Critica Sociale - Anno XVIII - n. 2 - 16 gennaio 1908

CRITICA SOCIALE 2;; tanza. Questa macchina gli operai la hanno tl'O\'ata nella organizzazioue, di cui noi ora appunto ci sf'or• ziamo di dare il di::wgno interno e Jc·Jc~gi del moto e che quindi com1>ie un'opera di ulilitù soriale. Ebhene, è da queste 1u·erncsseche l'av,•. )farchioli ha preso lo mosse per sostenere la neccssWi di una lotta contro i lsrumiri. Quindi il dott. Crespi, per conrutarci sul scrio, deve scegliere una delle due vie: o clichillrare che per lui le premesse sono errate. e allora darcene la dimostrazione economica; o, se accog-lie le premesse, dirci dove t-1i annida l'errore nostro nelle conclusioni 1 contrarie ai krumiri del suo cuore. Tutto il resto, teoria, delle élites inclu!\a, non con– clude proprio nulla nel nostro problema, che suona: se i krumiri compiono mrn funzione utile allo svi– lup1>0 sociale o danno~a. Orazie dell'ospitalità. Accolga) onorevole a.vvocato, i sensi della mia più cordiale e reverente stima. e affezione. ÀTTIJ.10 0ABI.\TI. Nel p,·ossimo :,mme,·oi11iziel'e11w mw .~erìe di- arti– colo di G10,·A~~1 ZrnORDI su La. crisi dc•I socialismo nel Mnnto,,ano. CHI ARBIEN'l'I R REIT r FICHE Caro 'l'1t1"at i 1 Non intendo insistere sulla questione che formò l'argomento essenziale della polemica col )[archioli; ti chiedo però di permettermi di rettificare alcunf' opinioni che mi hai attrihuite nella tuA. postilla e di accennare brevemente il mio modo di vedere su alcune tue obbiezioni. I. 'l'u chiami borghP,t;;(' il comparare il lavoro a uua cosa. Certo il lavoratore non è una cosa; l'uomo ha dignità, non ha prezzo (Kant): ma il ,valore del ht,•oro del liworatore non può essere sta• hilito che col medesimo cl'iterio con cui si stabilisce quello cl'og-ni altra cosa: il bisogno clic se ne ha e la 1>0ssìbilità di sostituirlo con qualcof'altro. Perciò la libera concorrenza, necessaria a stahilire il va– lore dei sei vi~i come dei prodotti, è J>ienamente compatibile con tutto un si8tema giuridico ed anz i lo presuppone - necessario a. 1 . n1rnntire, sil~ a.ll' operaio come produttore, sia ad 0~11uno come con sumatore, che le sue attivWt, come i suoi godi– menti, si svolgano in condizioni sane e non adulte rate da frodi, miasmi, ecc. l~d, appunto perchè l'uomo è un fine in sè mede– Simo, la \ilie1·til degli sca.n1'J1 di servigi e prod<Jtti ò da. intendersi come rondizionata eia tutte quello restrizioni, che sono necei;snrie a garantire a tutti il massimo sviluppo fisico, morale (' intf'llettuale. A tal uopo non ho che da ricordare i miei articoli sul libro dì John Gor.st e sul soeialhm10 etico. Io non sono quindi un manchcsterriano; io 1 in g'-'nerale, prcsup!JOngo che la liherti\ aiiisce meglio di og-ni umano artificio; n:ia non tlei;idero di meg-lio se 11011 che, come in fatto avviene, aumenti il potere umano di prevedere e controllare gli eventi umani mede– simi. 2. 'l'u rni chiedi come io concilì il mio umanita– rh:11110 con In mia. logica e la mia coscienza. rn 1111 modo semplicissimo.• 'l'ene11do, cioè, presente che l'astrazion(' dell'homo oeco11omicus) se utile 1>erfini analiricì 1 non è però in sò che un,L astrazione. Oa un punto di vista meramente economico e, se vuoi, da uu punto di vista memmente n1t1.terialistico, tutto si spieg1-1,e giustifica. e non vi è nulla da de– plorare: neanche la schiavitù quando sia conve- niente. Che se tal punto di vista non ci sodclisfn 1 gli è che guardiamo, o è necessario guardare, ad esso eia un punto di vista etico, e che la coscienza ci impone di moralizzare ciò che vi è di anti-etico, cli innmauo nell'economia. Ciò posto, quale è la contradclhr.ione tra l 'ana.lh :ii realistica dei fatti