Critica Sociale - Anno XVI - n. 22 - 16 novembre 1906

CRITICA SOCIALE 347 o vizio di costituzione lo loro mancanze, i sociologi del• l'oggi, dal pergamo del rinato idealismo, tornnno a pron– dore n scappellotti l'umanità, imputan(IO a sua colpa lo sue miserie e i suoi mali, o attribuendo, chi a mal vo– lere, chi a c1ifetto di \TOlontà, il sorgere o il non sorgere flel socialismo. .Da un eccesso siam caduti in un altro. Dal credere che il socialismo fosse una pura necessità meccanica o materiale, s'è finito da tutti ad ammettere che esso sia un libero prodotto dello spirito umano, avulso in tutto dall 1 amblentc esteriore; o con I.i stessa logica con cui i socialisti alfermano che la questiono socia.lo non sin altro cho questiono di sentlm{lnto, od affermano, al pari di Giulio Destrée, che por cambiare il mondo basti ap– plicardi in ordino principale n cambiare gli spiriti e i pensierl 1 come r10si trattasse cl'un processo analogo a quello che i belli spiriti veglion si usi in America por trasformare d'uu colpo i suini in salsiccie 1 o viceversa j gli antisocialistl (e forse con mnggioro coerenza) soston• gono cho il mo\'imcnto operalo è un mo,•Jmento artift– ciale, non à. ragion d'essere, ò tutto dovuto alla propa– ganda Interessata di pochi sobillatori, e giungono al 110,i plus 11ll,•a 1 affermando, come afferma. Leroy-Beaulieu, che gli stessi bisogni della classe operaia non sono bi– sogni, ma sentimenti sprogovolì di bramosia, i11vidia od avidità. Noi invece abbiam ,•isto come il movimento rivoluzio– nario della classe operaia sorga da una. neces-iità psico– logica che à i propri cardini in una necessità materialo. I lavoratori oggi, per quanto, oggetti\'amente parlando, stiano mono peggio d'un tempo, vogliono e cercano star meglio perchè sentono aouto e forte lo stimolo a<l una vita migliore, perchè il numero dei loro bisogni è cre– sciuto, perchè la loro i)ersonatità o la loro Jlsicologia ei sono evolute e perrezionate. " So si dà. uno sguardo retrospettivo al cammino per– corso da secoli•· nota Alessandro Chiappelli (I)- i lavo– ratori, invece di gettare l'anatema sulla società. contem– poranea, dovrebbero piuttosto benedirla. Ma ciò che li volge contro di es"a è, da un Iato, la incertezza del sa– lario ))Or le fluttuazioni perenni del mercato mondiale, dove l'artigiano del medio-evo trovava la certezza del ,•ivere nella solidarietà delle Corporazioni di cui faceva parte, e, dall 1 altro 1 specialmente il ratto che i progressi precedenti rendono le moltitudini operaie sempre plù ribelli al mali o più sollecite di nuove conquisto. Se miche non è ve,·a la tesi del Georgechecolprogressocresce la misei•ia.certo è che questa è divenuta tanto pilÌ visibile agli uni, ti pih sensibile agll altri. Colle libe,·tù civili, col• l'tstn,zi1J11e diffusa tielle classi popolari 1 queste sono poste in grado di, sentire tanto t1W7Uiorme,ite la differenza eco,. nomica, senza correggerela quale le liberUi con~dute o co11quistate le sembrano poco meno clu irriso1·ie. l..e cause sono, llw1que,più. (l'indolemo,·ale che matei·iale. ,, Sì, le cause immediate sono d'indole morale, non le remoto; poichè - a mono che non si voglia ammettere nel campo psicologico il fenomeno della generazione spontanea - l'e\·oluzione morale della classe operaia è stata dotorminata dall'ambiente, non nascendo il socia– lismo ovunque o comunque, ma essendo un fenomeno peculiare dei nostri tempi o di alcuni paesi; dei paesi, cioè 1 a regime Industriale, dove si è affermato e si ar– forma continuamente il dissidio trn. capitale o lavoro Abolite questo due parole o mettetelo anche