Critica Sociale - Anno XVII - n. 3 - 1 febbraio 1907

CRI1'TCASOCIALE 3i Problemi del lavoro LA CONNESSITÀ DEI PROBLEMI DEL U VORO Necessità di uncoordinamento amministrativo Quando s'invoca l'intervento dello Stato nelle que– stioni del lavoro - dato che le industrie siano svi• luppate e le due classi che stanno di fronte siano così forti da esplicare una propria politica d'inter– vento - è certo che questa politica deve seguire delle direttiYe generali al fine di evitare le risolu– zioni atomistiche ed empiriche. I problemi del lavoro non si affrontano utilmente se non nella loro complessità. Ogni problema è così intimamente legato colla 11oluzionedel problemR con– nesso, che si farebbe opera contraddittoria, vana e talvolta dannosa., cercando la soluzione singola dei singoli aspetti che presenta la grande questione del lavoro. Pur troppo sinora, e per legge fata.le di sviluppo, i problemi concernenti la vita e l'evolversi dei lavo– ratori trovarono in Italia risoluzioni parziali, atomi– stiche, indipendenti, a seconda delle urgenze del mo– mento e delle pressioni degli interessati. Un esempio impressionante di queste risoluzioni occasionali ce lo offre il problema più grave e fon– damentale che presenti la vita travagliata dei lavo– ratori: il problema della disoccupazione. Il problema non fu mai impostato in termini ge– nerali, con metodo largo e sicuro, cercando le ori– gini del fenomeno; i provvedimenti adottati furono sempre provvedimenti di polizia e riuscenti piuttosto a quella politica dannosa ed anti -economica., che con– siste nel calmare le agitazioni della piazza con Pof– ferta di lavori pubblici, concessi con precipitazione e senza calcolarne la produttività futura. La risoluzione empirica portava, nella sua estrin– secazione pratica, ulteriori inconvenienti. Mano mano che il legislatore, costretto dalle necessità del mo– mento, risolveva empiricamente un aspetto della que• stione del lavoro, veniva affidato il provvedimento all'amministrazione che sembrava più competente in riguardo perchè continuava l'amministrazione de] ser– vizio creato. Dopo qualche tempo si creava una serie di distretti amministrativi, i quali tutti conceraevano vari aspetti del problema del lavoro; distretti ammi– nistrativi agenti per proprio conto, senza un'intesa o un legame apparente, tal volta rinchiusi nella cerchia d: uno stesso dicastero, talvolta sparsi e suddivisi fra dicasteri diversi. Non è chi non veda subito come questo sistema anarchico di affrontare, trattare, risolvere problemi fra loro connessi, anzi i diversi aspetti di un unico problema, possa dar luogo a conseguenze gravissime. Certo è che tale sistema, tra gli altri svantaggii ap· porta un costo maggiore nel funzionamento dei ser– vizi, una lentezza burocratica centuplicata nel di– sbrigo di alcune pratiche e, quel che più importa, una diversità di indirizzo nella risoluzione delle stesse questioni, quando queste si presentano in campi apparentemente diversi. Non insistiamo sulle maggiori spese che importa. la trattazione frammentaria e sparsa di uno stesso servizio - perchè è assiomatico che il concentramento di piccole aziende in una grande e ben disciplinata azienda importa sempre una diminuzione di spese generali d'esercizio. Vogliamo invece fermarci un momento sulle lentezze burocratiche che importa, per alcuni affari, la divisione dei servizi in unità staccate ed indipendenti tra loro. È noto come, accanto alle amministrazioni, esistano organi consultivi e di controllo, Commissioni, Con- sigli superiori e via dicendo. Una " pratica ,, qua– lunque, nel senso burocratico della parola, deve fare la trafila e passare per questi diversi organismi, che talvolta si riuniscono a diversi interva1li e che non si trovano mai in coincidenza d'orario. Qualunque pratica che abbia qualche attinenza a diversi servizi - e non è difficile il caso, perchè tutti i problemi di lavoro sono interdipendenti - deve trascinarsi per un tempo indefinito a traverso ai diversi Uffici com– petenti, alle diverse Commissioni o Consigli Supe– riori non meno competenti; creandosi così un sistema in sommo grndo ostruzionista. Ma il peggio è che Pindirizzo unico, sicuro, che deriva dallo studio comprensivo di tutta la vita com– plessa dei lavoratori e che deve rinfrangersi nella risoluzione dei singoli problemi, viene ad essere reso inattuabile col sistema della divisione anarchica dei servizì. Avremo sen1pre delle decisioni contraddittorie e cozzanti fra loro, fra problemi della stessa specie, solo perchè vengono trattati da organismi diversi. Perfino se questi organismi si trovano raccolti sotto le ali di uno stesso dicastero - e questo potrebbe parere esagerato - si hanno esempi talvolta di di– vergenze di vedute e di indirizzi affatto diversi nella risoluzione di identici problemi. L'esempio evidente ed impressionante lo si ebbe ultimamente nelle leggi presentate al Parlamento da un Ministro di agricoltura e risguardanti H si– stema di coltivazione dei demani comunali o degli usi civici da parte degli utenti e dei comunisti. Le leggi, essendo uscite da Uffici diversi, portano a conclusioni opposte - eppure gli Uffici apparten• gono allo stesso dicastero e lo stesso Ministro fir– mava le due opposte concezioni e risoluzioni. E così, mentre un disegno di legge sui demani collettivi del Mezzogiorno esaltava il principio della coltivazione collettiva e giustamente combatteva il principio della quotizzazione dei beni - mentre lo stesso concetto era accettato dall'art. 30 della legge 31 marzo '904 sulla Basilicata - la legge 13 dicembre '903 su] bonificamento dell'Agro romano, e poi il successivo regolamento, consacravano il principio della quotiz– zazione del demanio collettivo. E necessario quindi che cessi questo stato clianar– chia amministrativa e legislativa. Questo bisogno di sintesi e di unicità di intenti e di indirizzo fu già avvertito negli altri paesi, ed assistemmo e conti• nuiamo ad assistere al concentramento amministra• tivo di tutti i servizi concernenti lavoro e lavoratori nella legislazione straniera. Specia.lmente nei paesi latini questo movimento è evidente e fatale. E questo si spiega pensando come, nei paesi latini, solo recen– temente si siano venuti affermando, sotto la pres– sione del proletariato organizzato, i problemi del lavoro ed il conseguente intervento dello Stato nella risoluzione di detti problemi. Per cui si può dire che, se dapprincipio si organizzarono servizi affret– tatamente, per ottenere una immediata corrispon– denza all'urgenza dei bisogni, ubbidendo alle esi– genze delle nuove forze che entravano in campo, e non affrontando il problema nella sua interezza; ben presto, col funzionare autonomo dei diversi organismi creati, l'esperienza dimostrava gli inconvenienti di organismi e di disposizioni frammentarie ed incerte. Assistiamo allora ad un movimento di concentrazione - che culmina in Francia neffistituzioue di un .Mi– nistero del Lavoro. Il Ministero del Lavoro non ha importanza sola– mente di concentramento amministrativo, ma acquista una speciale portata politica, una portatn di diritto coatituziouale, per l'entrata nel Gabinetto, o meglio nel potere esecutivo, di un rappresentante diretto degli interessi della classe lavoratrice. Ma, trala– sciando la portata politica di un concentramento di servizi amministrativi 1 trascurando cioè di parlare

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