Critica Sociale - Anno XXI - n. 5 - 1 marzo 1911

66 CRlTICA SOCIALE nizz ato, avrebbe mai inghiottito una riforma cosi grave e cosi minacciosa per i suoi interessi? L'on. Bouomi era, anche a questo riguardo, pieno di rosee speranze. ·Ecco, infatti, che cosa., sull'Avanti! del 19 luglio 1910, l'on. Bonomi faceva dire a un " egregio parlamentare m che viceversa era proprio l'on. Bonomi in persona: " L'es~ere proletario non significa essere socialista o democratico. Novantanove su cento dei poveri contadini della Basilicata o dell'interno della Sicilia sono tutti ~ocialisti, o radicali, o repubblicani come io sono ricco. Potranno diventarlo, lo saranno in potenza, ma oggi sono soltanto dei poveri fanatici superstiziosi, che guar– dano al re lontano come guardano al dio nel cielo. Ora 1 cotesti uomini, diventati elettori,, in un ambiente dove non arriva e non può arrivare ancora la propaganda e l'organizzazione della democrazia, possono essere elet– tori tanto di 'rizio quanto di Caio, tanto del prete quanto del signore feudale. Solo laddove questo proletariato ha le sue Leghe, le sue Associazioni di classe, magari i suoi partiti politici, esso, coll'allargamento del voto o col suffragio universale, potrà esercitare un'azione indi– pendente e rinnovatrice. E, siccome noi borghesi viviamo alla giornnta, così guardiamo all'effetto immediato e non ci occupiamo di quello che sarà fra otto o dieci anni. Prendete la deputazione meridionale, togliendone coloro che rappresentano centri di organizzazione proletaria come sono alcune provincie delta Puglia e altre intonzo a Napo,li. I deputati meridionali non pO!ò!SOno temere le conseguenze immediate d'un allargamento del suft'rngio. La 11 plebe 11 del Mezzog-iorno voterà ancora per un pezzo secon<lo vogliono i soliti condottieri, cioè per il partito di Tizio o di Caio, e non affatto pel' il socialismQ o per la democrazia. Con molta attenuazione ciò si ve– rificherà in una parte dell'Italia centrale. Resta la gran• de vallata del Po, da Torino al Rubicone. Qui, certo, un allargamento dt)l voto provocherà notevoli sposta– menti. Qui, dunque, verrà la resistenza. Un alla:rgamento del suffragio troverè1,incliff'erente la maggio,·a11za della d,putazione meridionale, e fieramente cont1·art i conserva• tori veneti, emiliani, romagnoli e lombardi. Il Luzzatti manterrà ferie alle sue promeRse, e presenterà quel ri– pristino dell'art. 100, che può, aiutando l'attività dei partiti, introdurre nelle liste quasi due milioni di nuovi ~lettori. li Luzzatti non potrebbe pitt, anche volendolo, fare dei passi indietro. Sarebbe divorato. ,, Dunque la riforma elettorale (art. 100, cioè, secondo l'opinione errata m~ preziosa dell'on. Bonomi, l'esten– sione del diI·itto di voto a chi sa fare la firnia innanzi al notaio) prodnrrà effetti materialmente notevoli anche al Sud; ma gli effetti politici saranno scarsi, per un bel po' di tempo, perchè i lavoratori meridionali sono tutti u plebe ,,. E i deputati meridionali approveranno la riforma, perchè - poveri imbecilli - vivono alla giornata e non prevedono l'avvenire. (Un contadino ita– liano, per non essere IL plebe ,,, bisogna che sia elet– tore dell'on. Bonomi o dell'on. Enrico Ferri in qualche Collegio del Mantovano. Solo nella " grande vallata del Po ,, i lavoratori italiani sono proletariato; e i deputati sono tutti geni lungimiranti). . * * Però i deputati meridionali non sono così innocenti, come l'ou. Bonomi s'immaginava. E il progetto presen– tato dall'on. Luzzatti per l'allargamento del voto, non risponde in nulla alle audaci speranze del 30 aprile e del Hl luglio. Infatti, l'on. Luzzatti, per ~a inscrizione d'ufficio, non solo mantiene la necessità del ceL·tiflcato di u compimento ,, della 3a elementare, ma esige il cer– tificato di " proscioglimento ,,, il quale, per effetto della legge scolastica del 1904, in moltissimi Comuni, tra qualche anno, si otterrà: non più alla fine dalla sa, ma alla ttne della 4" e della 6a; e