Critica Sociale - Anno XXI - n. 11 - 1 giugno 1911

170 CRITICA SOCIALE sto servizio dovrebbe affidarsi agli Uffici postali, per i seguenti vantaggi: 1° Ridotlo quasi a zero il costo dell'esazione. Solo in poche grandi cillà, bisognerebbe aggiungere un nuovo impiegato; 2° Comodità grande per il pubblico, e ciò so– pralullo per le assicurazioni popolari, a versamenti rateali, mensili, ecc. ---:- è attrattiva grandissima, e sti– molo a non lasciar decadere il contratto. Le agenzie private, per numerose che siano, non eguaglieranno mai il numero degli Ufnci postali, che cl'altronclc hnnno già un servizio congenere, quello dei ri– sparmi; 3° Miglior scolla possibile e specializzazione de– gli agenti. l quali, non dovendo curare l'esazione materiale, possono cercarsi anche fra i capaci, che pur non hanno modo di versare cauzione; e non sa• rcbbcro distratti dal loro còmpito essenziale: la J'i. cerca e stipulazione dei contralli. 4° Finalmente, quando, come avverrà, lo sviluppo del ramo vita sforzerà lo Stato ad affidare le esazioni alla Posta, non si troverà a dover lottare colla resi• stenza degli agenti, che vunteranno anche per quei lucri una specie di diritto acquisito. Della convenienza o meno dei riscatti, ci sarà tem· po a discorrere. Certo è che il monopolio - se si voglia fare da senno - è destinato a trionfare, a dispetto di tulLi gli scongiuri e di tutte le minaccie. i/Assicurazione di Roma si spingeva persino a presagire non so quali rappresaglie di Governi stra• nieri per questa cucciata di Compagnie forasliere. Or bene: quando si promulgò - nell'82, se non erro - il vigente Codice di Commercio, i nuovi ob· blighi imposti alle Società di assicurazione stranie• re, come, ad esempio, la cauzione (art. 145), costrin• sero pure molte di quelle Compagnie a chiudere i battenti. Per vero, non si è allora udilo "clire che nessuno Stato abbia elevata la singolare pretesa cli fare, in casa nostra, nelle nostre interne faccende, il prepotente o il gradasso! UNA RIFORMA MATURA LO ZUCCHERO A BUON MERCATO !. Per una politica di sgravii. Negli anni grassi del bilancio dello Stato, quando gli avanzi di esercizio divennero così rilcva.nti come in nessun altro paese nè, prima d'ora, in Italia, si accese nel paese e nella Camera una disputa larga e nutrita. Si pensnva: come dobbiamo utilizzare i molti milioni, che oramai ogni anno sopravvanzano? E il pensiero tornava di preferenza al contribuente italiano, forse uno dei pili tartassati, certo uno dei più pazienti del mondo. . . NacqLrc cosi un largo mov1mcnto a favore degli sgravi·i LrilJuta,·i. M:a fu come quando, al lello di un ammalalo, i medici disputano Lroppo. 11 poverello tira le cuoin, prima che la diagnosi sia precisala. Così i nostri milioni svanirono per cento viottoli, e, quando il legislatore cominciò a veder chiaro, la ma– lerin contesa era sparita in gran parte e gli sgravi si ridussero alle briciole: abolizione del dazio sui farinacei, riduzione del dazio doganale sul petrolio. L'Italia perdette l'ora propizia per la grande ri- BibliotecaGino Bianco forma tributaria, e fu gran male: non solo perchè mancarono gli utili imrnecliati, che se. ne ~otevano attendere, ma anche perché uno sgrav10 .d~1con~u– mi popolari avrebbe attenualo la grave cnst del r111- caro della vita che sopravvenne più tardi. Ora il bilancio italiano è ritornalo alle annate ma– gTe e precipita sempre più - in _modo _aperto o lar~ valo - perché premono da ogni lato 1_ b1sogn1 clet servizì pubblici insumcienlemente dotati, e, più an– cora, Je sempre nuove bramosie del mili_tarisrr~o, non sazio di armi e cli navi. Ed anche la cl1scussw– ne sugli sgravii è caduta. Chi la risolleva è. un vi– sionario, un uomo che vuol contempl::tre Ja vita dal– l'alto delle nubi. Ma avviene, nel nostro caso, quanto suole avve– nire allorché nel fondo del cuore vive una piccola fìair1ma che l'uomo vuole ostinatamente spegnere. Tulli c~rcano di persuadere a sè e agli altri che gli sgravii non hanno grande ripercussi?nc sui consumi e che, in fondo, non vale la spesa d1 turbare le con– dizioni oramai consolidale e di far correre rischì al bilancio dello Slnlo, per favorire ... tutt'al più gl'in– Lcrmediari• La dimostrazione che si tenta è, evidentemente, un pretesto. Gli sgravii sui consumi popolari sono tut– t'altro che inefficaci cd inutili. Se non avessero il risultalo di diminuire il peso tributario sulle classi lavoratrici, avrebbero il vantaggio cli migliorarne J'alimentazione, il che vuol dire anche accrescerne l'energia cli lavoro. In questo momento, poi, siffatto indirizzo tribut~– rio sarebbe doppiamente opportuno, perché conti– nua l'oppressura della vita a caro prezzo, che mi– naccia da due lati la vita economica del paese: re– stringendo il campo del consumo e quindi della produzione, e spingendo le classi lavoratrici a richi~– dcre aumenti di salar1, che elevano, di rimbalzo, d costo di _produzione. Ma è difficile farsi illusioni. La politica italiana vive alla giornata, inspirandosi a un empirismo sconfortante, e rifuggirà da affrontare oggi - men– tre, assai più che negli anni grassi, occorrerebbe audacia - quell'indirizzo novatore, che allora non fu accolto. Onde non mi pare fuor di posto esami– nare se una qualche polilica di sgravi non si possa iniziare, spianando la via ad altre maggiori riforme, senza toccare i grandi inleressi consolidati, che ci si parano dinanzi quante volle vogliamo compiere opera riformatrice veramcnle degna del nome. Lo zucchero si prcsla - a mio giudizio - a un simile tentativo. IL Le ultime vicende degli zuccheri. Il regime degli zuccheri che, più volte lormenlalo dal 1877 al 1895, era rimasLo immutato nell'ultimo quindicennio fu oggetto, cli recente, di tre disegni cli legge. L'ultimo, anzi, è gi:'t legge. Col regime che vigeva dal 1895 1 anzi, clal catenac– cio ciel 10 dicembre JSO'i, lo wcchcro forestiero era colpilo da un dazio cli confine cli 99 e di 88 lire, se– conclochè raffinalo o greggio, e lo zucchero indige– no sopportava una Lassa di fabbricazione rispetli– vamcnle cli L. 70,15 e 67,20 al quintale. Con questo congegno il dazio dogannlc funzionava, insieme, come arme fiscale e come protezione. Il margine di quesla era di L. 28,85 per ogni quintale di zucchero cli prima classe, di L. 20,80 per ogni quintale di seconda. Siffallo regime favori lo sviluppo graduale del– l'industria italiana degli 7.uccheri, eliminando, com– pletnmcnte o quasi, la concorrenza estera, ma pro– dusse due conseguenze malefìcho. L'E,·ario dovette sopportare, di anno in anno, una falcidia sempre

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