Critica Sociale - Anno XVII - n. 16 - 16 agosto 1907

CRITICA SOCIALI, 255 borgesato 1 ma il proposito di trafugare i covoni e di abbandonare nella mietitura sul suolo molte spighe che le loro donne per dir itto di s 1>igolatura raccolgono e portano a casaj o di lascia.re non rnccolto il grano, rubando le anticipazioni di soccorso, quando il pro– dotto si prevede scarso. Il subaffitto, preferito dai con– tadini al borgesato, quando lo possono, è un'ottima preparazione per la conduzione collettiva 1 perchè si identifica con la quotizzazione cooperativa, che di quella conduzione è la forma più semplice. n vecchio sistema. agricolo siciliano non più si regge, perchè il prodotto non paga onestamente l'im– presario e i lavoratori: il guadagno dell'una parte non può ottenersi che per perdita dell'altra. Se questa estrema affermazione, a cui ci conduce l'esame dei fatti e il ragionamento 1 non è un colossale abbaglio 1 tutto quanto si è detto e scritto diversamente sulle cose agricole siciliane diventa, secondo l'espressione di Oiobbe, paragonabile a cenere e a mucchi di polvere. La povertà di produzione agricola nei latifondi siciliani può ·vincersi con l'impiego di tutte le forze di lavoro organizzate e con quello delle ~randi energie naturali per mezzo di adeguati impianti meccanici, che solamente l'interesse sociale può attuare. Però l'acqua fa difetto e il combustibile per le macchine manca del tutto. Manca anche il così detto carhone hittnco delle cascate, per sviluppare l'energia elettrica; e - vedete sapienza patriottica! - nel mentre si è scoperto nelle cascate d'acqua il mezzo potente per rigenernre il Mezzogiorno mancando il carbone, non si rileva da alcuno che in Sicilia non cascano che gli uomini, i quali stanno solo ad ascoltare il verbo che arriva d'oltre Faro. Anzi si Vfl calcolando quel che c'è da fare con le acque di Sicilia, che special– mente nella parte montuosa interim e per metà. del– l'anno mancano quasi affatto, per venire a progetti da presepe di Natale nelle sole brevi pianure ma– remmane, se si eccettui la Piana di Catania irrigata con le acque del Simeto. Una maggiore utilizzazione 11gricola ed industriale dell'acqua potrà farsi in Sicilia con il rimboschimento delle cime montane e con i serhatoi artificiali nelle valli sbarrate. Per l'energia elettrica c'è in Sicilia il vento che soffia più o meno forte quasi sempre; e per l'incostanza del vento rimediano gli accumula– tori elettrici. Quale forza più gratuita e piil utiliz– zabile in ogni sito, senza bisogno di difficile tras– missione a grandi distanze! (C<mtinua). s. CAllMARERI-SCURTJ. Mandinmonnl'he noi il 11011tro c nu11oe110 ealuto alla bara o alla ealma di VITTORIO PIVA,. nostro com• JHlJ("no ,\i fedo, e ('0llaboratore a più riprestl cli questo foglio, epéntosi,or fll!lnoporhi giorni, io Romn,dopomesidi spasimo. Era un giovane, era uu combattento ed era uu valoroso. A Romn,dopo aver lavorato nei gioruali socialistidel nati\'o suo ~r~~;~~i ~1elì!j r1~\~.~::t::,1;~d~;r:11•i~~l~~1~ta 1 uroe!n~z~~i;u~1~: sempre elevate. I suoi sforzi per dotare il socialismo italiano di un organo letterario indipendente, non volgare, dove col– Jaborasaero i migliori ingeKni del portito, non era no s tati coronati dal suecesaoch'egli sperava o moritava. L'impre.ia ~iornalisticameote ero riuscita, ma commercialmentesi trnsci• nnva a gr1rndietenti. La malattia lo colsee lo etroncò menlro lottava strenuamente, senza darsi vinto. Polemista fiero, elegante, cnallereeco; carattere che non sapeva lo viltù.e reegiva ad esse con accenti di sdegno non mentito. Aveva, tra i primi, contraateto al ftloiliamo,all'arri– vismo, al demago gismo, ch e irn1uinano ogui partito che si r1lll1rgo.Avrobbe vol11.l o un eocioliemo tutto schiettezza cd nustcritb.... Ern troppo tardi, o troppo