Critica Sociale - XVII - n. 13-14 - 1-16 luglio 1907

218 CRITICA SOCIALE l'arbitrato, come non si vuole la rappresentanza legale della classe operaia, per ragioni soggettive non dichia- ~~~, ~c~:!~d~u~~iog~ia~~~~::~~ramaf!~!~~~net~:~~:~f!: Il Consiglio superiore del lavoro si occupa da due anni del modo di dare forma giuridica ai contralti collettivi od almeno ai concordati di tariffa. Queste forme di con• tratti sono divenute comuni oggidì; basterà ricordare quelli d~i lavoratori del libro, dei cappellai,_dei _mura: tori, dei risaiuoli, dei meccanici, e ceuto altri, dei qu~I! la stampa si occupa tutti i giorni, particolarmente in segnito a scioperi dichiarati o minacciati. Ma la difficoltà maggiore sta in questo: oggi la nostra tegislaziouc non si occupa della collettività dei con– traenti, e se da un lato si ha l'imprenditore, il datore di lavoro, della cui obbligazione rispondono i suoi beni (stabilimento, merci, ecc.), dalla parte opposta si ba generalmente uu contraente occasionale, di solito una Commissione, che sparisce appena composta la vertenza o quindi non offre nessuna garanzia che la decisione concordata verrà rispettata; ed anche di recente si sono avuti casi di rottura delPaccordo prima che fosse sca– duto il termine convenuto per la sua durata. Chi ri– sponde in tal càso dei danni per la inosservanza del contratto? · Si è perciò che sorge la necessità. di dare una veste legale a quegli accordi, costituendo una rappresentanza responsabile degli operai, senza di che manca ogni ga– rentia che il contratto sarà osservato. La inosservanza non può portare conseguenze penali, trattandosi di con– tratto, ma solo conseguenze civili, ossia l'obbligo di ri– sarcire il danno in quella misura che ragionevolmente si può pretendere. Ed ecco che nel progetto sottoposto al Consiglio del hworo, secondo la relazione dell'avvo– cato Murialdi 1 si dà. una forma legale alle .Associazioni che stipulano i contratti di lavoro ed i concordati di tariffa, e si richiede una cauzione. Certamente il problema è assai complesso e di solu– zione ardua; ma ciò non significa che si debba rinun– ciare a risolverlo od almeno a fare qualche tentativo su questa via, e ciò meriterebbe tutta l'attenzione degli studiosi. ,, Il prof. R. A. Porro - presidente della Società dei Giuristi - giudica il problema meno complicato che non l 'abbia.no fatto le elucubrazioni degli studiosi. 11 Sarà opportuno, anzicbè far ricorso a faticose indagini di legislazioni comparate, limitarsi alla contemplazione del fatto, quale si svolge nella quotidiana sua praticità. Cos\ posto il problema, non sarà difficile riassumere in tre categorie i motivi dei conflitti operai: a) interpretazione del contratto di lavoro in corso; b) regolamenti del lavoro; e) modificazione, nel contratto in corso, degli ele- menti del lavoro. . Per quanto concerne la prima categoria, si può am– mettere il principio dell'arbitrato obbligat<,rio, inteso come interpretazione del contratto da parte di un terzo, obbligatoria per le parti. Ma questa prima categoria è delle tre la. meno im– porta.ate e che meno può dar luogo a contese. Per ciò che riguarda. le altre due categorie, l'arbitrato obbligatorio non può trovare applicazione: e così non nei regolamenti del lavoro, la cui ossatura fondamentale riposa sulla volontà padronale e sulla correlativa re– sponsabilità del padrone; laddove la responsabilità. con– creta dell'operaio è ancora alquanto problematica. Nè del pari l'arbitrato obbligatorio può rifeelrst alla modificazione degli elementi di lavoro nel contratto in corso, perchè in un terreno contrattuale come questo predomina il principio del libero consenso deHe parti, al quale tutto al