Critica Sociale - Anno XIX - n. 9 - 1 maggio 1909

CRITICA SOC[A LE 143 stri pupi e tanto meno mutare le scuole in ospedali: ma sono ben risoluto ad affermare che, per ('serci– tare la funzione di maestro, occon·ono certe attitu– dini di indulgenza e di fermezza, di pietà e cli amo– revolezza, che non sono troppo dissi!nili dalle altre che si usano al letto dei malati. Vi sono cognizioni e abitudini di condotta che occorre fare ingollare come medicine amare; vi sono irrequietezze e ca– pricci di piccoli selvaggi, da comporre in attività armoniosa; e soprattutto bisogna adattare la nostra intelligenza matura alla mobilità ed esilità della loro, e, picciol passo con picciol seguitando, mortificare per essi l'ardimento delle nostre associazioni logiche. rm– maginate d'esser costretti per cinque ore al giol'llO a sedervi nei banchi d'uno scolari no di sei anni; e il tormento fisico del corpo raggrinchiato vi darà un'im– magine del disagio mentale d'un buon maestro. E, per farlo, occorre pure cultura, e salute robusta.; e ì danari sono pochi; perchè dunque un giovane colto, energico, àlacre dovrà chiudersi nelle aule, farsi bimbo coi bimbi e un po' presso i grandi? SJ 1 presso i grandi j pur troppo, i genitori hanno una cert'aria ai protezione verso i maestri, come fossero eterni minorenni, vecchi magari, ma sempre infantili. Anche qui la vecchia società avcwa risolto magni– ficamente il problem.a, foggiando il semi-uomo peda– gogo, o frate, o abate, o prete, o chierico; un che d'ambiguo fra i due sessi, tra la sottana di sopra e i calzoni di sotto, fuori delle competizioni profane j non abbastanza uomo, da aver suoi figli, famiglia suaj nè punto donna, da vedere nel frutto degli altrui amori un perenne rimpianto della propria inutile femminilità, come accade a tante fanciulle isterilite nella professione. Invece, ora, che il vecchio pedagogo fratesco, che non aveva altro da fare al monelo, è stato scacciato, con la sua ferula e la sua ignoranza, entro le sco lette clericali, ove si finiscono di rovinare i bocciati delle scuole pubbliche o i molli figli di molli geni– tori - abbiamo il maestro che fa il grande elettore; fa la politica di classe; o fa il padre di famiglia .... cioè cerca di rnccapezzart-i qualche quattrino con altri uffici; ma che non ha la preparazione psicologica per quella che gli assessori della Pubblica Istruzione chiamano u la più alta missione sociale ,,, pur tro vandosi poi mediocremente socldisfatti dei missio– nari: appunto perchè, a fare il maestro, non basta la idoneità tecnica, ma ci vuole (o vorrebbe) la spinta morale. * * * Ed eccoci giunti, or che siamo in fondo, alla ve– rità, che non perciò pretende d'essere molto pro– fonda, ma che scaturisce di su dal pozzo, dove suole abitare a detta degli uomini. La vecchia società era saldamente basata sopra una concezione morale, la morale religiosa, che le serviva ottimamente ai suoi bisogni sociali :·la nuova, mentre ila elevato indub– biamente la coscienza individuale, rendendo l'uomo più libero, dritto e fiero) non ha ancor saputo sosti– tuire una concezione mornle che soddisfi alle neces– sità molteplici della vita j essa non sa in nome di che l'ichiedere da' suoi membri devozione, sacrificio e zelo, che 1:10110 l'anima d'ogni ufficio. T-la rinforzato il senso del (l dil'itto n, ma, quanto al dovere, credo si11mo ancora all'imperativo categorico di E:manuele Knnt.. E i ragazzi di quindici anni possono chiedere a noi, che abbiam più di vent':rnni di più: - Chi farà. il becchino? Chi farà il.. .. ENRICO CARRARA. Questo articolo - dobbiamo dirlo anche per onestà - ci fu mandato senza. titolo. Segno, forse, che Fautore non seppe, o non volle, alla