presto! · Lascia un bnmbioo e una giovano eposn,duo volte laurentA., ricca di coltura e d'ingegno. Sia ad e88idi conforto il con– senso eincero degli amici, dei colleJehi,dogli stessi avveuari do! loro caro defunto, in questo che ò un po', per noi tutti, lutto di famiglia. r ,. UnVescovo chemorde il freno Chi scrive ebbe recentemente occasione di discutere di politica. ecclesiastica italiana con un Vescovo fran• cese .... modernista, di quelli di cui il Vaticano cercò in ogni modo frustrare lo sforzo cli armonizzare la co– scienza religiosa col patriottismo. Chi seri ve aveva espresso l'opinione che la separa– zione della Chiesa dallo Stato sia, dopo tutto, la solu– :done migliore, come quella che, mettendo le Chiese alla mercè della. fede .... pratica dei fedeli, rende neces– !lario il loro progressivo adattamento ai bisogni pure progressivi dì coloro che desiderano mantenerle. Vi inga,male, rispose il Vescovo, e voi in llalia do– vete l'esistenza del clel'icalismo alla 1>olilicacavowTiana del lascia1·piena libertà alla Chiesa, piena libertà di essel'e -un uimperiwn ùi impei·io,,. Chi scrive gli chiese spiegazioni di questo paradosso sulla bocca d'un Vescovo. E, su per giù, egli diede que• ste spiegazioni. - Tu Inghilterra e in America, ove la. Chiesa cattolica non gode di alcun privilegio nella legge, molti di noi si aspettavano che dovessero prevalere lo tendenze più moderne o liberali. All'opposto, invece, la gerarchia si è fRtta sempre più reazionaria e il livello di cultura dei fedeli più basso. In Francia il regime del Concor– dato impediva al Vaticano di commettere molti arbitrt e permetteva al clero una certa libertà. d'azione e di pensiero; il Governo aveva una certa mano nella fac– cenda. Ora 1 all'('lpposto, il Vaticano ha mano libera e può più che mai esser uno Stato nello Stato, e costituirsi l'esercito assolutamente devoto che vuole, e cospirare con tutti i nemici della Repubblica. Studiale la storia. della Chiesa e vedrete che il segreto del suo potere è nella abilitò. con cui il Vaticano sa sfruttare la ten– denza delle moltitudini a fidMsi di qualcuno e il loro bisogno d'autorità. e la loro ostilitità. a pensare seria– mente: esso le soddisfa in tutto, le tien calme in tutto e uon ne tien vivo il fanatismo che a proprio van– tRggio. E così, e forse più, è anche nel vostro paese. Io uon vedo per voi che un modo d'uscirne: lo Stato non do– vrebbe conferire benefizi se non a sacerdoti che ab– biano fatto tutti i loro studi nelle scuole dello Stato, compresi gli studi teologici nelle Università, a cui do– vrebbero essere ammessi anche i laici, e che abbiano pre– stato giuramento di fedeltà alle leggi esistenti, come i magistrati, e che siano stati eletti dalla assemblea dei membri delle parrocchie 1 o, se di grado superiore, dal– l'assemblea degli ecclesiastici di grado immediatamente inferiore. Se non si preferisce spezzare con la legge 1 nella misura. del necessario, la catena che, per mezzo dei voti sacri, lega il clero al Vaticano, e porre all'a– zione di questo i limiti che Io Stato ritiene richiesti dalle esigenze della propria salute, il Vaticano,spalleg– giato da molti interessi conservatori e dal misoneismo e dall'inerzia di tutte le moltitudini, finirà con so– vi-apporsi al vostro Stato e con assorbirlo. In ogni casa non ci dev'essere che un solo padrone. Se non si voglia violare la libertà della coscienr.a re– ligiosa, io non vedo {ei diceva) che due i;oluzioni finali della lotta fra la Chiesa e lo Stato: o qnella ingoia questo, o questo, se non vuole essere ingoiato, se non vuole che liberamente germini entro di e~so la forza che ne avvelenerà. l'esistenza, deve fissare le condizioni della vita di quella, e tenerne il controllo permanente

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