iu seconda linea, o voi potrete par·lare di cento cose: di ingiustizia, di miseria, di malcontento 1 di desiderio del meglio, e via dicendo, di coso cioè cbo ci sono state da. chn mondo ò (') Al.E~i!ANOKO Cl!IA.l'PELLI. /I ,otioU•mo t U fUll3itrO rnodt/'110. - J,"lrl'IIZ<?,1897, pag. 2'11. mondo o che ci saranno In eterno; ma non parleroto di socialismo, valo a dire della tendenza a basare la società sul lavoro 1 abolendo i privilegi del capitale. Prescindete dall'ambiente operaio; prescindete da:la fabbrica e dalla grande indu".llriai prescindete dal salariato, e Yoi non comprenderete più un movimento che è dato esclusiva– monto dal contrasto crescente tra le mercedi o i bisogni 1 e che trova nelle sole condizioni del regime borghese la sua ragion d'essere. " Jl sociaUsmo - scrivo Antonio Labriota (') - ha il suo fondamento reale sollauto ,iella p1·ese11tecondizio,1e della societl, capitalistica, e in ciò che il prnletariato e il 1·ima11ente popolo minuto JJosso110 volere e fare. ,, " Possono volere ,, e non " vogliono 11 scri\•e, il La– hriola; in quel possono sta tutta la differenza tra la sua psicologia o quella d~gll antimaterialisti. La t•olont(i cli cui parlano questi è campata in aria, la volontà di cui parla il Labriola si baso. su determinate condizioni so– ciali, senza le quali es1111 non esisterebbe o sarebbe pla– tonica. E noi Pabbiam visto quali siano queste condi– zioni. 1\: il sistema capitlllistico, ò il sistema della grande industria, insieme a tutto il presente ordinamento mo– rale e politico, che ànno sviluppato nell'operaio nuovi dolori e nuove esigenze, creando contemporaneamente nuovi mezzi per la loro socldlsrazione. Ora, quando i mezzi sono economici, o l'operaio trova. nel salario h\ sua soddisfazione, noi possiamo concepire il beiicssero della classe lavoratrice che si sviluppi in un certo accordo con quello della classe capitalista ed abbiamo un movi· mento apolitico che, al par di quello dei lavoratori in– glesi, riesce mono ostico n.lln. borghesia; ma quando I me:,;zi si mutano, quando l'operaio, tro\'ando ostacoli insormontabili o più resistenti nel campo economico, può agire con pii'1 facilità. e maggior profitto nel campo politico per orientare in suo favore il Governo e lo Stato, allora sorge spontaneo ovunque quel movimento socia– lieta che, se suscita i fulmini morali, fllosoftci ed econo– mici di tutti coloro che ee ne seuton colJ)iti, non cessa per questo d'ubbidire a ferreo leggi o ad impellenti no– cessità. (0:mti,ma) CAULO PF.TROCCIII. (I) /ll1m>rrt11do di, socf.aU,mo e dL fflosoffa, Roma ISH, p. 9S. DallaDichiarazione d idiritti al Manifesto deicomunisti m. Nella cerchia d'ideo del Locke intorno alla proprietà, ai aggira una moltitudine di scrittori, illustri ed oscuri, preparatori e taluni anche attori della grande rivo– luzione. I limiti di questi articoli non mi consentono di soffermarmi sui minori: lasciando da. parte lo stesso Montesquieu, vengo senz'altro ad esaminare le teorie dell'ispiratore più diretto della Déclaration clestlroits, J. J. Rousseau. Senza dubbio in lni In. teoria della proprietà è strettamente conne1:1sa col principio del contratto socinle; e sarebbe utile determinare il va– loM di quest'atto, col quale, a ristabilire i diritti naturali di libertà o d'uguaglianza, distrutti dalle appropriazioni individuali dei mezzi di produzione, tutti gli individui dovrebbero compiere l'alienazione totale dei diritti naturali alla comunità, por riaverli trasformati in diritti ci\•ili. Sed non est hic locus per un'ampia discussione. Qui

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