Critica Sociale - Anno XXI - n. 5 - 1 marzo 1911

CRI'l'ICA SOCIALE 77 UN cmsro IN IUTARDO Libro tanto interessante quauto curioso è quello pub– blicato or non è molto dal prof. Giacomo llarzellotti: Monte A11liata. e il sno P,·ofeta; un po' libro di viaggio e un po' di storia, un po' d'arte e un po' di scienza, uu po' di religione e un po' di politico, snocciolate e in– trecciate come casualmente durante uoa visita. fatta in quella parte remota della '.l.'oscaua in cui operò il santo, il profeta, il messia, il Cristo i □ ritardo D.tvid Lazza– retti, e che fu teatro a quel fenomeno di follia religiosa ch'è i I lazzarettismo. Questa descrizione d'ambiente è lunga così da riu– scire prolis~a; ma è utile iu quanto mette in luce un elemento assai importante in questioni di esperienza religiosa, per cui si può rilevare e apprezzare adegua– tamente ciò che la scienza ha ormai assodato: clrn i 1 profetismo, cioè, il messianismo, il millenuarismo sono possibili i11paesi spopolati, poveri, isolati dal resto del mondo, se'nza contatti colle correnti del progresso e della civiltà; presso popolazioni ignoranti, primitive, re– ligiose. 1'[onte Amiata è appunto un angolo impervio del vecchio Stato di Siena, chiuso da un lato dalla ila– remma malarica e daH'attro da boscAglie immense. La sua popolazione, mite e buona, è mistica fino al feti– cismo. Questi abitanti della montagna sono costretti a menare la vila raccolta e rnode:;ta di pastori e agricol– tori, indisturbati nella loro solitudine e nella loro po– vertà; devono perciò serbare per forza la ingenua igno– ranza e tutto il fervore primitivo del rozzo sentimento religioso. Basta ricordare che i monaci del convento della Trinità avevano dovuto togliere dalla loro chiesa la mascella rli un coccodrillo, per sottrarla alla devo– zione fanatica di quella gente cho veniva a toccarla e a baciarla. L'anima sienese, che ha. una certa tendenza all'ec– cesso, all'utopia spirituale, ai disegni alti e immaginosi, ai desiclcri audaci, ha dato appunto tutta una schiera di artisti, idealisti e mi;tici, un drappello cli gt·andi anime religiose e figure strane d'ispirati e di esaltati. Ove si rifletta che questo profondissimo sentimento· religioso da montagnoli viene coltivato e ravvivato con molta cura dall'opera del clero, per mezzo di frequenti e solenni funzioni sacre, si può intuire l'o stato di esal– tazione religiosa quasi genera.lo di quelle popolazioni e la loro grande suggestionabilità. Non può sorprendere se, iu un ambiente cosl ascetico, presso una popolazione cosl mistica, alcuni, sorpassando i limiti della normaiità, invadano il campo del1a stra– nezza,\ e qualcuno quello della follia. E nessun dubbio che pazzo fu il Lazzaretti e fenomeno pazzesco è il lazzarettismo. Anche senza. nulla sapere dell'uomo e dei fatti, basta guardare le tavole colorate del libro, ch"e riproducono le strane diviso - misto di rosso e di az– zurro, di galloni ,1oratl e fasce celesti - indossate dal Lazzaretti o da' suoi seguaci, e quali vessilli portavano il giorno della discesa da :Monte Labbro, per convincersi elle si trattava di soggetti da manicomio. Il difetto di questo libro del Barzellotti -- ricco per altro di pregi - sta precisamente in questo: nel non voler vedere nel moto lazzarettista un. caso di follla rclig'.o,rn., nello sfiorare il lato pazzesco del fenomeno, nel ridurlo a proporzioni trascurabili. Tale Fenomeno di patologia individuale e sociale non dev'e5sere oggetto esclusiro degli alienisti, va IJene; ma Biblioteca Gino Bianco agli alienisti spetta una parte essenziale nello studio di un inclivlduo