Critica Sociale - Anno XVII - n. 6 - 16 marzo 1907

84 CRl'f!CA SOCIALE suoi migliori, procurando loro una vita materiale de– cente e delle soddisfazioni morali, è poco da sperare che il movimento operaio possa trovare in se stes~o le forze che devono dirigerlo e guidarlo. Il Partito Socia.lista deve perciò ritoroare sui suoi pas~i e destinare maggiori energie alPorganizzazioue operaia; la quale, oltre che per quanto si è esposto sopra, per la povertà della nostra cultura generale, non può ancora trovare in sè uomini capaci di assumere la direzione dei movimenti operai, sempre pili vasti e complessi. Prima bisognerà che i! nostro proletariato, a mezzo delta cooperazione, della mutualità, della organizza– zione di classe, si prepari un 1 aristocrazin operaia che sappia consigliarlo e dirigerlo. Ed è anche per questo che non sarà mai abbastanza raccomandato di inte– grare la resistenza colla mutualità. e colla cooperazione, perchè nell'amministrazione di queste varie imprese i lavoratori si acquisteranno quelle qualità tecniche e quelle cognizioni amministrative e teoriche che occbr-. rono per dirigere un 1 ozienda così difficile, com'è quella della resistenza operaia. . . . Jl Partito Socialista 1 in Italia, come altrove, è stato il padre dell'organiua.zione di classe e le ha dato 1 ol– trechè Panima 1 gli nomini. Ma in questi ultimi tempi, dilaniato prima dalle interne loUe, occupato troppo di questioni politiche e teoriche, ha trascurato il movi– mento di classe. E intanto i sindacalisti compivano, indisturbati, la loro opera dissolvitrice nelle organizza– zioni, predicando l'odio agli intellettuali, la maturità del proletariato, la resistenza infantile, lo sciopero ge– uerale e la bestia trionfante. Bi:-ogua ritornare sui nostri passi, se uon vogliamo che il Partito Socialista resti con uu pugno di mosche e ~enza proletariato nè organizzazione. Bisogna strin– gere più stretti e intimi i viucoli 1 ora rallentati, fra organizzazione e partito. Ciò spiacerà ai fossili corpo– rativisti, che limitano il movimento operaio ad un gretto spirito di egoismo di casta, e ai sindacalisti, che non amano intellettuali nel movimento operaio, per potervi dominare essi, i non proletari fuorusciti della borghesia, proletari di elezione. Una propaganda puramente basata sul miglioramento delle condizioni materiali manca di ogni forza senti– menlale ed è poco efficace. Una propaganda tutta ide:-i.– lislico. e av veuirista è vuota. di senso e del tutto sterile. Se il Partito Socialista si disinter<)SSerà dell'organiz– zazione (lo stes,;o Avanti! uou sente abbastanza i bi– sogni o le aspirazioni della ma<,sa proletaria. organiz– zata e sembra a volte diventato perfino ufficioso b. materia di legislazione sociale), raccoglierà quello che hanno avulo i socialisti tedeschi e vedrà riprendere vigore la controrivoluzione dell'individualismo sinda– calisla1 contro la quale devono coalizzarsi tutte le forze veramente socialiste e proletarie del paese. Bisogna che gli nomini, che si dicouo socialisti, scon– fessino apertamente questa risurrezione del dilettan– tismo iudividualista-anarchista e lascino cosi formarsi quel partito sindacalista che si v,, già delineando, te– nuto a battesimo a suo tempo dai ferriani o dagli in• transigenti. Occorro altresi che il Partito Sochdisla si faccia no po 1 meno parlamentare. Ormai la mania della legisla– zione, reg.i.lata da uno Stato etico, è diventata addirit– tura iucredibile. Senza organizzazioni e senza coscienza polilica nelle masse proletarie la legislazione è uno scherzo di cattivo genere, fatto per creare delle disil• luzioni balorde e perniciose. Non c'è classe ora che non aspetti legge, e i deputati fauuo come i bambini che giuocauo all'uomo di Stato. Studiano, preparano dei progetti, che il Parlamento non vota, e che il proletariato nou capi~ce 1 non vuole o nou domanda. Lo Stato etico; lo Stato paterno! Ma. chi muovere, se non si muovono quelle piccole schiere organizzate, che pure hanno già. un embrione di coscienza di classe e di coscienza po– litica? Bisogna che il Partito Socialista obblighi i suoi uo– mini a ritornare in mezzo alle classi operaie, perchè è qui, e qui soltauto, che possono trovare l'elemento ve– ramente socialista; a riprendere il loro posto nelFor– gaIJizzazione di mestiere, che minaccia di diventare del tlttto acefala; a mettersi a disposizione delle Leghe, viverne la vita 1 sentirne i bisogui e le aspirazioni, di– fenderle e guidarle. Il partito deye sopratutto: a) preparare uomini per le organizzazioni operaie, scegliendo i migliori fra queste e assistendoli e guidandoli nella loro coltura intellettuale e tecnica; organizzando cor:;i per orga– nizzatori e amministratori di leghe, cooperative, mu– tue, ecc.; ò) far propaganda fra le masse per convin– cerle della necessità. degli impiegati per le istituzioni proletarie, della utilità di trattarli meno peggio e di seguirne il consiglio, della assoluta uecessi tà. del1 1 ordine e della disciplina nelle battaglie proletarie i e) prestare, coi suoi giornali e a mezzo dei suoi uomini, tutto Jla.iuto possibile all'organizzazione di classe. È qui che il Partito Socialista _rteve trovare sopraiutt,) le sue schiere agguerrite per portarle nellù battaglie contro 10 sgoverno che ci rov:na: non nelle classi medie e fra i dilettanti di socialismo, che non hanno e non pos– souo avere capacità e spirito di resistenza e che diser• tano presto e facilmente le bandiere, abbracciate negli entusiasmi giovauili. Il problema non è problema teorico 1 ma è problema importaute e urgente. Se noi nou sapromo, iu questi auui di relativo slaucio della produzione, r~nforzare le nostre organizzazioni e rinsaldare le file del proleta– riato, alle prossime crisi noi perderemo tutto il poco conquistato e ritorneremo a ballare il ballo dell'intran• sigenza, della rivolllZioue, della reazione,, del sinda<:a– lismo e dello sciopero generale. E gli stracci a.udranno, ancora una volta, all'aria! 1 FAUS'l'O PAGl,IAUI. Politica del lavoro I CONTRATTI COLLETTIVI DILAVO elapersonalità [inridica 1lellc Associazioni pr fessi IL La seconda parte della Relftzione Murialdi risponde ancor meno della precedente al primo postulato di politica legislativa che abbiamo enunciato in prin– cipio. l~ vero che qui s'incontravano le maggiori difficoltà: si trattaYa d'individuare e coordinare com– plessi fenomeni economici, vincendo pet giunta Je inesatte valutazi(lni che nella pratica quotidiana no– stra spesso se ne fo.nno. La. Relazione non v'è riu– scita, epperò l'opera legislati\•a, che la seguisse in questo punto, coarterebbe i rapporti sociali, impo• nenclo loro un regime artificioso, cui non s'adatte– rebùero.

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