Critica Sociale - Anno XVIII - n. 8 - 16 aprile 1908

116 CRITICA SOCIALE predicato e scritto sul loro giornale che ai padroni bi• sogna far guerra senza quartiere e che l'orn della de• flnitiva espropriazione non ò lontana? A cl:!eaccettare insig11iflcanti miglioramenti, a che venire a patti con una classe che tra breve deve sparire? Non sono i van taggi immediati che bisogna perseguire; è il diritto di proprietà che va senz'altro intaccato nelle fondJLmenta e distrutto. Basta perseverare nella lotta sindacalista, e i proprietari alla flne abbandoneranno le terre. Col dolce miraggio dello sciopero generale espropria– toro a breve scadenza, i contadini rifiutano di intavo– lare qualsiasi trattativa amichevole coi proprietari. I quali, dal canto loro, stretti alla gola, cercano di di– fendersi con tutti i 'mezzi: licenziamenti, boicottaggi, serrate, ecc. l~ appunto l'applicazioue di cotestl mezzi che provoca l'indignazione dell'Avantt! il quale nel nu– mero del 16 aprile usa. parole aspre e se,·ere contro la classe padronale del Parmigiano, la quale " concepisce ed esplica la lotta di classe come un cannibalismo larvato ,,. Noi non vogliamo erigerci a difensori degli agrart del Parmense, che, come tutti gli agrart di questo mondo 1 hanno un'anima a fondo medievale; ma. domandiamo: perchè l'Ai:mtti ! non ricorda anche l'opera e la tattica dei sindacalisti ri,·oluzionarì? rerchè ai dimentica di bollare come si de\'e i metodi di costoro, che hanno il precipuo e conFessato scopo di togliere ogni serenità ai conflitti di classe e di inasprirli fluo al parossismo? Sono due concezioni barbariche che si contrappon– gono. .Alla ferocia insensata della borghese Gazzetta di Panna, fa riscontro l'accanimento non meno feroce <lel sindacaliEta h1ternazionale. Il sostrato psicologico delle due violenze è affine, se nou identico; sono due stati d'animo esfremi, ugualmente perniciosi agli interessi fondamentali del proletariato. Ove infuria la tormenta sindacalista, ivi si preparano immancabilmente i germi della bufera reazionaria.. E la nostra condanna deve es– sere severa tanto per gli uni quanto per gli altri j così verso gli annrcbici di destra come verso quelli di sini– stra. Altrimenti si perpetua l'opportunismo equivoco e si manca di sincerità. E Jleducazione alla sincerità è molto utile; forse più utile di quella che si può ricavare dall'ammonimento: " non lanciar sassi contro i questurini! ,, e. m. Municipalizzazione e concorrenza tramviaria Il progetto G.Mantemartìni per letramvie d lla capitale, A Roma il blocco comincia a fare, dopo un periodo di preparazione, che sollevò impazienze spronatrici, e dopo un bilancio, nelle cui incertezze si riflette l'eredità del passato. Vedemmo, qualche numero ra, i tentativi per l'an– nona; oggi accenniamo alla prima proposta concreta di trasformazione dei servizi pubblici. Si comincia da.i t'J·ams, che hanno a Roma tanta importanza anche nei riflessi della questione edilizia, in quantochè (giusta un'acuta distinzione di Maggiorino Ferraris) solo una buona rete tramviaria rende abitalJili le aree fabb,·i– cabili e consente alla fabbricazione di estendersi nei quartieri periferici. L'esperimento tramviaL·io di Roma è notevole, non solo per la solita eco clie la huona riuscita generale del blocco può esercitare nella vita italiana, ma per– chè questa particolare r:iforma è presentata con una precisione di idee e direttive, che potrebbe anche altroYe servire d'esempio. E insieme appare così commisurata alle condizioni locali, che documenta nel nostro Mo11temartini 1 non solo. il teorico, ma anche un abile pratico delle municipalizzazioni. Il blocco non si è fermato io pregiudiziali e di– squisizioni pro e contro le tesi a.stratte, e ha tenuto fermo che la municipalizzazione non è un dogma popolaresco, ma un problema. di convenienza caso per caso. Una ricerca diligente ha messo in luce il ~ disservizio ,n 1 ritardi sistematici, gli orribili im– pianti fissi, le tariffe elevatissime su quella ventina di linee che la. Società Romana ha saputo accapar– rarsi a bocconcini con un caos di concessioni diverse, traendone un reddito per vettura-chilometro di molto !:!uperiore a. quello medio delle altre città (Milano, Torino). Che fare? Una corrente estremista vagheg-giava di concentrare in mano alla Società tuttO il servizio tram• viario, dandole le nuove concessioni ed ottenendo in cambio la unificazione dei vecchi contratti, grandi mi– glioramenti del senizìo, riduzione di tariffe e sovra– tutto maggiori utili pel Comune, che anche oggi ritrae, a titolo di compartecipazione, circa 800.000 lire sui trams. Questa corrente si preoccupava sovratutto di assicurare, seuza esporsi ad alee industriali, nuovi redditi al Comune, che finanziariamente si trova in male acque e per la sua indecisione ba perduto il beneficio che poteva venirgli fino dal 1904 per via di trasformazione dei servizi pubblici redditizi. Que• sta. tendenza è stata combattuta da qualcuno sulla base aprioristica cli un solo argomento: " da Ili al succhione! ". Apriamo una parentesi. Il controllo dell'opinione pubblica e specialmente dei partiti estremi è una cosa sacrosanta, ma sarebbe tempo che la leggenda del succhione aduggiasse meno la vita italiana. Ba– sato sulla constatazione di casi dolorosi, ma non superiori a quelli dell'estero, e forse dovuti da noi alla stessa immaturità dello sviluppo industriale, il sospetto di succhionismo investe oramai ogni affare, in cui vi sia un guadagno. Chi si mette negli affari dovrebbe sempre perderci. [n lnghilterr:\. ed in :F'ran– cia il venire ai partiti estremi dal mondo delle jn– dustrie è un titolo di praticità e di competenza; in Italia ci vuole almeno la quarantena ed il lazzaretto. L'effetto del " dalli al succhione! ,, è questo: che - dacchè, anche nei servizi pubblici, il regime delle 0oncessioni non è in ogni caso da respingere e sono quindi necesaari gli imprenditori e la gente d'affari - si contribuisce ad allontanare gli onesti che non amano le insolenze, e ad aprire la via a coloro che non hanno più nulla da temere in quanto l'accusa di succhionismo non aggiunge nulla alla .... verità. La parentesi non è inutile, facendo risaltare, per ragion di contrasto 1 gli argomenti ben cti\,ersi che il Montemartini adopera, per dimostrare, con un'esau– r~ente analisi di fatto, come quella data Società - la romana - per i precedenti o por i difetti di or– ganizzazione è incapace di fare un buon servizio. li consolidare in sua mano e rendere assoluto il monopolio anche nel futuro renderebbe difficili i controlli sull'esercizio e impedirebbe di raggiUngere gli scopi sociali (attenuazione della crisi edilizia, van– taggi per i consumntori, ecc.), che una huona rete tramviaria deve proporsi. Rinunciamo adunque alle idee di patti nuovi, di cointeressenza, di semimunicipalizzazione, ecc., che furono più volte oggetto di trattath'e. Si affaccia Paltra tesi estremista, di concentrare nel Comune, col riscatto, la rete esistente, procedendo poi a co– struire direttamente le linee nuove. Il Montemartini vi è contrario per il seguente ra• gionamento. La Società ha raggiunto ormai, nell'im– piego ciel proprio capitnle d'impianto e d'esercizio, rP,dditi tali, che rappresentano i punti tipici più raf. finati del monopolio. I! riscatto, in queste condizioni, costituirebbe un regalo, ossia la compera soltanto de 1 vantaggi monopolistici che derivano dalla con– cessione, senza il corrispettivo dei vantaggi econo– mici inerenti ad un yero e proprio impianto indu• striale. Si rlovrnhhe anzitutto, per l'art. 25 della legge sulle municipnlizzazioni, pagare gli alti profitti de– rivanti dal monopolio per tutto il periodo di con– cessione; e poi, riscattato Pimpianto, impiegare nuovi

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