Critica Sociale - Anno XIX - n. 13 - 1 luglio 1909

CRITICA SOCIALE 207 La necose.ità pastorale porta di conseguenza'il la– tifondo feudale: la pastorizia vagante non si addice in ua territorio tutto a piccole tenute; richiede che molte di queste ahbiano gra.ndissima estensione. li foudatario trova inoltre il suo vantnggio nel fatto che la terra da pascolo sia data tutta insieme a un grosso fit– taiuolo o mercante di campagnn. Come bene rileva il Sombart, " il nobile e ricco httifondista cerca 1 non tanto U!.Ja rendita vistosa, quanto una rendita sicura, una rendita che possa incassare seuza durare la mi– nima fatica i,· La parte cli rendita perduta dal lati– fondista è guadngnata dal mercante di campagna, perchè tutta la rendita è fatta pagare al misero mosreflo, o pastore di poche pecore, con altissimi prezzi di aflitto, o con la vendita della ferrana e del fieno. Tutti confermano che nella Campagna Homflna la semina ò meno redditi va del pasco; e si usa in poca parte, come vedesi girando la campagna, mal– grado l'altn protezione del dazio sai gmno estero, principalmente per liberare di tanto in tanto con la colturn i paschi dalle cattive erbacce, elle potrcb• bero invadere il campo. A questo punto ci par di udire rispondere: " ma allora, so la Cam1>agna Homana, così com 1 è, imporla necessariamente all'organismo agricolo di un'intera e importante regione, a eliminare lo squallore ma– larico di essa non ci sarà rimedio: la pastorizia. sarà di grandissimo tornaconto al proprietario, ma darà sempre meno delle altre colture, mentre le popola– zioni doma.ndano un maggior prodotto alla terra coll'impiego delle braccia ora disoccupate; è dunque fatalo, e dohbiamo rassegnarci, cho l'Agro, circon– dante la più illustre delle città, non possa colo– nizzarsi? ,, - Questa possibile e seria obbiezione è la prova migliore che la soluzione del problema del latifondo, o siciliano o romano, non 1>uò essere quella dello spezza.mento e della con\•enzionale colonizzazione con case sparse; ma deve trovare la base nella necessità stessa del latifondo. Questo non è nocivo per la sua estensione o per le colture seminative e prative che preferisce; il problema del latifondo non è prohlema geometrico, e non ò nemmeno problema tecnico P:0r ignoranza agri– cola. n latifondo meridionale Ò nocivo perchè hl colleganza sua. inevitabile a tutto un organismo agricolo è imperfetta 1 incom1>leta e spesso mancante, essendo diretta solamente dall'interesse personale, anche capriccioso e 1>azzesco. li latifondista non è legato d!l solidarietà al lavo– ratore pastore o contadino, e per prelevare la sua rendita oziosa lo lascia affamato, n.bbrutito, morto di malaria; non è nemmeno legato in solidarietà con la società consumatricP, porchè è legge sn1>rema della economia borghese che ognuno faccia, poten– dolo, il comodaccio proprio. [I non sullodilto latifon– distn non hn tornaconto. e non può aYcro perciò il dovere morale, di costruire strade ed edifici 1gienici e decenti per i lavoratori, regolare lo scolo delle acque piovane e derivare quelle potahili, sommini– strnrc cure, tenere scuole; al massimo, manterrà if1: apposita chiesuola della~ sua ,, tenuta il culto cat– tolico, l)er incretinire Jlll-'glio il prossimo. I. - 1Lcttendo a raffronto il latifondo siciliano con quello romano, si rileva, sul comune fondo e con eguali conseguenze sociali, una diversità. di l'onne, il cui studio pure serve a fugare i pregiudizi circa fantnatiei rimedi. fn Sicilia il latifondo è essenzial– mente seminativo, e nella Campagna Homana essen– zialmente pnstol'izioj nella prima il pascolo è tenuto dove e quando non si può seminare; nella seconda la semina si usa per rinvigorimento ciel pascolo. Ciò, ben inteso, in linea generale, non disconoscendo eh~ vi i,inno occezioni, anche rilevlrnti. La culda umidità del suolo in 1-{ranparte pianog• giante e umifero della Campagnrl Homana fa abbon– dantemente JJl'Odurre le erbe da pastura, e la rela– tiva poca superficie di quel suolo in rnpporto alle immense greggi dell'Appennino fa altissimo il prezzo dello erhe. In Sicilia, invece, por In maggiore aridiilt e nccidcntalità del suolo, si hanno molt.i magri pn.