la crisi più profonda, la crisi dello spirito socialistico, di questo vero e proprio stato di coscienza, che di- minuisce gradatamente la sua forza propulsiva nel mondo: in tutti noi e in tutti gli altri, in quelli che tacciono e in quelli che gridano, nei riformisti come negli intransigenti, in questi come nei sindacalisti, nell'animo delle folle disperse, come nel petto delle organizzazioni proletarie? Avrà dunque questo po- tere? E che cos'altro mai avrà questo potere? — Ideale! Sogni della prima ora, fantastici mirag- gi, ormai superati! — sento ripetere, pur dalle co- lonne dell'amica Critica... Appunto, appunto questo, io constato e dichiaro nel mio articolo: che l'ideale socialistico, per forza di eventi, è, per ora, superato. E mi domando, e doman- do: e, allora, elle resta del socialismo? Forse le elu- cubrazioni filosofiche, giuste in sè ed ammirabili, sull'originario idealismo marxistico? E questo il cuore della questione. Noi non ci tro- viamo •dinanzi ad - un problema filosofico, ma dinanzi ad un enigma psicologico. La Critica invoca un ritorno a... Cartesio. Torniamo, torniamo pure a Cartesio, amica Critica! Soltanto, c'è il rischio di sentirsi rispondere dal partito — non nel suo meccanico, esteriore, burocra- tico organismo; ma nel suo spirito, nella sua- anima, nella sua fede, nel suo socialismo: — Non stern, era() non chgito! I. c. Abbiamo s'accolto in Opuscolo: Dott. GIULIO CASILINI UNA RIFORMA MATURA Lo zucchero a buon mercato. (Presso la Critica Sociale: Cent. 20). PER LA RIFORMA ELETTORALE il pericolo imminente. 111. Lo scrutinio di lista a voto limitato. (Continuazione). -b) Risultati dello scrutinio di lista a volo limi- tato nei paesi delle clientele. Ma guardiamo quali potrebbero essere gli effetti di tali sistemi, nelle regioni, nelle quali le competi- zioni politiche si fondano ancora, prevalentemente, Sii competizioni personali, e i partiti di minoranza sono esigui di numero e deboli di organizzazione,

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