Critica Sociale - Anno XXI - n. 10 - 16 maggio 1911

158 CRITICA SOCIALE Nelle due eucicliche si parla solo di democrazia cri– stiana, ma il papa non· ha lasciato alcun dubbio che esse valgono per tutti i cattolici. Nella sua lettera al cardinale Svampa del marzo 1905, Pio X chiama ti gio– vani disgra:,,;iati ,, i ribelli della democrazia cristiana, e come tali si mostrru·ono anche i dirigenti delle orga– nizzazioni cristiane tedesche, i quali, in una conferenza internazionale del 1908, gridarono al papa e ai vescovi un" fino qui, e non oltre!,,, e si opposero all'intervento dei circoli ecclesjastici nel movimento sindacale. Organizzazioni cattoliche e loro subordinn.zione al papa e ai vescovi: questa è la concezione fondamentale cli Roma. Le organizzazioni cristiane sono tollerate tem– poraneamente e per eccezione, per riguardo al Centro cattolico, il quale, in certe regioni ove si trova cli fronte un forte movimento sociaUsta. ha bisogno poli– ticamente deUe organizzazioni cristiane. Quando, nel 1899, al Congresso clell'A.ugustinusve1·ein :t1.t1• P(lege dei· kalholischen Presse, il clott. Julius Bachem, direttore politico della Kdtnische Volkszeitung, invitò i suoi colleghi a interessarsi dello sviluppo delle organizza– zioni cristiane, egli cosi espose i motivi per cui ciò era necessario: " Se non si fa di più h1 questo campo: la posir,ione politica del partito del Centro nelle grandi. città sarà, coll'andar del tempo, seriamente minacciata ... Questa è l'opinione dei dirigenti politici in Colonia e altrove. Non è necessario che io dimostri l'importanza che ha pel Centro cattolico il conservare i grandi Collegi elet– torali urbani. In ciò gli altri partiti non possono imi– tarci, e sta in ciò in parte il segreto dell'influenza del partito del Centro. ,, t per questo che Roma tollera solo come una ecce– zione le organfazazioni cristiane laddove il vescovo pensa che esse possano servire al Centro nella lotta contro il nemico comune. il socialismo. Le tollera, senza rinunciare al suo diritto fondamentale di vigilare e dirigere quelle organizzazioni. Il Papa ha ordinato alle organizzazioni cristiane di stare in pace colle or– ganizzazioni cattoliche; un atto di intervento io con– trasto coi loro principi e colla loro tattica. E le organfa– zazioni cristiane dimenticano, che esse, nel 1.908,l1anno gridato alle aL1torità della Ohiesa un 1 ' fin qui, e non oltre! ,, ; esse si sono lodevolmente sottomesse e ab– bracciano come frate1Li i " crumiri ,,, i " traditori ,, e simili, come esse un tempo chiamavano i soci deJle se– zioni cattoliche ·professionali. Le organizzazioni cristiane devono essere grate a Roma, che le tollera, almeno come eccezione e tempo– ranerunente, perchè .il partito del Centro ne ha di bi– sogno. Nel loro programma e nelle loro deliberazioni esse affennano la loro autonomia, ma devono permet– tere che i loro pri_ncipì e la loro condotta pratica siano determinati dalla Chiesa. E con tutto ciò esse non sono sicure della loro vita; esse ne godono come tln con– dannato alla forCa. Persone bene informate hanno an– nunciato, dopo E viaggio di Roma del ]?ischer, che è già pronta un'enciclica che proibisce le organizzazioni cri– stiane e che, solo perchè circoli influenti misero avanti le prossime elezioni e la posizione del Centro, si potè raggiungere una temporanea sospensione del provve– dimento. " Comunque, la sorte delle organizzazioni cri– stiane é completamente nelle mani di Roma, e noi dob– biamo constatare il fatto strano che, al principio del secolo XX, ci sono 300.