Critica Sociale - Anno XVIII - n. 8 - 16 aprile 1908

120 'CRITICASOCIAL'f!: Il partito cattolico è ancora un partito forte, di tradizioni, di aderenze, di ricchezze, e, a voler essere sinceri, forte anche di una vera fede che anima molti di loro. In questi ultimi tempi poi, democratici-cri– stiani e modernisti (per quanto superfkialmente sembri il contrario) gli han portate nuove forze che, anche contro sua voglia, ne hanno scossa la polvere rinnovandolo perfìn nel linguaggio (1). Per me il Congresso fu una bella riprova di come le opposi– zioni, nell'interno di un gruppo sociale, riescano a ri11gi0\'anire il gruppo stesso, anche quando coloro, che del rinnovamento furono antesignani, sono di– sconosciuti e magari discacciati. .·. Lasciando adunquc da parte certe apparenze e certi aspotti 1 un po' troppo comici, del Congresso 1 cer– chiamo di coglierne l'essenza e vediamo di rappre– sentarci l'aspirazione dei cattolici militanti. [l cattoHcismo ha finito per convincersi che l'ap– partarsi, l'isolarsi di fronte allo Stato, non risponde più alle esigenze della vita politica presente - anche se potè essere consigliabile trent'anni addietro-; e vuol quindi riguadagnare il terremo ed il tempo per– duti, marniando, dopo alcune esperienze ahbastanza riuscite, risolutamente sulla via di una politica par– lamentare. Poichè l'isolamento, invece di distruggere la com– pagine dello Stato, Pafforza sempre più a tutto svan– taggfo della Chiesa, oggi la Chiesa vuol conquistarsi un'influenza sempre maggiore nello Stato, per far– sene scudo e piegarne le forze a' suoi scopi. " Voi avete veduto - diceva al Congresso il conte So derini, evidentemente ispirn,to dalla Curia di Roma - che pochi deputati cattolici furono sufficienti a di– fendere, nell'ultima battaglia parlamentare, il nostro diritto; sta in voi il volere che la fede e gli interessi dei ca.ttolici sieno sempre rispettati: raddoppiate, moltiplicate il numero dei deputati cattolici a ~fon– teci torio. ,, Un'ovazione accoglieva le parole del messo ponti– ficio, esprimendo i non dubbi sentimenti dell'affol– lata assemblea; e quando, sul finir del Congresso, il cornm. Tolli, presidente dell'organizzazione elet– torale, fece capire in chiari termini che il non expeclit sarà tolto e i cattolici scenderanno alle urne a ban– diere spiegate, le volte di vetro dell'ampio Politeama Alfieri risuonarono di fragorosi applausi. A questo vogliono arrivare i cattolici: conquistare lo Stato alla lorn influenza Ultalia sal°èi tutta un Belgio? [ cattolici lo sperano. " Nella recente enciclica di Pio X salutiamo la fede, la coltura delle nostre repubhliche guelfe, e ad essa aderiamo con tutta l'anima! " esclamò il pro– fessore Toniolo, profeta della nuova politica cle– ricale. È ìl medioevo che fa capolino. Sarebbe dunque possibile un ritorno che rinne– gherebbe tutto il significato della nostrn rivolu– zione?! Non io lo credo, ma i cattolici lo sperano. Il Con– gresso di Geno,·a significò, per loro, " l'unione eJ il rinnovamento dell'azione cattolica in Tt.tlia »· Ne vedremo gli effetti nella prossima !3state e nel futuro autunno: Congressi nazionali, Congressi re– gionali, Convegni, Settimane religiose, t.utti i mezzi essi tenteranno per chiamar gente a raccolta e te• neri a. pronta, sottomano. ( 1) l1'avv. Carn;ipa, 1ircsente al Congresso, scriveva sul I.avoro: ~ Oli oratori, In generate, mo~trarono suftlclente co11osccnza dcll'nr– iromento o, Sebbene 11011 moden1l$/1 1 APJ)ll.rvcromoderni ;rnche nella t,·aseoloqla ~- " li progréSSO del clericali noi notiamo, anzitutto 111 omaggio al vero, o 1,01perchù vorremmo clu: I partiti sinceramente lll>erall e democratici pensassero sor!amcnte al cast propri. " ]finchè il proletariato era assBnte dalla vita pub– blica, i cattolici potevano tenere in giusto rispetto lo Stato anche con uno sdegnoso riserbo; ora però che le masse operaie, co1la loro politica di conquista, han cambiato la faccia delle cose, il partito cattolico ha compreso che, a voler conservare le posizioni, è necessario un atteggiamento di hattaglia. E il par– tito cattolico s'appresta a combattern, e combatterà bene. Avremo dunque una repubblica guelfa? Qualcuno di loro, tra i più retrivi, andrebbe anche più iu Jù. e vorrebbe addirittura " Roma. al papa "' ma i più son troppi furbi per non comprendere che rimaneg– giamenti di questo genere oggi sarehbero troppo pericolosi, inopportuni, ed .... inutili. Quando a Pa• lazzo 13raschi sedesse, presidente del Consiglio, I1o– norevole 'l'ittoni; ed a .1fontecitorio una forte mag! giora.11za consenatrice-clericale; e il prete fosse raf– forzato nella scuola e nelle campagne, a che cacciare dal Quirinale il re? Non ce ne sarebbe bisogno. Anche restando il re &ul Quidnale 1 Roma sarebbe in realtà del pontefice e Cltalia sarebbe egualmente una repubblie<i guelfa; quello che importa è l'essenzft delle cose, non le pa– role. I preti son troppo furbi per far questione di parole! R concludiamo. Credo poco alla repubblica guelfa del prof. ':l1o– niolo e del marchese Crispolti. 'l'utta la recente storia d'Italia, tutta Ja vita e le aspirazioni moderne, mi sembrano in antagonismo col sogno di questi cava– lieri di una morta utopia; ma non per questo è meno una forza 1 la loro, ed una forza compatta, con– siderevole, che noi dobbiamo tenere nel dovuto conto. ~ perchè la stampa ufficiale, ed anche la stampa socialista, si è poco occupata del Congresso cattolico (o se n'è occupatA.. per dileggio), io, che al <lileggio ho dato il mio contributo, qui ho cercato di metter in evidenza anche l'aspetto un po' più serio del pro– gramma clericale. Parlo, s'intende, di serietà relativa. Rooou~o SAv_1,~cL1. Critica, Sociale e A, 1 1mti ! : per l'Italia, anno L. 22, semestre L. 11. Da unali urnnicipalizzazioui si dm c minciar li programmll <lclle municipalizzazioni è passato in– sensibilmente dai postulati elettorali dei partiti popolari a quelli dei più schietti conservatori; segno evidente che le paure aprioristiche suggerite dagli economisti ortodossi - le Cassan<lre·della municipalizzazione iepi– rate ai non pochi fiaschi delle municipalizzazioni in– glesi - scomparivano di fronte all'utile elettorale. E le applicazioni, veramente timide ancora, comin– ciano a farsi un po' ovunque. Dei grandi Municipi, Torino fu il più audace: ha co– minciato con la. municipalizzazione della réclame, poi è salito a quella dell'acqua potabile e della forza idroelet– tricn, e si sofferma ora su quella dei trnms, tanto più volontieri in quanto pare abbia accontentato, con questa ultima municipalizzazione, così gli elettori desiderosi di sp9rimentalismo municipale, come le Società che cedono nelle pietoso mani municipali un'azienda destinata a fl– g11rare1per molti anni ancora, più al passivo che al– l'atti,'o.

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