Critica Sociale - Anno XVIII - n. 9 - 1 maggio 1908

130 CRITICA SOCIALE abisso; essa i,!:'nora og-ni COSf\ 1 ma è anche ignorata, e sono i,!?norutc lo sorprese che potrebbero balzarne fuo.-i. S'ha un b el dire che chi non risica non rosica, che il suffru.1.do ,come la liberb't, sarà la lancia d'A– chille che risnn n ecc., ecc., che non si apprende u nuotnn.\ chi primn. non si butti nell'acqua ..... ; tuttC' quc8tc be>llo teorie, di fronte alla pratica, e quando sono in giuoco interessi gelosi, conquiste pos8ibili unrhe col siijternn attuale di voto e che forse ,·errf'hh<'ro <'Omprome1-sc per una o due gene– rnzioni, è nnturalc che 1,crdnno molto del loro va– lore. O il'.!, nud~rado i I classko paragone del gettarsi nell'acqua per impnrarc a nuotare, in realtà non ,•i è personn rag-ionO\'Olo che. senza aver prima impfl rnto, si lnnci proprio in alto mare, o nel mezzo del fiume, dOV<' la <'Ol'rOutc ò piì.1 violenta, senza un su• ghero sul groppo1.10 o qunlcho metro di fune legata sotto lo n"icrllo. I più comincin,no a sgambottarn o ingegnarsi Hh111dovicini nlh~ riva. Si noti che sono soprntutto le classi intermedie, quelle che dovrebhorn decidere la lite, danclo la spinta deoisivn. OiÌì 1 a dispetto doi tanti imparaticci che fìol'irouo attorno al concetto - giusto nel fondo, purchò inteso o condìto con molti ,crrani di sale - della lotta di classe) e a llllllgrado del famoso motto dcli' Internazionale, " l'emancipazione dei lavora– tori, ecc., ecc . .,, è assiomatico che, in generale, la redenzione di una clas~e op1>rcssa è determinata o agevolata eia quelle, o da alcune di quelle, che le sta,1110di sopra, sia poi che lo facciano per altruismo o per proprio iutcres~e. Questo, dell'egoismo e del– l"altruismo, è uno dei più inestricabili grovigli, tanto della condntta deg-li individui, quanto delle classi). Chi SU\ molto in basso, chi è proprio calcato a terra, difficilmente ha l'cnorstia di rialzarsi da sè, e spesso non conce1>i~ce che vi sia per lui altra posiziono possibile dn quella cui ò avvezzo. Se poi il suffragio unh•eraalo (come qualchevolta ve ne furono accenni) fosso desiderato e propugnato dalle classi aristocra– tiche, diti proprietari di terre, dai reazionari, sa– rchlw un nrgomcnto di pili per farcene temere, se non altro 1 i roirnlto.U immediati. In 1t!tri pncsi il suffragio universale venne qual– che volt.a lurg-ito dai Governi, conferito dalle aristo– crazie. Nnpokorio il piccolo so ne valse per riconsa– crare l'usurpato dominio, Bismarck per creare e con– solidare ht Confccleruzionc A'0rmanica e l'egemonia della Prussia. In r\ U8tria-UnJ,rhcria la conquista del suffrug'io unirnr1mlo si è dovuta a un concorso felice cli circosta111.o speciali, delle quali sftrebbe lungo il discorso. :\fu. sempre furono condizioni eccezionali, rivoluzionarie in corto senso, che generarono quella nicliculu riforrn1l. D\tltra partf', se il suffragio uni vernale, unchc in Oermaniu ed in l<'rancia, si evolse poi a ,•anta,1?g-iodelle grandi maggioranze, che de– lusero le speranw dei reazionari largitori, ciò non a,·,•enne che dopo un lungo 1>eriodo di esercizio, e in 1>acsi dovo lo condizioni intellettuali e morali del prolctnrhtto erano giù allora di molto superiori a quelle delle nostre infimo plebi. Si a~giunga che in Italia il pericolo clericale è, non senza rag-ione, 1u1cho politicumente, uno s1Hrn– racchio 1>ormoltissimi. rJ'anto piì1 se, come 1>arrebbe logico, accordnndo il diritto di voto ai contadini più analfuhetl, ossia al cittadino porchè tale, astrazion fatta da ogni presunzione di coltura, si finisse per non poterlo ncg-11roal sesso femminile .... che legge quasi unicnmc11to il .Manuulo di l◄'ilotea. A Milano (o non siamo in Calnbl'in) chi Yicle, un paio d'anni fil, lo nmndriu, vero mandl'io, di ebeti contadini e di donnette, calate gil1 dall11 cxmpa~na, coi parroci in testn, per In tcntntit conquist.l ciel giudaico vello d'oro dclht Hocictà Umnnital'ia, ebbe forse un preseu– timento di quel che i>Otl'Obbe essere domani - su pii1 larga scnla il suffragio uniYersale in