(X)()operai tedeschi che si ]a– sciano dettare il loro programma sindacale e la loro condotta nella grande lotta sociale odierna.dal vescovo Biblioteca Gino Bianco di Roma, il quale non si è mai 00cupato del movimento operaio, non ha mai visto la Germania e non ha mai scambiato una parola in tedesco con uu operato te– desco. E ciò che è anche più strano è che in queste organizzazioni ai comandi di Roma ci siano anche mi– gliaia di operai evangelici. 11 Q nesta è l'indipendenza di cui godono le organizza– zioni operaie cattoliche, che ora chiedono in Italia di ottenere una rappresentanza nel Consiglio del Lavoro, ove non dovrebbero essere rappresentati che organismi i quali difendono gli interessi economici dei loro asso– ciati; mentre, per Je organizzazioni cattoliche, la difesa economica non è che una parte secondaria e un mezzo per il raggiungimento dei fini, più che religiosi, politici della Chiesa cattolica. f. p. FRA LIBRI E RIVISTE Lette,re igno1·at1..•. di Lass<tlle sulla, " legge di bronzo n e sulla, m,on<trchia .. Nell' Archiv fii1· die Geschichte des Sozialismus und der Arbeite1·bewegung (1), Gustav Mayer, autore .di un interessante lavoro sullo SclnvBitzer (2), pubblica e com– menta alcune lettere di Lassalle: una a n'faercker, sulla fosta del 100° anniversario della nascita di l!--,ichte;una ad." Agnese"' sul Comizio nella sala "Sanssouci,, di Barmen, del 20 settembre 1863; due lettere a Huber, una del 28 giugno 1863 e l'altra del 24 febbraio 1864. Della lettera ad una non ancora identificat.a "Agnese 11 sul Comizio in Barman, 20 settembre 1863, nel quale Lassalle pronunciò il famoso discorso che rivelò il suo mutamento tattico 1 la sua rottura definitiva coi pro– gressisti e il suo accostamento a Bismark, va ricordato quanto segue: " l?ui ricevuto qui molto cordialmente. Ad onta della pioggia torrenziale - un mezzo diluvio - erano alla stazione molte centinaia di operai; ad onta della pioggia, tremila persone riempivano l'enorme salone, ove ho parlato. L:assemblea fu caratterizzata da questo singo– lare e ameno particolare. Erano intervenuti, coll'inten– zione di disturbare, un certo numero di padroni di Jahbrica di Barmen e di Elberfeld. Al secondo o terzo tentativo, i fabbricanti - forse più di 200 - vennero messi alla porta dai loro stessi. operai. Ma con tale calma e fulminea rapidità, che io, all'altra estremità della sala, di nulla mi sarei accorto se non avessi visto agitare in aria delle sedie e pestarle sul capo dei pa– droni. La cosa, per lo stupefacente silenzio e la preci– sione con cui si svolse - neppure una parola - fu divertentissima! Tutto finì in un baleno! ,, Ma più interessante di questa, cl1e è un'eco delFen– tusiasmo prodotto dal grande tribuno, sono le due lettere dirette a Huber, una sulla legge bronzea dei salari e l'altra sulla monarchia. · Nell'Offenes Anlwortsclweiben, in cui Lassalle cerca di dimostrare Ja scarsa importanza delle Casse di rispar– mio, mutue e di malattia, pel miglioramento della con– dizione generale della classe operaia, egli si richiama alla testimonianza del " rigido conservatore e realista prof. Huber 11 , il quale, aveva dedicato i suoi studi alla questione sociale e allo sviluppo del movimento sociale. Huber riteneva conciliabile una sufficiente libertà con la " onesta e vera monarchia 11 non costituzionale, e, considerando che 1o Stato e le classi dirigenti prussiane nulla avevano fatto per soddisfare i loro doveri sociali, ricono.sceva la relativa legittimità del movimento ope– raio; ma condannava la lotta di classe, negava capacità agli operai di provvedere da sè ai loro interessi e ve– deva la loro sa.Iute nella loro azione cooperativa con l'iniziativa, l'appoggio, 1a direzione e l'intervento degli u elementi aristocratici ,, e dello Stato. In un suo scritto, pubblicato pochi giorni dopo la (I) Erster Jahrg. I Heft. {t) G. MAYE&: Jo1m Bapl. -con Schweil::e, imd die So:;,ialdemocralie. Jena, 1909.

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