Critica Sociale - Anno XIX - n. 4 - 16 febbraio 1909

50 ORI'l'ICA SOCIALE di far mordere la polvere agli avversari più invisi, gettò la sua spada di Brenno sulle bilance indecise. Nè l'ultimo motivo è dn guardarsi con disrlegno. Non siamo così quacquf'ri da fare bnon mercato delle vittorie immediate. I principi camminano, suol dirsi, coi piedi degli u01nini; solo è <laevitare 1 potendo, che i suddetti piedi camminino sopra i priucip'ì. Dov'€l un uomo e un'idea - disse Bovio - ivi è un partito: ma rli ttn 1t0>no 1 almeno, non si può far senza; e nella lotta dell'urna, è neces– sario il plurale. Non sofistichiamo dunque troppo, tanto più che non è questa l'ora, e ammettiamo che tutto ciò che avviene sia ottimo: siamo autonomisti per questo. Autonomia è sperimento, quindi è anche correzione di possibili errori. Ma quello che inten• diamo sostenere è che a Milano la tattica non poteva essere altra; che quì essa è la sola coerente, e la più utile al partito - e alla democrazia. * ,)i, * E am:ìtutto dissipiamo un equivoco. La tattica milanese non è affatto, come si pretese, l' " intran– sigenza assoluta n· È piuttosto il contrario. Nelle lotte elettorali, col sistema vigente, sono tre le po.~sibili vie: O accordarsi - accodw·si, dicono gli avversali - coi partiti affini, fonfiendo candidati e programmi. Questa non è più transigenza, è abdicazione; e può diventare suicidio. La ripartizione o scambio dei Collegi ne è un sottocaso. Si capisce che anche a questo si possa ridursi, lernpoi·aneamente, per salvarsi l'esistenza minacciata. Ci si annulla un istante, per rivivere poi. La "Lega per la libertà." e i blocchi del '900 non ebbero altra ragione. E noi fummo ultratransigenti, contro il parere dei più, pure prevedendo allora espressamente che ben presto le parti si invertirebbero e avremmo poi dovuto combattere il dogmatismo bloccardo eretto a principio eocia\ista. Oppure si osteggiano ugualmente tutti i partiti, compresi i supposti (l affini in con una guerra di sterminio. E' ciò che avviene ora, fra repubblicani e socialisti, per motivi locali che qui non importa discutere, in terra di Romagna; e avverrà, ahimè! ugna.lmeute dopo il decreto delle Direzioni riunite. I due partiti si negano ausilio, anche nel secondo scrutinio. Questa - ne prendano nota gli amici del Secolo - è l' " intransigenza assoluta »· E sono le due tattiche estreme, che si addicono a momenti patologici, e perciò transitori, della vita dei partiti. Vi è infine una tattica intermedia, normale, fi– siologica, quella che adottammo a Milano. I par– titi affermano, innanzi tutto, sè stessi. Se no, per– chè mai si sarebbero costituiti in partiti distinti? E affermare sè stessi non significa - ba.ai il Secolo ancora - confrontare <lne programmi di carta e, se si trova che consnonauo. fare il pateracchio; si– gnifica affermarsi sul proprio programma coll'a– nima propria, coi proprì entusiasmi, cogli uomini propri e provati. - Ma i partiti, che si hanno di fronte, non fanno una sola massa indistinta, non si guardano tutti con occhio ugualmente nemico; anzi si stabilisce fra essi una graduatoria, a se– conda delle rispettive ideologie e <fogli interessi di classe che rappresentano e del profitto che si spera più o meno cavarne, e ci si accosta ai vicini per combattere meglio gli avversarì com>tmi, e si lasciano aperti tutti gli aditi alla fusione delle forze uel secondo scrutinio. E questa (noti il Secolo infine), che corre fra il suicidio e le botte da orbi, questa, che adottammo a l\[ilauo ne.lle elezioni politiche del 190..1:, nelle amministrative dello scorso anuo, e che ora con- fermammo, è.... la transigenza : la transigenza per• fetta! 