flno (i titoli - como lo prefazioni - si scrivono meglio alla fine), riassumere e caratterizzare il suo proprio pensiero. Non volle forse definirlo "rimpianto,,: rimpianto dì monache infermiere e di precettori preti, bel tema per un articolo e per una Rivista socialista! e poi..... troppo di moda per la ari– stocratica raffinatezza del nostro collaboratore. l~i forse, gli parve troppo snob parlare di i, desideri » - nella pura lingua novissima si clirobboro u aspirazioni iii o nel gergo del partito u rivendicazioni · 11 a dirittura ..... Il compilatore sorpassil. a questi scrupoli: L'articolo deve sempre avere un titolo, come ogni vaso dove avere un manico, non f<>ss'altroper appiccat·lo alla rastrelliera dell'iudice cli fin d'anno. Noi vogliamo dire tuttavia che lo scritto del Carrara, mentre sembra guardare a ritroso, in realtà ha l'occhio teso verso l'avvenire. Tutti sentiamo che, del molto che andiamo spazzando via dalla vita, qualche parte dovrà, in altra forma, ri– vivere, perchè il nuovo sia vitale quanto fu il vecr.hio, o sia più sincero o più alto. Si è iconoclMti per ne– cessità e per amore: troppa scoria &i è formata n~lle vecchie cose, che non si può separarne se non frantu - mandole. Ma, poi, bisogna rifare, ossia ricomporre. Spesso bisogna ricomporre mentre si distrugge. E allora av– viene che ci si rinconcili un poco, mentre si uccide, con ciò che si è ucciso. S'era detto lotta di classi; e poi s'è aggiunto: colla– borazione. La quale, prima, era servitù, o dopo, na– scendo dalla lotta, divenne se stessa. S'era detto: diritto, e il dovere s'era messo in un canto, perchò s'era pre– stato a decora.re di sè ta.tte le oppressioni; e, dopo 1 si vide il dovere risorgere dalle proprie ceneri, più alto, più austero 1 più imperativo. L'idealismo 1 l'autodisciplina, lo spirito di sacrificio e di do\•oziono, parvero ingombri alla vita; troppo l'umana brutalifa s'era servita di loro per saziare i suoi egoismi. Ua la vita, liberata, li ri– chiama a sè, per poter rimanere libera ed essere lil.ie – rntrice. Detto questo, o tornanilo al campo economico (che non è tutto il campo della vita), dobbiamo soggiungere, come socialisti, che, pur senza spingerci ai sogni dei romanza.tori alla Bellamy (sogni probabilmente diversi ma inferiori <li audacia a quelli che la realtà ma.tura nel suo seno), nulla ci è mai parso così poco una obiezione al socia– lismo, come l'obiezione ripetuta clal nostro amico: chi farà. il becchino? chi farà l'infermiere o il maestro? Questa è bensl un'obiezione - e formidabile - ma Io è..... al regime borghese. Nel quale, appunto, le funzioni piit repognant.i, o fa:– ticose, o cbo esigono maggior sacrificio 1 sono per lo più (contraddizione stridente) le peggio compensate, o im– poste - col ricatto della fame - ai meno adatti ad esercitarle. B pii, sono mestiere quello che più dovreb– bero essere apostolato. ln un regime di libertà e di di• gnità possibile, esse seguirebbero le vocazioni, o ubbi– direbbero alla legge - clrn non è nè socialista, nè borghese, ma, questa sì, vera.mente !laturalo ed umana - della domanda e dell'offerta. Dicern. uuo scrittore-poetn che egli, in socialismo, 1lvrebbe preferito, a ogni altra professione, quella del vuotacessi, pcrchè - a. parte c!le non è affatto utopia, e lo vcdiAmo ogni giorno, lo svi– luppo dei mozzi meccanici e tecnici, che scema le ra– gioni della repugnanza - dovrà essere dello meglio ri– munerate e lasciar quindi un massimo di tempo vacante per le occupazioni libere pit't ideali e più dilettose. La domanda. e l'offerta sono la grande bilancia che regola l'equilibrio dei bisogni e dei soddiiracimenti:

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