nato ad esprimere, in forma rozza quanto si vuole, il tipo del credente entusiasta, del profeta po– polare, del fondatore di setta religiosa, una specie di !ifa.ometto di villaggfo toscano o di Gesti in ritardo, furbo e ad un tempo esaltato, credulo e accorto, ingenuo ed intrigante, a volte assennato, a volte maniaco. La tecnica specialistica degli alienisti non impedisce affatto allo storico delle religioni di osservare quale ricco fondo di esperienze umane abbia in sè il moto lazzarettista; allo storico anzi fornisce maggior lume colla ricerca delle cause organiche di esso. Riesce strana quindi la prevenzione del Barzellotti contro l'intervento della p:1fohiatria, tanto più che, solo quando si è dimo– strata la irresponsabilità dì tal moto 1 si può avere il diritto di deplorare che il Governo italiano abbia trat– tato Lazzaretti e lazzarettismo come si sarebbe trattato in pieno meclio6vo, cioè col ferro e col fuoco. Vero è che il moto lazzarettista fu essenzialmente un prodotto del gentimento religioso e delle condizioni di mente e di cultura dei montagnoli clell'Amiata; ma non è men vero che tal moto usc'ì dai limiti delle comuni manifestazioni religiose, per dar luogo a manifestazioni pazzesche, pericolose all'ordine pubblico. Il fatto, che il Barzelletti confessa la condizione in– tellettuale di quei paesi essere fra le più basse, e in– voca istruzione, vie di comunicazione, industrializzazione del paese, conferma che la psiche amiatina è arretrato, primitiva, e perciò anormale, cultura propizia a tutte le psicopatie; molto prossima a quella delle tribi'L barbare, dove appunto il profetismo e il messianismo sono tuttora cosl frequenti. * * * Se poi si osservino da vicino gli atti e i discon:ii del Lazzaretti, nessuno dubiterà che si tratti di un caso grave di foll'ìa religiosa, coi sintomi della ossessione, dell'allucinazione, del delirio. Egli era bellissimo: alto, forte, svelto della persona, con una grande barba nera fluente e capelli lunghi; aveva la fronte aperta e larga, l'occhio vivo e pene– trante. Ordinariamente tranquillo, di buon umore e ma– nieroso, quando andava in collera faceva paura. Evidentemente egli era un nevropatico e psicopatico. A quanto pare, del resto, nella sua famiglia si riscontrano segni di turbamenti nervosi e di nno~·malità psichiche. La maclre era molto devota; egli, da giovar.e 1 voleva addirsi alla vita ecclesiastica. Una volta rimase nella chiesa di un convento due giorni e due notti di seguito rnnza voler prendere cibo; spesso passava intere notti a pre– gare, a scrivere, a rimugi'oare; qualche volta fn trovato disteso a terra in preda a convulsioni terrilJili. Alla insonnia e al digiuno si aggiungeva la misan– tropia: amava, almeno ad intenralli, condurre vita riti– rata. Prima si appartò in un convento della Sabina e poi si ridusse sull'eremo di Monte Labbro; fece anche una breve ritirata nell'Isola di l\fontecristo. A certo punto assunse in pubblico funzioni sacerdotali, e fu alla vi– gilia di quest'ultimo viaggio che, vestito di una cappa porporina, convitò a cena alcuni seguaci, cui fece una predica ricalcata. sull'evangelico Sermone della montagna. Il morbo lo incalza.va. Egli narrava visioni, estasi, ra– pimenti arcani, colloqui e apparizioni di santi e di ma• donne, perfino lotte sostenute con dio. Narrava pure l'apparizione di un frate e di un guerriero suo anteuato) figlio del re di Francia. Annunziava maturi i tempi, faceva predizioni di terribili, imminenti castighi divini. Viveva co 1 suoi seguaci, elle avevano messo in comune

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