Critica Sociale - Anno XVIII - n. 2 - 16 gennaio 1908

26 CRITICA SOCIALE roviarie americane - son dovuti a persone che fu– rono reclutate da imprese private, e devono molto A.Ila poterrniale o attuale concorrenza delle imprese private. To non so se sia legittimo chiamar ciò manchesterri11.11ismoe non so nemmeno se i! chiamar ciò borghese o preborghese menomi la for::a delle ragioni e dei fatti su cui questi mOniti riposano. So di certo però che non è chiudendo gli occhi olle condizioni di aumento della ricchezr,a che il socia– lismo può sper:ire di trionfare e di mantenersi. 3. 'l'u affermi che il protezionismo può creare ric– cliez.za . Sarei grato di apprendere come j per mio conto so che solo lo sforzo produttore crea capitale. La protezione, come l'imposta in genere, può solo trasferire ricchezza dii un impiego ad un altro, sti– molare certe industrie a scapito di altre. lndubbia– mente vi possono essere motivi militari, politici, pe– dagogici, che possono subordi11are a sè le mere con– siderazioni che si riferiscono a!Paumento della ric– chezza. totale della nazione; e teoricamente è anche possibile che in qualche caso il protezionismo sia commercialmente utile. in pratica esso passa sempre oltre questi limiti per le competizioni trn i vari in– teressi ansiosi di protezione; e sempre non è altro che trasferimento (implicante quindi un costo) di ricchezza e di lavoro da un impiego ad un altro e quindi un privilegio. che la sua i11sularifa la salvò dal militarismo del continente per tutto il corso del medio evo e della efa moderna. lasciando pilt libero campo all'indivi• dualità ed all'associazione; la deve a ciò, che prima d'ogni altro paese attuò il libero scambio interno; la deve a ciò, che la sua popolazione l· la risultante dell'emigrazione di tutti i figli più energici di tutte le più ene1·gichc razze del Nord e anche di quelle del Sud i la deYe a ciò, che aperse le sue porte a tutti i perseguitati religiosi e politici; è insomma una creazione della selezione e della libertà in un clima che è il più atto a stimolare verso lo sforzo produttivo ed organizzatore. -~:d è perchè (', una tal creazione, che essa si t\ espRnsa in un Impero ed i• diventata madre di nuove uazioni. Certo non è una questione semplice: sopratutto non è una quest,ione che si può decidere empiri– camente a base di statistiche; queste richiedono già dei criteri generali. Lia questione è essenzialmente di principio e concerne l'idea che ci ta.cciamo del fatto dello sca,_mbio. Se solo lo sforzo produttore crea ricchezz,t conquistando all'uomo l'obbedienza della natura, il protezionismo non può essere che uno spostamento di sfor1.i che, come tale, implica una perdita in sè, e che spesso, anzi quasi sempre, ne porta con sè altro mediante lo stimolo artificiale a 1 industrie non naturali. Non le miniere di carhone e di ferro, ma la vo• lonfa e la. padronanza di sè sono le rocche su cui si erge la sua grandezza. Perciò essa è una filosofia sor.iale vivente, che prende la forma di uno sviluppo storico; perciò, in ogni caso, subire il suo ambiente è più utile che subirne uno più povero; pert:iò, dalle vette che essa lrn, ra~giunto, è possibile gettare uno sguardo sugli sforzi delle 1rnzioni che sono tuttavia più in basso e formulare certe norme di cautela e di stimolo. Perciò, se pl'ima era convinzione teore– tica, og~i per me il liberalismo integrato ed allar– gato è diventato più che mai fede entusiastica e palpito di vita.i formula e simbolo di severa ma pco– gressh•a e indefettihile g·iustizia. 'l'uo a/f- 1110 AXORLO Cm:SPI. IL " COMPLETO ,, A proposito della crisi dei dom.estici ll. Quale la causa di questo oblio dei lavoratori della casa noi movimento proletario? La mancanza di ogni Da tre anni 11011 si fa intorno a me che discutere di questa questione e io non vedo che nè Luzzatti, nè ~'ontana-Russo, nè Wagner, nè Schmoller, nè Cun– ningham, nè Ashley siano arrivati a provare che i rischi di una politica protettiva siano, in ogni cas<>, minori di quelli di una politica liberale, sopratutto tenendo conto del fatto che nei Parlamenti non sono le vedute dei tecnici ma degli interessi quelle che prevalgono, curanti solo di sè e non del bene comune. Il quale in conseguenza i· meglio garantito dal libe– rismo, che non accorda favori ad alcuno ed appunto perciò riesce inviso a molti, tra cui anche a tanti socialisti, che per sostenere un errore sono costretti a rendersi complici di tutti gli altri. Del resto co– loro che hanno letto l'opera magistrale, in cui l'Ashler ha studiato il protezionismo americano, il francese e il tedesco, non possono non esserai accorti che è possibile mostrare come la prosperità dì questi paesi non sia. dovuta ad esso, ma ad altre cause la cui ar.ione anzi esso ritarda. R, quanto alla Germania, non sono che poche settimane dacchè von Biilow constatava il fallimento dellft tariffa scientifica del 1905 innanzi al J<eichstag. Insomma, mentre tutte le presunzioni sono a favore del liberismo, per l'altro sistema ve ne sono moltissime contro. Nè si dica che io subisco l'ambiente inglese e che Prnghilterra è liberista perchè vi ha interesse, a ca– gione del suo vasto commercio internazionale. Il problema (, del come e perchè questo esiste ed è più che mai florido. Ciò è dovuto solo alla energia del suo carattere, e, se anche le sue miniere di car• hone e di feno e di stagno si esaurisseM, a mag• giot· ragione essa avrcbhe bisogno di importare, libero ·da dm~io, il suo cibo e il quanfttm di materie prime nece:isario alle sue industrie. R la energia del suo carattere essa deve a ciò, loro organizzazione. I Quale il rimedio a questo stato di cose, e alla stessa crisi che travaglia il servizio domestico? Lo Schiavi ne additai qua e là, net euo articolo più volte citato, pa– recchi. OC!corrono nuove garanzie giuridit!he; è bene sopprimere o almeno sorvegliare accuratamente e, se possibile, radicalmente trasformare le agenzie private di collocamento; perchè o.Ile nuove pretese corrispo11- dano " le capaC!ità che le bilanC!ino " blsogoa istituire e moltiplicare le scuole professionali. Occorre, anche, una buona propaganda morale; ma, in attesa della in– du~trializzazione del servizio domestico, e della istitu– zione1 non faC!ile nè prossima specialmente nel nostro paese, di colonie cooperative domestiche eul tipo di quelle fondate dal romanziere americano Upton Sinclair, o di case sul tipo di quelle del danese Fick -- delle quali parla lo Schiavi -, ciò che occorre sopra tutto, ciò che costituirà la base di molto altre riforme, è la organizzazione dei lavoratori della casa Gli altri Stati ne rorniscono già.molti esempi. In Italia, a Bologna - informa lo Schiavi - si è costituita la prima Lega delle ((Lavoratrici della sporta"' Non ridete, troppo arguta lettrice: ridevano, forse, con una punta di sdegnoso disprezzo, anche i proprietari di terre, quando si incominciò a parlare. di Leghe di contadini (pensate, un'as~oeiazione di bifolchi 1 magari con un pre• sidente ed un segretario!); ma ora 1 ve l'assicuro, non ne ridono più. Non mi nascondo le difficoltà enormi, che ostacolano la organizzazione delle persone di servizio: prima e massima, la dispersione di esse, cau9ata dalla natura

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