Critica Sociale - Anno XVII - n. 6 - 16 marzo 1907

CRlTICA SOCIALE 93 noi il Murri, affermando senza ambagi che i, i r:attolici 1·app1·esenlano inte,·essi cui conviene una potilica ag1·m·ia e p1·oteiionista, e che quindi teme1·amio ogni i·imaneg– giamenlo d'imposta che possa g1·a11al'e sulla p1·op1·ietà te,n'era ed accresce,·e il disagio a vantaggio del prole• ta1·ialo della città e dell'industi·ia n· Non C lotta di classe questa, non è couflìtlo rli inte– ressi economici, e può essere invece collaborazione di clasl'li? Ed è riducibile questo antagonismo? La risposta negativa non pare dubbia. La proprietà. terriera ba bisogno di da?.i sul grano per conservarsi una rendita marginai<'; i proletari lot– tano per il pane a buon mercato. A che prò, dunque, propugnare, anche lealu1eute, da una parte una legge sul contratto di lavoro, sul riposo festivo o sulFispet• torato, se, dall'altra, per mantenere rimunerativa la produzione granaria, si grava la mano sul salario e si paralizza il moto a::icensionale della "potenzialità econo• mica del proletariato? Questo è ,'tuo degli esempi più notevoli i ma altri E-ene potrebbero aggiungere per suffragare la nostra tesi. ll partito cattolico, nello svilupjìO di un programma economico•politico, :si dibatte in mezzo a difficoltà. ed 1~ contraddizioni, che tolgono ogni importanza positiva alle pili elevate finalità di fratellanza e di collabora– zione di classi! 'l'ali difficollà, tali contraddizioni poco appariscenti oggi per la ancora poco definita separazione delle classi detentrici del reddito, si delineeranno un giorno più chiare, più precise, più risolute, quando la scissione tra la proprietà rurale e l'industriale sarà. genera– lizzata. Il partito cattolico, incarnando in !iè gli interes11i della prima, sarà naturalmente spinto a sollecitare per essa favori j e questi, sotto forma di dazi, di sgravi, ecc., nou potranno che tendere ad aumentare o a mantenere alta la rendila della terra e quindi a costituire dei monopoli in danno delle altre due classi. ::\fa contro tali favori si leverà la classe industriale, che, come ri– leva Loria, bisognosa di dart, agli operai una. vita fa– cile e poco costosa, combatterà i dazi protettori, d 1 ac• cordo in tale lotta col proletariato. Da questa lotta, che si farà sempre più aspra, tra la tendenza conservatrice, incarnantesi nel partito catto– lico, e la liberale, rappresentata dal capitalismo indu- 8triale, trarranno utilità le classi lavoratrici per uno svi1UJJPOdeciso della legislazione operaia. Sintetizzando questo complesso fenomeno di azioni e reazioni, dobbiamo conohiudere che, per un fatale pro– cesso di corrosione, dovuto alle intluenze dell'ambiente ed alle aderenze che legano il partito cattolico alle classi borghesi, i vividi colori del suo programma economico-sociale tenderanno, nella prova dei fatti, a smorzarsi 1 a perdere della loro iutensità 1 per ridur1:1i solo a rappresentare le sfumature di no partito con– servatore un po' pili progredito e un po' più consape• vole dei diritti altrui. Esso diventerà sempre più il rappresentante della media proprietà terriera, desiderosa, come afferma il Murri, di avanzm·e i suoi affari nella tranquillità. Ma, per converso, gli sfuggirà sempre più il proletariato industriale ed agricolo, nonostante Pap, poggio dato alle leggi ope.raie 1 perchè dei suoi vitali interessi non può farsi campione. Il proletariato ha bisogno di resistere alla classe borghese e di aumentare i salari, di proclamare scioperi quando le condizioni dell'ambiente gli lasciano scorgere qualche probabilità di vittoria; di sostituirsi agli imprenditori, assumendo l'esercizio dell'impresa, quando