Critica Sociale - Anno XVII - n.18 - 16 settembre 1907

CRITICA SOCIALE 283 di categoria, e tutte lo altro miserie, non mancano nep– pur qui, pur osaendo piccole In oonrronto del rnoltepllct rapporti che danno loro mott,o; e che non sempre queste Anoclazlonl, che assumono runztonl ed imprese nuove ed atdlte, hanno H vento in poppa e raclle Il pOrto; e che talvolta I& rrett& baldanzosa o magari la necessità di metterai In concorrenza con organismi borghesi e potenti,o di cimentarsi In terreno troppo "industriale" e aleatorio, pub condurre per un momento qualche parte del vasto esercito fuor di strada o anche nel fosso. Ma che perclbf Non solo qui non si vuol descrivere alcun II Paradiso socialista reggiano 111 ma anzi esporro le asprezze e le difficoltà delle sue lotte 1 che son però le Mprezze e lo dlrHcoltà della vita; che sono inevita– b!li e indiepensablll e salutari, Insieme con gli errori, - sl, anche gli orrori, che ranno parte della vita pur essi! - ad ammaestrare, ad allenare, a rortlflcaro la cltl8se la– voratrice, a formarle una vera II coscienza,,, a instil– larle e martellarle nel capo l'ldoa (ciò basterebbe, se null'altro ne rimanesse!) ehe Il Soclall~monon ei gua– dagna al lotto colle giaculatorie come il cielo dei preti 1 ma si conquista con eevoro o lungo esercizio di opere, e, come la Libertà. 1 è duro ed austero, e domanda dure pruove e ramose.... 0. ZIBORDl, IU SOCIA.ulSf.'10 REGGIA~O lll. La cooperazione integrale. § I. È destino che I figli, pi~ che ai babbi, somiglino ai nonni. Anche 11 socialismo, dopo l'egemonia di Marx, torna e si riaccosta ai nonni: ad Owen e a }.,ourier. Como lo ha vlato bene Leonida Bissolati, polemizzando con me sul Te1ll'po! Riapriamo dunque le vele per la vecchia Utopia. Senza timore. Appunto perohò c'è stata una gene– mzione - di pensiero o di vita - cho,ha cammi– nato senza posa, l'Utopia non è cos\ fantastica e favolosa. Diventa terra d'approdo. Pel marxismo (e fu il suo merito) il socialismo è concepito come un problema di forze. Gli antenati '.lei socialismo (cioè i t1onni) a,•evano detto quale poteva esser la società futura; non ave,·a:10 indicato il mezzo di giungervi, traducendo il sogno in realtà di vita. li marxismo trovò la leva. La sua dottrina, scrive Antonio Labriola II non implica la dipintura anticipata di una configuratione sociale, come nelle antiche profezie ed apocalissi n· Il suo segreto è la lotta dl classe: dare il moYimento, con la coscienza dei suoi interessi, al proletariato i impegnare il cozzo delle forze; la meta Yerrà da sé. li cero socialismo per Marx non è la ricerca della società colletti,ista o comunista, ma ò lo stesso movimento operaio, la rivolta del quarto stato contro le istituzioni padro– nali. Insomma: una meccanica di energie; si vedeva il lato dinamico, non il finalistico. Il socialismo fu per qualche tempo un metodo e non un programma. Non v'è punto incompleto ed oscuro, nella dottrina marxista 1 come l'indicazione del modo di produzione che dovra. sofltituirsi a quello del capitale. V'è poco più della solita enunciazione della " I'1·odukUons– weiseder associ'irte,iA1·beit ,,. Parla dei u Vereinfreier Ale11schen" e pare adombrarvi il tipo cooperativistico, ma con cenni poco sicuri. 