Italia ..... . .. Con tutto ciò, io non mi pronuncio ora (la mia tesi non ne ha bisogno) nè pro, nè contro il suffragio univer:mle. Spiego unicnmente lo ragioni per le quali questa propaganda non fa g~an passi. :lla, al tempo stesso, mi domando: tra il u salto ne] buio ,, che si avrebbe col rendere da un dì all'altro elettori qual– cosa come 10 milioni d'italiani (o 4 a 5 milioni se si escludono lo donne), quintuplicando o tri1,licando d'un colpo il coq>o elettorale, e l'attuale sistcmfl. di inscriziono così ristretto ed avaro, così irto di diffi– coltà per la povera gente, così esposto alle sopraffa– zioni, alle partig-i11.11oriedello classi e cricche domi– nanti; non vi ò egli alcun termine medio, che risponda a un concetto di ~raclualità, a un criterio sperimcn• tale, tnle cho disarmi o artiovoliaca i legittimi timori o !1-L;-~V?li il tr onFo di un'idea, che pure, in linea c1l pr111c1p10, nes1:1u11 dcmocrntico sincero potrnbbe rin– negare? lo crocio che questo termino medio vi sia e che sia. nostro torto non avervi abbastanza pensato. 11M è quello cho intondo significare colla imagine posta in fronte a questo !Lrticolo: l<i leva elettorale. 1' 1 ra il criterio della capacità che, portato ai suoi limiti estremi, ridurrehbe il corpo elettorale all'as– surdo manifesto di una stremenzita quanto eletta fa– lange di poche centinaia o mig-liaia di mandarini laureati elettori;_ e il criterio dell'interesse, consape~ vole o non, che indurrebbe a chiamare alle urne orrni nato di donna, non esclusi i bimbi e gli idioti ~he hanno anch'essi, tanto più perchè tali, gelosi;simi interessi da tutelare; noi siamo tutti con,~euuti in un criter_io intermedio - approssimativo, grossolano quanto v1 paro - ma sufficientemente pratico: quello del saper leggere o scrivere. Nella massa ed in media - a dispetto delle eccezioni singolari per cui certi illetterati intelligenti valgono social~1ente assai più di certi.. .. letterati cretini - saper leg• gero e scrivere è una presunzione di minor rozzezza significa il i>.ossesso cli uno strumento che, adope~ rato, può sch1udore la mento a una qualche ragio– nevo.lo co,~c!31.io110 dei mpporti sociali: tanto peggio per I p art1t1 oho 11011 snnno metterlo in moto. ~lsgiungoro il diritto di voto dal saper leggere e scrivere apparo, per un altro Yerso, pericoloso: si torrehhc, cioò, alla. diffusione dell'istruzione elemeu• tare, flllo sforzo por conquistarla, anche il tenue sti– molo che 1}Urgli doriYa dalla interdizione dell'urna agli analfabeti. Forse, da questo lato, l'analfabetismo no trarrobbo un incoraggiamento di più - e davvero non no ha bisogno. )fa, nella realtà, per il modo con cui è oggi con– gegnata l'iscrizione nelle liste elettorali, il numero dogli elettori è di gran lunga inferiore al numero di coloro che sanno leggere e scriYere. Mentre la cifra di questi ultimi risponde, all'ingrosso, alla metà della popolazione totale, gli elettori ne sono appena il 7-8 ¾, ron notevole divario fra i collegi del Nord alcuni dei quali toccano il 20 °1 01 e quelli del Sud: do,•e scendono fin sotto al 3. Togliamo pure dal computo i minorenni o, per ora, le donne; si avrà sempre che i due milioni e mezzo, o poco pii.i di elettori attuali sono, a un di presso, la metà d~gli " alfabeti , italiani. (') ( 1) I1 oouslmouto dol 1001 dimontioò a:omplicemonto di constn- 1.nro il numero dl 11Ut11nti ohe 11nnuo Joggoro v scriwrit. 1,a cifrn r1~ocoltr~ 11i riforisoo rrnlo n quelli oho sa.uno leggero. È probi~bilo oho lo duo oifro, 1)01'nl~ro, 11i11nomolto vicino. - Ora, montro, nollo 11\Umoelezioni 11olitioho del 1001, gli 11kllori inscrìt.U foro no 2.611.3-;!7, J>Rri 1~1~1,17 ¾ dol nm1chi mllggioronui (Sta/i$lioa delle tle.;. 91meroli JJ<•li/i('lir, mirru1IJ1·ci 100 I), il numoro dei ti-On 011olfabeti maschi mag– giorenni ri111ltavR, noi 1001, di quasi cinque milioni: precisamente V,(JJ.m;, (Ottoniamo questa ciJra sottraendo dal t.otalo dei muchi inaggioronnl, M.711.:'>12, quello dei rUlpettivi aualtabeti, 8.8:)),377:

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