Critica Sociale - Anno XXI - n. 1 - 1 gennaio 1911

CRITICA SOCIALE 3 forze alla battaglia con un lavoro confinuo 1 sh1ternatico, di propaganda nel paese, a cui i nostri deputati deb– bono contribuire con un lavoro continuo, sistematico, di opposizione nella Camera. Forse, a un certo punto, i nostri avversari e noi sen– tiremo la opportunità di una transazione: noi, percbè non sinuri di poter courturre una massa suffi.~iente di forze fino alla battaglia finale; i nostri avversari, per– cbè desirlerosl di non sospingerci a misure estreme, i cui effetti sarebbe difficile calcolare. Allora potremo discu– tere: chi ir. quel momento sarà più forte otterrà di più e concederà dl meno; se le concessioni dei conservatori ci sembreranno insufficienti, e avremo speranza di ot– tenere di più in seguito continuando la nostra opera di propaganda e d 1 agitazione 1 rifiuteremo l'accordo e ri– prenderemo la guerra. In tutti i modi, o prima o poi, il diritto rimarrà alla forza 1 non solo materiale, ma sopratutto morale, e in proporzione della forza. E il primo nostro ufficio deve consistere nel suscihre e stringere intorno a noi la maggior quantità possibile di forze concordi. Perchè ,lobbin.mo esigere il sutfrugio universttlc e 11011 1tltro. Siffatto resultato non possiamo raggiungerlo se non agitando nel Paese un programma di riforma elettorale chiaro, semplice, capace di riassumere e rappresentare i bisogni del maggior numero possibile di cittadini. Questo programma non può essere dato che dal suf– fragio universale. Un semplice allargamento del diritto di voto potrebbe - nella migliore ipotesi - rappresentare un'opportuna resultante, parlamentare e, legislativa, del contrasto fra la pressione nostra per la riforma radicale e le rèsi– stenze dei partiti interessati a conservare lo stato pre– sente. E di questa resultante noi dovremmo dichiararci contenti, quando noi, da un lato, non fossimo riesciti a sprigionate nel Paese tutte le forze necessarie ad uua vittoria completa, e, <l'altra parte, l'allargamento f6sse proposto dal Governo in proporzioni tali ila Msere una seria conquista della classe lavoratrice. (Nè l'art. 100, nè la falsificazione luzznttiana dell 1 art. 100, rispondono) a mio parere, a questo requisito). Un allargamento del suffragio, insufficiente e irrisorio come quello proposto dall1on. Luzzatti, o come sarebbe anche quello dell'art. 100, può rappresentare una ma– novra ratta dal Governo e dalla maggioranza parlamen– tare per dividere le nostrp forze in una esigua mino– ranza soddisfatta dell'allargamento, e in una maggioranza delusa ma resa. incapace a continuare nella lotta perchè abbandonata dalla minorauza. soddisfatta . .E questa ma– nona il nostro Partito deve rendere vana, impegnando la minoranza, così contantata e rafforzata, ad usare la sua nuova potenza, per continuare se11zainterruzione la lotta a vantaggio della maggioranza. In questo caso, l'allargamento del voto noi dobbiamo considerarlo come un acconto insufficiente, che intendiamo di adoperare subito, continuativamente, contro chi lo concedesse nella speranza di evitare con esso una dedizio!le totale. In nessun caso un semplice allargamento del voto - anche se tale da dovercene noi contentare - può servire come punto di partenza per un'opera intensa ed efficace dl propaganda e di agitazione nel Paese. Nessuno di noi, per es., potrebbe onestamente dichia– rare insignificante e Irrisoria una legge, cho estendesse i1 diritto elettorale a chi sapesse semplicemente flrmaro Biblioteca Gino Bianco la domanda di iRcrizione nelle liste in presenza di un notaio o del pretore. Ma con quali argomenti andremmo noi in giro per i comizi a sostenere la neceRsità di dividere il genere um1100 in persone capaci di eleggere il deputato perchè capaci di firmare una cambiale, e in persone di cui dob– biamo supporre che sono tutte cretine percbè non sanno fare la ftrma? Se illogica e ingiu:ita è la divisione at– tuale fra i diplomati della terza elementare che si pre– sumono dotti in scienze politiche, e colOJ'.Oche si pre– sumono somari nelle 1--cionze suddette percbè sforniti del diploma sullodato, non sarebbe più illogica e più ingiusta una legge, cbe presumesse la capacità politica dal solo saper fare la firma sulle cambiali? Una legge– transazione, illogica e ingiusta, ma utile, la quale sia frutto cli una agitazione non riescita totalmente vitto– riosa, si caJ>iS'ce; un'agitazione per ottenere una legge illogica e ingiusta, non si può fare. Ecco perchè io affermo che l'Avanti!, facendo, fra la primavera del 1909 e quella del 1910 1 la campagna non pe~, il suffragio universale ma per l'articolo 100, e il Gruppo parlamentare, dichiarando, nel novembre 1909, di volere la semplice leva elettorale, e vohndo nella primavera del 1910 la fiducia nel Ministero Luzzatti, dopo che questi aveva re~pinto il suffragio universale e promesso un semplice allargamento del suffragio banno resa impossibile nel Paese la campagna per la riforma elettorale. Suppo11ete di dover fare nell'Italia meridionale una conferenza di propaganda per la riforma elettorale. Il vostro pubblico è, io grande maggioranza, cli contadini analfabeti. Come fate a convincere questa gente che il Gruppo parlamentare e l'Avanti I hanno agito bene a chiedere o a dichiararsi soddisfatti di una legge, che continuerà. ad escludere dal voto tutti gli analrabeti? Come fate a convincere quest'uditorio di analfabeti che occorre fare dimos.traziooi, petizioni, protijate, magari uno sciopero generale, per conquistare il diritto di voto.... agli altri? Dovete far le viste di ignorare che la rap– presentanza parlamentare del Partito si è già contentata di molto meno, e dovete parlare lo stesso di suffragio universale? Ma. non sarebbe questa da parte vostra una insincerità e un inganno? , Nè si dica che l'azioae parlamentare è uua cosa, e l'azione extraparlamentare è un'altra. Non si può chie– dere nel Paese ciò che i nostri deputati hanno già ab– bandonato alla Camera. Perchè il suffragio universale non si tmò chiedere se il Gruppo paxlamont,ire 11011 ò t1ll'o1,posizione. E la campagna pel suffragio universale non si può fare, se non è secondata sistematicamente dal Gruppo parlamentare con una seria, risoluta, energica opposi– zione contro il Governo e contro la magg-ioranza par– lamentare. Percbè, si capisce perfettamente che i 250 deputati, eletti dallo clientele malfattrici del Sud e del Nord di Italia, trovino che tutto va bene nel migliore dei mondi possibili, e si oppongano con ogni forza ad ogni riforma elettorale. Si capisce anche che quel deputati conservatori, i quali sono personalmente onesti, e debbono il loro mandato alle forze autenticamente conservatrici del Paese, rese potenti anch'esse dalla trincea del suffragio ristretto, pur deplorando in cuor loro che il sistema elettorale attuale mandi alla Camera un numero troppo largo di deputati malfattori, difendano ancb'eljsi lo statu

RkJQdWJsaXNoZXIy