sociali e delle condizioni neces– :-::aricalla massima produzio11e della 1·icchezza e una concezione idea\istiCtl e umanitaria ciel modo di di– stribuirla che non ne scemi l'aumento·? Stuart )liii non vide in ciò alcuna contraddizione, nè c e la vede il Marsha.11, che è certo il più grande t.ra gli ero– nomisti vh·cnti e cito, nella. quinta edizi one dei suoi />rinciples or ora puhhlkata 1 ha scritto un nuovo ca• pitolo, sul tenore di ,·ita in relazione ;\Ile condizioni di lavoro, che è un monumento di acutezza 11(.'lla. dimostrazione della pNfutta armonizzazione - g-iìt. i:dfermata fin da A. Smith del principio lihernle e ilei sociale in economio. La contraddizione sorge soltanto quando si ritiene che i motivi princ_i1>ali 1 !SÌ nella produzione che nella distribuzione, siano ej!oistici. Tanto qua e là nel ,•olume citaco, quanto nel <li'scorso sulle Sf,rial />os– sibtlifies o( economie c/liralry (vedi lù·onomic .Journal del marzo ID07), il ìHarslrn.ll mostra che gli impren– ditori più abili son quelli il cui moth·o essenziale è il vincere difficoltà. e il beneficare il pubblico e che valutano la ricchezza non in sè, ma come in· dizio cli successo; mostra. che almeno metà dei pili alti intelletti del mondo occidentale sono impeg-nnti nella direzione di affari i most.rn come le qualità che l'imprenditore deve riunire in l!iÒ sono diflicilis– sime da trovarsi e da educare e sono facilissimtl– mente deperibili; mostra che la ca1>acitù di orga– nizzare imprese è un'atth·ifa spontanea e disinteressata come quella di una creazione artistica o letteral'ifl e non meno hisognosa di libertà; tant'è vero che la immensa 111aggiora11za delle inrnnzio11i viene non da funzionari o impiegati di Governi, ma da cittadini indipendenti, e che, anche per la minoranza, si tratta per lo più di ilH·eutori che han fatto il loro riro– cinìo come privati. 1-:d i1mmonisce che, come è as– surdo credere che si possa creare uno Shakfispenre offrendo un milione, così è assurdo credere che hosti pa,tar bene tecnici o lcgi:~latori per avere buoni sf'r• \·izi puhblici o buona politica, P che queste {'.ose possono essere solo il risultato delln libera emula– zione di )',piriti nohili e g-enerosi. Donde hL necessità, Hl"'I formula.re lo leggi sociali, cli non allentare gli stimo li che t endono a crearn conceutrnzione nen-osa e a. farnrire l'in,·entiviti\ e l 1 espcrirncnto di organizz:tzione industriale. Poit:hè è questa inventidtà tl-Oh\ che permette di posJ)orre l'ttzione della i.,:,gge dei compeni;i decrescenti delln terra per r1tpp0rto alla popolazione. Attualmente questa aziono ò in pn1'to sospesa anche dalhì scA1·siL popoh1zione dei paesi 11110,,ie dal buon mercato dei mezzi di trnsporto che ci procurano il lorn grano _e le loro materie prime. :;\[a 1 quando quei paesi, tr1L una generazione o due, imrnnno pif'ni e assorhiranno per intero il loro S!rano e le loro rmiterie prime, la invcntiviti'L e la capacità 01·gnniz~mtrice industrialo Sil– ranno le sole forze atte a impedire uri r<'g-resso 11el tenore cli vita. Noi dohhiamo pertanto fin d'ora, sopratutto in paesi poveri, guanlnrci dall'interferin• con le condi– zioni psicolo~iche e sociitli che stimolitno o favori• scouo la, conservazione o l'aumento di spiriti diret– tivi, pronti ai rischi e unlliosi del sueeesso. F11cciuno i GoYerni tutto ciò che devono e posso110 fare essi soli per cliff\1ndere la cultura, la salute\ la sicurezza tra i cittt,dini; ma lascino ad altri ciò che solo altri può fare, e non dimentichiamo che gli stessi successi delle irnpr·ese municipali o di St.Lto - che t11UM·i1t non supe1·nno iu perfeziono tecnicll. le impr~se fer-

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