più si potrà applicare in linea analo– gica il principio scaturiente dall'art. 1454 C. civile. Prof. GIOVANNIMONTEMARTINI LELEGHE DIMIGLIORAMENTO f1·a i c<mtcuUni dell' Oltl'epò pavese Centesimi 20 (Presso la Oritica Sociale). LARIFORMA FINANZIARIA INfiLESE Dnl 1846 al 1852 - La guerra tli Crimea. Al Ministero, presieduto da Peel 1 successo, per un pe– riodo di sette anni (1846-1852), un Ministero whig, pre– sieduto da lord John Ruaaell, con sir Charles Wood, cancelliere di:illo scacchiere. Il nuovo :Ministero prosegui senza esitazione sulla via della semplificazione e della rid11zione dei residui dazi protettori e delle accise cor• rispondenti. Cosl, per citare solo alcuni esempi, furono aboliti tutti i dazi d'importazione sugli articoli semi– manufatti, fatta eccezione del legno, e sulle manifatture nei loro stadi preliminari, fu abolito il dazio d'impor– tazione sui mattoni e quello d'esportazione del carbone su navi estere, anche non favorite da trattati di reci– procità. Fu pure soppressa (1852), con oltre un milione di lire sterline di perdita, l'accisa sul sapone, la tassa contraria alla igiene, la penultima di tutte le accise imposte nel secolo xvm. L'unica accisa ancora conser– vata em quella sulla carta. Il risultato finanziario di queste abolizioni e riduzioni fu molto soddisfacente, perchè Io sviluppo impresso dalla diminuzione delle imposte al commercio e al consumo valse a compensare in gran parte il bilancio dello Stato delle perdite sof– ferte in causa dell'abbandono del sistema protettore ( 1 ). Il dodicennio, che passa dal 1842, quando furono ini• ziati i primi tentativi della riforma liberista, al 1853, in cui essa nelle sue linee generali si può considerare come un fatto compiuto, non solo segna uno dei periodi più attivi di tutta la storia della finanza, ma quello nel quale furono gettate le basi della costituzione moderna della finanza inglese. L'aumento relativamente modesto della spesa, da 53 8 /, milioni nel 1841 a 55 1 / 1 milioni nel 1853, permise al Governo di agire liberamente. nel senso voluto, e il na– turale aumento delle entrate, unito all'aumento di con• sumo, causato da ogni diminuzione dl daiio, rese pos– sibile al Governo di abolire 16 milioni di lire sterline d'imposta, introducendone in compenso solo otto milioni di nuove. Del totale della tassazione abrogata, L. 2.870.000 rap presentano la remissione della tassazione diretta, e L. 13.240.000 la remissione concessa alla tassazione in– diretta. Delle nuove imposte introdotte, L. 7.101.000 erano dirette e L. 1.030.000 indirette. Il risultato diretto di tutto ciò ai è che, mentre l'imposizione diretta fu au– mentata di 4 ½ milioni, l'indiretta fu diminuita di mi– lioni 12 1 /,. Fra le imposte dirette fu abolita l'imposta sulle finestre con una perdita di L. 1.880.000 1 e furono ridotte, per L. 990.000, le tasse di bollo. In sostituzione ed in ag– giunta furono introdotte l'income-tax per L. 5.850.000; alcune nuove tasse di bollo, compresa la ta1sa di suc• cessione per L. 655.000, e l'house-duty (imposta sul va– lore loca.tiro), per ~. 600.000. Fra le imposte indirette, mentre, come si è detto, si abolirono per L. 13.240.000 di dazi e di accia-,, le nuove imposizioni si limitarono a due successivi inasprimenti del dazio sugli spiriti, il primo imposto nel 1842 e il secondo nel 1853 1 e ad un aumento del dazio sull'espor– tazione del carbone, introdotto nel 1842, ma soppresso nel 1850 e). 1 1 ) MOHTON PllTO: T,ixat.011 ." Us Uvy ai1d expmdHu,·e, past a11d f11t11,·u. London, 186S, pag. 8. r, BOXTON, op. olt., voi. I, oap. vu. - NB. La dh'lslone delle Im– poste dirette e Indirette, seguita da.ne pubblloazlonl umota.H e dalla

RkJQdWJsaXNoZXIy