Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906

CRITICA SOCIALE 271 COLONIZZAZIONE E CRIMINI TROPICALI Lo inchiesto recenti sul Congo, e, più delle inchieste, lo pubblicazioni private d'ogni genero intorno alla vita degli Europei nei paesi tropicali, hanno ratto conoscere al pubblico quanto coloro, che conoscono bene Io re– gioni tropicali, sanno da tempo: che, cioè, nei paesi caldi, gli Europei, con ogni facilità, si abbandonano al delitto o diventano dei criminali. L'opinione pubblica si è sollevata contro le atrocità del Congo, e ba domandato la punizione esemplare di quanti, tra i bianchì, si sono macchiati laggiù di delitti di lesa civiltà, e non è mancato chi alln colonizzazione In genero ha fatto risalire la responsabilità prima di questi reati. Si è detto e ripetuto che Il desiderio di conquista e di riMhezza ò la leYa che agisce nei climi caldi 1 togliendo al bianco ogni potere di inibizione: e si ò aggiuuto che ultima determinante ai crimini è la sicurezza che il crimine vn impunito, quando unici te– stimoni sono dei poveri negri ignoranti, o quando i reati hanno per ambiente la maestà delle foreste vergini, o il silenzio sconfinato del deserto. Cosl l'opinione pubblica è stat~ trascinata a. giudizi che non rispondono alla verità psicologica. dei rattii e, attrr\\'erso alla visione sentimentale della civiltà, si ò dimenticata per intero di chiedersi, se molti crimini tropicali non trovino per enso la giustificazione loro, o almeno la loro logica esplicaziono 1 nell'ambiente stesso. Se cosl fosse, molte accuse lanciate contro al principio colonizzatore cadrebbero facilmente; e rorse si vedrebbe che non la colonizzazione è pericolosa, ma che dan– nosa. è la colonizzazione di talune determinate regioni, specialmente quando è accompagnata dall'isolamento quasi assoluto del bianco, o almeno quando non è fatta da individui perfettamente equilibrati. A tutto ciò ho pensato più volte, leggendo lettere di medici amici, o compagni di studì, oho s~ trovano nl Congo, ed ho ripensato traducendo per ragion di studio un classico volume di malattie tropicali (il trattato del Meuso), ove più di una volta mi venne ratto di trovare la chiave psicologica di reati, che altrimenti la nostra mento non saprebbe spiegare. g avevo formulato tra. me o me il desiderio di met– tere in iscritto quanto anda-rn leggendo a spizzico nelle lettere di amici congolesi, e quanto trovavo sparso nelle duemila pagine del trattato di Mense, quando in buon punto ò apparso nella Revue gt}nlrale des sciences un lungo studio del dott . .A.. Curoau 1 vlce•dirottore generalo al Congo, il cui titolo spiega la ragione dello studio stesso: Rssai sw· la psyclwlogi~ de t' Européen aux pays chauds. Leggendolo vi ho trovato riunite molte osser– vazioni già fatte dai medici coloniali, e mi sono con– vinto cho quanto gli amici scrivevano a me dai tropici risponde,·a a verità; e mi ò sembrato interessante rias– sumere, in un tempo nel quale tanto si parla di delitti coloniali o di misure contro di essi, queste note di psi– cologia troJ)icale, che, se non giustificano i reati degli Europei ai paesi caldi, ne attenuano però la portata e danno nel essi una esplicaziono logica, che può essere la bnse per una razionalo profilassi. Chi vuol giurticare con esattezza della psiche del bianco ni troJJici, uon deve dimenticare In primo luogo l'am– biente materiale. Nell'Africa equatoriale specialmente, questo fattore ha una influenza decisiva. La natura op• pone all'opera dell'uomo tutti gli ostacoli più gravi. che la fantdsla può immaginare. · Foreste impen~trabili o sterminate, piani erbosi ove ogni passo è uno sforzo di \'Olontà o di muscoli, flumi maestosi con rapide senza. numero, e cataratte, o vora• gin i, vie che sono soltanto nel desiderio dei topografi: ogni iat1rnte è un ostacolo nuovo o una nuova ragione Cli irritazione e di dolore. Appena giunto in queste regioni, l'Europeo subisco una trasformazione dell'animo: individui equilibratis• simi, sereni, dotati di buoni poteri inibitori in Europa, appaiono in preda ad una eccitazione esaltata. Anche i più forti e i 11iù scettici non sfuggono questa crisi, e chi ha letto scritti conftdenziall di Europei ai tropici può comprendere l'azione disastrosa che il clima e l'am– biento esercitano sull'animo cloi nuovi arrivati. I quali per lo più vengono 8enz'oltro avviati verso l'interno; e il viaggio, gli ostacoli nuovi, il distacco supremo dalle ultime traccie della civiltà, completano Popera disastrosa. Spesso il rimedio unico è l'alcool; e, se lo prescrizioni lo vietano o lo sconsigliano, l'abitu– dine inveterata di questa sostanza ra sì che anche i nuovi arrivati trovino facilmente il mezzo per procu– rarselo. Tanto è vero ciò, che lo Stato del Congo ha preso misure severissime per proibirne l'importazione. La temperatura. completa. l'opera di irritazione che l'ambiento esercita sul nuovo arrivato. lu breve tempo nuche gli spiritl più vivaci si appiattiscono: l'ozio di– venta una necessità flsiologicn, contro la quale ogni reazione ò difficile e talora impossibile. L1organìsmo subisco in breve tempo una depressione: e lo stato di primitiva eccitazione ce,le a questo torpore, che è la base di formazione del particolare spirito coloniale. Tutti i medici dei tropici accennano a questi feno– meni, che in minor grado colpiscono anche gli indigeni. Se ancora lo spirito ha resistito Yittoriosamento a tutto ciò, e se le influenze esterne <11ambiente non sono riuscite a doma.re le energie della psiche, si incaricano di ciò le malattie, numerose, frequenti e di difficile cura. ai tropici, più che in altri luoghi. SJ)eciahnonto lo fre– quentissime forme morbose Intestinali agiscono disastro• samente come depressh'O. Le diarree ribolli, le dispepsie croniche, I1inappetenza 1 e tutta la coorte dei disturbi dell'apparato digerente domano in breve tempo anche gli spiriti più forti, e, se l'apatia. non è intenenuta a togliere ogni desiderio di reazione, subentra uno stato ancor pH1 temibile di pessimismo. Se ciò non basta a complotaro l'opera demolitrice dello spirito, si aggiunge l'lntossicnziono da chinino, so– stanza che oggidl ai tropici, o per ragione di cura., o per ragione di profilassi, ò consumata da tutti in ab– bondanza. E, a completare la lrasrormazione, entra in isl!ena l'isolamento. Lo spirito, come qualsiasi altro or• gano, ha bisono di esercizio; se questo manca, anche le facoltt\ dell"anima vanno attutendosi a grado a gradOj l'anima stessa finisce per raccogliersi in sè medesima, ed ecco l'individuo diventare taciturno, tardo, deside– roso di una quiete, nella. quale la psiche possa adagiarsi senza sforzo alcuno. Restano gli indigeni, i quali J)Otrobboro soli rompere la monotonia <lolla vita. Ma come attaccarsi a dei negri, cosl lontani da. noi per l\bitudini 1 per caratteri psichici, por menh.Iità? 0-iustamento ha osservato Cureau che in tutti noi è la convinzione che la violenza è il metodo più sicuro per mutare radicalmente lo idee e la con– dotta di una razza. E quan<lo si Incontrano popoli re• rrattart al layoro e all'educazione, senza giustificare uò

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