1 1.'utto il marxismo fu un lavacro efficacissimo contro l'ottimismo idilliaco delle primitive conce– zioni ; e su.seltò ciò ohe era indispensabile: la forza. Ma ne vouno un eccessivo dispregio - noi depositari del cosidetto socialismo scientifico - contro le in– dicazioni programmatiche della società nuova; anche per la predominante inter1>rctazione deterministica, che cancellava ogni influenza della volontà e della previsione nel moto della storia. Quanti scherni per i piani d'organizzazione del regime futuro I Vi fu qualcuno che li disse .... pro- - biomi del mondo della luna. Ma si torna sempre all'antico i o gli epigoni di Marx possono, per con– solazione, citare una volta ancora il ritmo hegeliano che dalla tesi (utopio) e dalla antitesi {lotta di classe) cava una sintesi nuova, Ormai non bisogna conce– pire il socialismo soltanto come mi p,·oblemadi forze, ma anche come tm p,·oblemacli scopi. Non basta dar il moto alla ruota; bisogna prepa• rare, pezzo per pezzo, lr, società nuova. Tornano fuori i piani d'organizzazione. Il determinismo è in– teso più logicamente che prima: una calda corrente di volontarismo penetm il pensiero moderno. :;Hamo noi ehe fabbrichiamo il mondo. Il famoAo rovescia– mento della piramide idealista, ch'è vanto di Marx, va interpretato meno meccanicamente di quel che non fecero i nostri buoni.. .. babbi. I socialisti vogliono mutare sistema cli produzione e distruggere il capitalismo e la libera concorrenza. Va bene. Ma occorre fin d'ora studiare, preparare, promuovere gli equivalenti socialisti del regimo odierno. Noi vediamo quindi che, mentre la lotta di classe non è concepita pii1 con rigidismo restrittivo e si atteggia variamente e si contempera con altri prin• cipi, ed in generale " va più nello sfondo dell'azione socialista,, (la frase è di Vivinni), invece la parto ricostruttiva e posith•a del socialismo si avanza alla ribalta. ·I phrni di organizzazione dell'avvenire non hanno più il sapore fantasioso e mistico dei sogni fourieristi o saintsirnoninni, risentono il carattere sperimentale o positivo del pensiero. moderno; ma non sono meno arditi; e, cessata la diffidenza che li ha accompagnati, destano attenzione e serio inte• resse i tentativi sperimentali di nuove forme e le anticipazioni 1n prova della società futura. Io credo che il più grande esperimento che siasi fatto mai in questo senso lo stiano ora iniziando i socialisti reggiani con la loro Cooperativa integrale. § 2. Già fln dai primi passi della sua propaganda, Ca– milio Prampolini insisteva sulla importanza dello Cooperativo cd in ispccial modo di quelle di con– sumo. Camillo Prampolini (come bene notò lo Zibordi su queste colonne) non è il tipo sentimentale che molti dipingono; non è solo l'apostolo di Biancheri o il santo di Lombroso: è una nairabile e lucida tempra IJratica di organizzatore economico. Sotto la sua benefica influenza, il socialismo reggiano si te1111e lungi dagli anatemi e dallo beffe che da altri centri socialisti si levavano contro la cooperazione. Molti, troppi marxisti d'Italia hanno veduto nella Cooperativa la gemella delle costruzioni oweniane o lassalliane o meglio la forma in cui di solito si ma– nifestavn l'antica Utopia. Reggio assistette, fin dai primi tempi 1 alle impor– tanti forme cooperative tentate dal Matfci. Travolto l'uomo, anche queste Cooperative sparirono: i tem1>i non erano maturi. Ma i germi, là racchiusi ora germogliano nel sole. , E Reggio dovo specialmente all'operosità genia• lissima di Antonio Vcrgnnnini la rete degli orrra. nismi economici che ho cercato illustrare in un at'tro numero di questa Jlivlsta. Alla dimostrazione dei fatti, che da Heggio Yenlva, deyesi specialmente se caddero le scomuniche dei Congressi socialisti e delle Camere do! lavoro.

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