ne ha i mozzi e se ne crede capace; di aumentare in tutti i modi la sua po– tenzialità di acquisto di beni economici con Coopera– tive di consumo, di previdenza. Questa triplice azione, che converge molti mezzi allo stesso scopo, alla elevazione della classe, e si manifesta oggi là dove i cervelli dei lavoratori non corrono dietro alle vacue formule rivoluzionarie, non può essere parte fondamentale e sicura del partito cattolico: troppe tra– dizioni, troppe fibre lo mantengono aderente alle classi, che dallo ascendere irresistibile del proletariato temono danno! Se gli è dato di svolgere la seconda e la terza puto di quella triplice funzione (per mezzo di Cooperative, di affittanze collettive, di Circoli educativi), non può tuttavia farsi decisamente promotore di scioperi contro In proprietà rurale o contro le industrie, per sostenere uno. delle tante rivendicazioni operaie. Obbietterà. ta– luno che, se non è funzione del partito cattolico lo scatenare scioperi, lo é tuttavia quella di giungere allo stesso scopo, mediànte il $uo prog1·amma di pal1·onato. .Maqui s: fa. appello a principi molto generici, che pre• scindono, ahi troppo!, dalle condizioni reali della psiche imprenditrice, anche di quella che mostrn, colle opere benefiche, di .saper megli.o comprendere i precetti evangelici. Ci vorrebbe una pleiade di Léon Harmel, e le nostre pianure, le nostre valli, dove fumano i ca– mini e stridono in moto incessante le macchine, du– vrebbero trasformarsi in tante u Val de bois 11 • Ma gli Harmel sono piaueti che descrivono solitari la loro orbita nel mondo degli interessi economici; i loro "co1i– l1w·i,, sono stuolo immenso, e, per forza istintiva, e per necessità di coucorrenza, tendono a for sopravalu– tare quanto più pos!lono i loro servizi, mentre di fronte a loro aumentano, fino a diventare talvolta poco con– ciliabili colle condizioni delle industrio, le domande della mano d 1 opera. ù. GOIUA. CRONACA SOCIALE le migrazioni interne in Italia, il fe11ome110 nel suo complesso e sue cause. - Le correnti mi• grntorie. - De domie. - il collocamento. - La vita cleW~– IJlig1w1te. - Le corre11ti'. periodiche più i111poru111ti e la 111011• clatlo-(1del 1·iso. - I p,·ovvedimenti necessart. Il fenomeno nel suo complesso e sue cause. - L'Ufficio del Lavoro pubblica 11u pregevolissimo studio sulle migrazioni lnterue in Italia nel 1905, che serve ad illuminare la enorme importanza di questo grandioso fenomeno e a dimostrare l'urgenza. di pronedimenti che servano a regolarlo. Souo circa 859.000 persone che partono nell'anno dallo loro provincie per cercare lavoro in altre provincie d 1 Italia. Di esse l'85 ¾ souo assorhlte dalPagrlcoltura propria– mente detta, mentre (rii altri la\'ori hanno una impor– tanza relativamente piccola nel determlnare correnti migratorie interne. Le inrlustrie edilizie o i la,·ori di fa– tica più o meno annessi a queste industrie dànno luogo solo a. 61.250 partenze t7 ° .. 0) che gravitano ,·eri!I0 l'au– tunno; la pastorizia a 22.600 partenze; la silvicoltura, il taglio <lella legna, la fabbricazione del carbone a 20850; di minore importaoM sono le correnti cleterminate dal sotif1cio, dalla fabbricazione doì laterizi, dai lavori delle miniere e solfare, della pesca. L'attività migrato,·ia, dato il preYalere dell'elem ento agricolo, aumenta e diminuisce di pari ))asso con l 'at.ti – vità agricola. Nei primi quattro mesi dell'anno ess endo pochi i lavori agricoli ohe si compiono, il numero dei mi– granti è scarso (137.000); cresce invece nel periodo dal maggio al luglio (4.31.000) per la bachicoltura., la mieti-

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