'l'eoi:icamente - al'itmeticameute, <liremmo - questa via intermedia, che concilia lo ragioni rii vita di ciascun partito e le preferenze legittime ac• coniate agli al'Hni, è la più propizia anche per questi ultimi, i.u quanto, mobilitando le massime forze, può tutte riversarle in ballottaggio a loro favore. Ammettiamo che l'aritmetica elettorale non è quella, esattamente, del pallottoliere, e si danno casi nei quali la vittoria, sfuggita al primo scru– tinio per la divisione 1 non si ripremle al secondo. Mo. questo può avvenire soltanto nelle ipotesi e pei motivi seguenti: Può avvenire quanrio stia sul tappeto una que– stione preminente. di vita o di morte, che, assor– bendo i dissensi minori 1 avrebbe consigliata l'u– nione al primo scrutinio. •raie era, ripetiamo, la questione della libertà, questione di vita. Allora i minori problemi, proprì a ciaschedun partito sin– golarmente, sono meno sentiti e (lai partiti e dalla massa 1 e soltanto il candidato unico, incarnante fin dal primo istante la questione maggiore, riesce a suscitare gli entusiasmi che strappano la vitto– ria. Per questo, fra il '96 e il. '900, fummo a di– rittura pei blocchi. Può avvenire quando - scioccamente - partiti, che debbono aiutarsi nei ballottaggi, si dilaniano nel primo scrutinio, scambio di " marciare separati e combattere uniti 11 contro l'avversario comune. Ciò non richiede commenti: notiamo solo che i riguarcli reciproci, fra partiti così convergenti, non sono soltanto elementare accortezza; sono elemen– tare onestà.. Può avvenire quando il candidato, che prevale nel primo scrutinio, appartiene al partito più estremo (per es. il socialista). Mentre, nel caso contrario, il partito estremo non può riversare i suoi voti che sul partito inl;erme<lio (poniamo, il radicale), che per lui rarpresenta il meno peggio - vice– versa) nel caso ipotizzato, il partito intermedio escluso dal ballottaggio è tentato di dividere i voti fra i due opposti partiti, fra i quali si trova in posizione equidistante. l\Ia è chiaro che quest'ipo• tesi non può niat 1·tsolve1•siin clanno del pad#o 1·aclicate. Può avveniro quando e laddove, più che con veri partiti, s'ha <la fa.re con masse incoerenti e indisciplinate, moventisi per corruzione, per im– pulsi, per simpatie .... Allora nessuna previsione è possibile e il metodo a p1•iol'i migliore non esi– ste ('). E v'è un ultimo caso, nel quale la divisione al primo scrutinio può essere pericolosa: qnando o una candidatura, per le qualità personali eminenti) richiami eccezionali simpatie, oppure (il caso ro– vesciato) la candidatura avversaria, pel significato specifico, particolarmente odioso politica.mente, sia da combattere <li slancio, unitariamente, in noJne cli un'idea superiore alle ordinarie differenziazioni <li partito, le quali - nel caso speciale - non sa• rebbero intese e svog·lierebbero le masse non in– scritte nei quadri dell'un partito o dell'altro. Sono questi, come ognun vede, casi di eccezione e che confermano la regola. All'infuori delle fatte ipotesi 1 il pericolo di ri- (I) Molte volte por filtro, ftnohe In questa Ipotesi, Il dflni10 della dlvlslono 11primo scrutinio non è ohe 11luslonc. In certi Co\Jcg! ru• rnll. dovo la Cùrruz!nno dllnlfa, avviene ohe il eund!dAtù rù11zlo1rnrlo, prùvodendo 11bnllotto.gglo, attendR, per lodevole economia, a sie• i:,,Rrllla borsa per 11secondo scrutinio; e vince, mentio 111primo scrutinio p111·eva In mtnor:rnzn. Ma è c111nroelle, se non orR-la dlvi• slonc avversRrla, lo o.vrobbe tatto In preooclonza, e vlnce,•a Jo stesso.

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