per la iscrizione su do– manda, lungi dal contentarsi di una firma scritta in– nanzi al notaio, esige un esame di leggere e seri vere, Biblioteca Gino Bianco circondato da un apparato intelligentissimo di noie, di formalità, di certificati. Eppoi, ci sono i contrappesi. Ma l'on. Ronomi è sempre disposto a contentarsi. I contrappesi - egli dice -'-- spariranno facilmente. ""La sostituzione del certificato di " proscioglimento,, a quello di 14 compimento,, è una IL dizione non felice ,, del pro– getto. Con qualche piccola u correzione ortopedica ,,, la legl:se ci può accontentare. . * * Il male è che anche le correzioni ortopediche dell'o– norevole Bonomi - veramente sarebbe bene si decidesse una buona volta a dire con precisione quali correzioni crede necessarie - il male è, dicevo, che la ortopedia bonomiana lascerebbe sempre intatti parecchi guai. Il guaio è questo: che la leva elettorale, limitata a quei soli cittadini, che avranno il certificato sia pure di " compimento ,, , cioè cli sa elementare, dopo che sia stata eliminata la 14 dizione non felice ,, del progetto, riuscirà a vantaggio prevalentemente di quei borghesi e piccoli-borghesi poltroni, che 1 pur avendo i certificati f<!Colastici regolari, non si sono mai curati di farsi iscri• vere elettori,_ e saranno da ora in poi iscritti d'ufficio, senza nessun disturbo. Al contrario, fra i lavoratori, sono numerosissimi coloro, che, pur sapen<!o leggere e scrivere, non hanno i certificati scolastici in regola, sia perchè non hanno seguito le scuole regolar~ fino alla fine della sa, sia perchè non han dato gli esami, perchè per essi il certificato scolastico non è così necessario come per chi devo progredire negli studi; sia perchè, in mancanza di scuole comunali, han dovuto studiare a proprie spese presso i maestri privati, che non rilasciano titoli legali (il caso è diventato comune, in quest'ultimo decennio, nel Mezzogiorno). E tutti costoro, se vorranno essere elettori, dovranno andare incontro alle seccature dell'esame e delle formalità annesse e connesse. Ma l'on. Bonomi trova sempre ragioni per essere sod– disfatto. Anzitutto, i calcoli fatti, sui probabili effetti della ri • forma Luzzatti, nei Comuni di Milano e di Torino e nel– l'Italia meridionale, non hanno una seria base. IL Il modo di ragionare del prof. Salvémini - egli scrive nell'Avanti! del 24 gennaio - è molto spiccio. Poniamo, dice, una città che abbia 80 mila elettori nelle classi medie e superiori, e 30 mila elettori operai. D'un tratto, la leva elettorale, cioè l'iscrizione d'ufficio, caccia nelle liste altri 20 mila 14 borghesi-poltroni ,,, che io ho contati 1 uno per uno, mentre passeggiavano con i pii't terribili fogli della reazione nelle mani. I nemici, da 30 mila, sono così diventati 50 mila. Invece le classi operaie, mediante Pesa.me (si sa: l'ispettore scolastico " non è preferibile al pretore ,,; il maestro è" un lan– zichenecco della camorra locale 11 ) cresceranno soltanto d'altri 10 mila. Quarantamila contro cinquantamila. L'allargamento del voto congegnato con la leva eletto– rale (e taccio, per carità, del voto obbligatorio) ci porta indietro di mezzo secolo e ci consegna alla reazione. ,, Ora, io non mi sono mai sognato di. dire che i " bor– ghesi e piccoli-borghesi poltroni ,,, che approfitteranno della leva elettorale, nella forma escogitata da!Fonore– vole Luzzatti, saranno tutti, ad ww, ad uno, reazionari; c1)me nessuno potrebbe neanche sostenere che i lavora– tori della grande vallata del Po, a cui l'onor. Bonomi, nell'ultima edizione del suo pensiero, vuole circoscri– vere il suo allargamento, sa.ranno tutti socialisti. Quan.do si ragiona sui grandi numeri, come non si possono escludere le deviazioni parziali, così queste deviazioni non possono mutare l'indirizzo della previsione, perchè si compt"nsano. In blocco, si può e si deve dire che un allargamento del voto, il quale aumenta gli elettori delle

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