• scoli e pochi riccamente erbosi; ma, per contrac– cambio, la nntura del suolo e elci clima assicura una perpctun produttività granifera in 11110 stratcrello non più alto di una spanna e raschiato da più mi– gliaia d'anni con l'aratro-chiodo, bnstando pochi anni di riposo di tanto in tanto per ridare verginità al suolo seminativo. fn Sicilia le colture intensivo e le arboree sono più estese nelle \'alli sul mare c i pascoli in montagna; ncllaCumpagna Homana 1 iu\'ece, il più abbondante pascolo ò nelht pianura marem• mana, e le ricche colture sui colli. In ambo i paesi però lo stesso nvviccndameuto di pascolo e semina, sia che predomini 11una.o l'altrn; lo stesso interesse nel latifondista di sfruttare le forze gratuite della terrn o con la pastura o con la izranicoltura, senza impiegare nulla; la stessa duraltl breve delle affit– tanze e senza riconoscimento cli migliorie per ren– dere le colture e i contratti meno pericolosi per ra– pide vicende del mercato j e, sotto forme un po' di– verse, la stessa signoria oziosa, spagnolèscn, saofe– di:,ta e usurpatrice delle terre pubbliche e dei di· ritti civici nei feuùi, a danno delle popolazioni im– miserite. Differente però l'aspetto dei luoghi, diffe– renti i rnpporti tra latifonrlo inospitale e campagne coltivate o differente l'indole dello popolazioni. I Se il diritto feudale sulle forze spontanee e gra– tuite della. terra è la causa dell'infcriorWl agricola meridionale, come se un dono di natura a tutti i viventi possa trasformarsi in pubblica S\'entura e in 1>rivilegio di pochi; se, d'altra. parte, noi clima e nel "iuolo d'Italia del ud le colture asciutte richiedono le separato specializzazioni e le ~rand i superfici; che stravaganza è quella del sempre invocat.o e giammai ottenuto spezzamento del lutifondo, fosse pure lo spezzamento della sola coltura, conservando la pro– prietà. unitaria del fondo? E che utopia pnzzei,ca è quella di rendere passiva la coloniizazione, e caduca la. piccola possidenza, con inutili o costose case sparse per la. cnmpagna, quando in questa hastano pochi caseggiati solo necessari al la\'oro ogricolo e me:,si in comunicazione, mercè i moderni rapidi mezzi di trasporto, con i centri abitati, dove i lavoratoi-i tro– \'ino concentrati i mezzi di coltura e le possibilifa della partecipazione alla "ita sociale? La soluzione del problema hltifondista è un'altra, cd ò semplice, quantunque incontri ~ravi difficoltà ad attuarsi. La colleganza, cho h~ necessità agricola impone tra le vario colture di \'nrie situazioni topo• grafiche, può svolgersi intera, eliminando la inge– renza. egoistica padronale sulle coltiv1.1zioni e atft. dando queste alla F'ederazionc dei lnvomtol'i. Sia che nella CampaJtna Romana la pecorn cacci Parntro, sia che in Sicilia l'aratro 01.1.cci la pecora, è sempre l'usurpazione di un dono spontaneo di na– tura, che il feudatario compie a esclusiyo proprio vantaggio con il diritto assoluto cli propriefa sul suolo, dando questo, senza alcunn fatica, erba da pastura o, con scarsi mezzi di laYoro, grani e le– gumi ; ccl è gran mercè che la usurpazione non si possa estendere all'aria respirabile e alla luce e al calore del sole. Quell'usurpazione è nociva a tutti gli esclusi dal dlritto alla terra, non -tunto per la forte tassa preleYata sui laYorutori o sui consunrn– tori con la rendita fondiaria oziosa, ma sopratutto perchè, per godere oziosamente di quella rendita, il feudatario impedisce le trasformazioni agricole so– cialmente utili. Fare appello ai doveri sociali della pos:iiclenza 1 per risolvere il pl'Oblenrn ngricolo meri-

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