Critica Sociale - Anno XVII - n. 8 - 16 aprile 1907

CRITICA SOCIALE 123 gruppo che presuntivamente potrà impiegare nella propria impresa, ma con una sfera molto piit larga di lavoratori. Il che allontana ogni idea JJa1·ticola– rista. D'altra parte, se fosse diversamente, non si potrebbe ragionevolmente contare, in base ai con– cordati, sulla stabìlità dei rapporti di lavoro. Anzi• tutto, perchè il gruppo di lavoratori, trattati di ver– sa.mente dagli operai concordatari, non essendo, come gruppo 1 impegnato ad astenersi da ogni movimento pel rialzo dei salari, potrebbe con lo sciopero para– lizzare i rapporti di lavoro dei concordatari. g poi, perchè l'uniformità. tecnica dell'industria esigo anche l'eguaglianza di trattamento giuridico degli operai, e la disuguaglianza è una potente occasione alla inosservanza delle tariffe. Si dovrà dire reciprocamente altrettanto per gli operai aderenti ai concordati, oppure si dovrà con– cludere che questi addossano alle parti oneri non perfettamente equivalenti? Ed, in tale ipotesi, quali cautele dovrebbero osservarsi affinchè gli industriali, nei rapporti di concorrenza che si fanno tra loro, non debbano vedersi sfuggire del tutto il vantaggio di esercitarla uniformemente almeno per quanto ri– guarda le co11dizioni di lavoro? Costretti a tener conto dell'-inteuto conume delle parti nel disegnare gli effetti del concordato nel di– ritto attuale, non crediamo che in questo si possa giungere all'ineguale ripartizione degli oneri con– trattuali fra le ptu'ti. Sopratutto è da considerare che la postrn pratica, in quanto non ancora ricono– sciuta dal diritto, conserva per l'interpretazione tutto il carattere di concessione (spontanea o forzata, non importa), fatta dagli industriali al movimento ope• raio, rinunziando al potere, r,h'esei avevano di fatto in modo esclusiYo, di determinare unilateralmente le condizioni di lavoro. Non è da crederei però che una tale rinunzia possa intendersi largamente ed a tutto beneficio dei lavoratori. Ci sarebbe modo di costruire teoricamente l'ac– cennata diversità di trattamento, sol che s'intendes– seri> gli industriali impegnati dal concordato a. far passare le clausole del medesimo nei contratti di lavoro che concluderanno, - e gli operai tenuti da un obbligo di natura differente: da quello, cioè, soltanto di non richiedere un trnttamento migliore per tutta la durata delle tariffe. Tale concezione si trova qua e là nella dottrina ed è proprio quella che troviamo nella nostra Rela– zione. Per essa effettivamente sarebbe valida, ed esente da responsabilità da parte degli operai, la conclusione di contratti, difformi dalle tariffe, con imprenditori ad esse non vincolati. La questione sopra esposta, in questi termini, non esisterebbe ..Ma con tale costruzione indeboliremmo tutto il valore dei concordati, quand'anche potessimo trascurare i documenti della pratica, attestanti il preciso e vi– cendei:ole obbligo delle parti di far passare nei con– tratti di lavoro le clausole delle tariffe. Poichè quella formula, autorizzando l'imprenditore a non osservare il concordato quando gli operai non ne chiedano l'applicazione, contraddirebbe al concetto che le con– dizioni delle tariffe rappresentano dei minimi- come ammette Ja stessa Relazione -, e non garantirebbe alcun innalzamento e livellamento dello sta11dant of li{e degli operai. Però il concetto della Relazione, inaccoglibile pel diritto attuale, meno ancora dovrebbe essere accolto dalla legge futura. La quale dovrà, tuttavia, cercare per altra via di evitare che il concordato possa creare una causa artificiosa di disoccupazione, e san– cire sem1>reuna diversa ripartizione degli oneri con– trattuali per non togliere da un lato quello ch'essa concede dall'altro. Vogliamo notare, a proposito, che nessun contri• buto a risolvere i11 questo senso la nostra questione apporta la formula dell'art. 12 del citato disegno di legge francese, quau<lo dichiara che le parti stipu– l11nti un concordato possono impegnarsi a rispettarlo o nei soli contratti di la,·oro che conclucloranno tra loro, o per ogni contratto di lavoro, epJ>Crò anche in confronto a soggetti non vincolati dalle tariffe. '.l'utto il valore di questa norma interpretativa si riduce a da.re una portata certa all'intento delle pasti, nel caso che sia dubbia la sua estensione. Poichè allora ci si dovrà decidere per il meno, e ritenere che le parti siansi obhligate al rispetto del concordato nei soli contratti di lavoro, r,ui parteci– pano da una parte e dall'altra concordatari. Ma nessuna disposizione dà quella norma pcl caso che, risultando certa una contraria volontà, si riscontri la configurata sproporzione tra la domanda e l'offerta di lavoro. La formula, che, secondo noi, potrebbe allora meglio rispondere all'entità del nostro fenomeno economico, sarebbe quella che eliminasse la responsabilità sud• detta dell'operaio che s'impegna. presso un impren– ditore, non vincolato dalle tariffe, a condizioni da queste diverse, quando l'operaio potesse dimostrare cli non aver trovata occupazione presso gli indu– striali concordatari. S'intende che dovrebbero, ciono– nostante, restare integre le sanzioni sochtli che - presupposta l'appartenenza dell'operaio contrayve– niente ad un'associazione - fossero stabilite nei rapporti interni per i lavoratori che non si manten– gono fedeli alle tariffe anche in confronto ad estranei. Non è dubbio che, nel normale svilu1>podei rapporti associativi, tali sanzioni saranno controbilanciate da sussidi per la disoccupazione o da altre provvidenze della mutualità. Cosl soltanto, e con un beninteso temperamento degli interessi opposti delle parti, si riuscirebbe allo scopo - da tenersi J>resente dalla legislazione - di non trasformare in uno strumento di danno per gli operai quel meccanismo contrattuale, ch'è sorto dappl'ima in loro ravore. (La /ìne ol pro.u<nw 1u111kro). Prof. GIUSEPPf; MESSL\'A. L'ORGANIZZAZIONE DI RESISTENZA I ITALIA È uscito in questi giorni uno studio del dott. Renato Brocchi sulla II organizzazione di resistenza in Italia,, ( 1 ) che mostra la maturità dell'ingegno e l'onesta serietà delle idee dell'autore, precocemente rapito al Partito Socialista e alla buona causa proletaria. Lo studio merita di easer letto attenta.mento da quanti si interessar.o del movimento operaio, quantunque, n per la incompiutezza riel materiale, che è a disposizione di chi vuol accingeui allo studio delle nostre organiz– zazioni, e per la povertà delle fonti, cui l'autore ha 'httinto per i necessari e utili confronti coll'estero, il libro del dott. Brocchi non rappresenta che un primo· coraggioso tentativo per una esauriente trattazione del problema. dell'organizzazione di resistenza in [talia. Tralasciando di ricordare la parte storica del movi– mento operaio italiano, che comprende buona parte del lavoro del Brocchi e che potrà essere utilmeut& ripresa quando le singole Camere del Lavoro e le Federazioni avranno, sui documenti a loro disposizione, raccolto, categoria per categoria, tutto il materiale che è ora impossibile ad un solo di rintracciare, noi ci ferme– remo sulla seconda parte dello studio, nella quale l'au- t') oou. 1t1nu:ro BROCCHI: L'orqcmtzwzlo11e dt ,·uisttnza In Jtalfa. Macer11ta, Lll>rerla Edttrtco llarchlglana, Jt01. - L. 11MI.

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