Critica Sociale - Anno XVI - n. 8 - 16 aprile 1906

CRlTICA SOCIALE 123 resta uno scarso avanzo nel sughereto cespugliato del ,•icino Bosco Arcudace. Ll diboscamento fu proseguito nell'epoca feudale con le concessioni enfiteutiche di alcuni latifondi, e portato infine a compimento dalla borghesia sfrutta– trice . .La vendita del legno e del carbone o i buoni seminati per alcuni anni dopo il diboscamento con– sigliarono cli allatimu·e la terra, abbattendo le piante boschive e svellendo i cespugli, cioè rendere lati11a la tcrra 1 ossia facile al lavoro, come il latino ora. stato facile a comprendersi in confronto alle lingue dei barbari, o forse perchò La~lioequivalesse a terra. latina o sboscata, onde la malaria delPAgro romano. La terra che si sboscava in un feudo, e formante UIH\ parte ben definita del feudo stesso, si chiamava. a1>1xo-ecchiata. Ma, in seguito ad alcuni ubertosi raccolti di grano, la terra sboscata si stancò richie– dendo un adeguato riposo ad erbaggio. Intanto il hosco non c'era più 1 nù potcnsi pill rifare con la stcssf~ facilità e tornaconto con cui si era disfatto. L'interesse privato avea essiccato, come in una mi– uicr,t che esaurita non si riproduce, le sorgenti della produzione agricola a danno dei futuri. J~imboschire non era pill possibile a causa cleg'li anni non pochi che senza o con poco profitto occorrono al rimbo– schimento, nel mentre la terra rnggiungeva un alto prezzo. L1i11consulto diboscamento rende molte terre fra– nanti, le quali prima erano rassodate dalle radici J)l'Ofonde degli alberi; fa che le piogge, anzichè goc– ciolare dalle chiome arboree ed infiltrarsi lenta- 111entc nel suolo, dilavino torrenzialmente e non lnscino che poca umidità, per cui prest" i torrenti, rovinosi nelle piene, cessano di scorrere. Le chiome o le radici degli alberi) facendo penetrare più p ro• fondnmente le piogge, dànno ai fiumi un cor.so pii1 regolare e più continuo. Le acque stagnanti d'estate nei letti dei torrenti di,•entano malariche per le zanzare che vi si fermano, e le campagne pericolose e deserte. l.1a superficie boscata-cespugliata è, secondo le statistiche riportate nella inchiesta agraria) il 6,22 per cento della superficie g ografìca di Sicilia. ln tali condizioni il legname da costruzione e quello da ardere manca quasi assolutamente, e doYesi impor– tarne da lontano a prezzo elevatissimo. l'er il le– gname come per il carbone la Sicilia è tributaria nel altri paesi per somma rilevantissima; ed è tri– butaria anche per la importazione di animali da macello e di latticini, essendo quasi del tutto finita In. pastorizia boschh·a. Quanto ag-li imboschimenti invocati, de, 7 esi notare che In maggior parte dei terreni in Sicilia vi è inadatta, do,·e, cioè, giammai esistettero boschi. Si potrebbe in gran parte supplire alla insuflìcienza delle piante foraggiere e da legno con una più estesa cultura di arbusti ccl alberi da frutto, i quali meglio attecchi– sco110e dànno un più largo reddito. Og-gi) per la mancanza assoluta. del legno spontaneo da ardere, e dove mancano i prodotti della potatura, i contadini sono costretti a cuocere con la 1>aglia. La rivoluzione francese e la Sicilia. - Prima di passare alle considerazioai sui nuovi fattori cli vita che il latifondismo siciliano acquistò dalla unificazione politica d'Italia, bisogna sbarazzare un errore riguardante i ra.pporti tra la rivoluzione francese e 1ft Sicilia. Fu dotto che le condizioni arretrate della Sicilia dipendono dalla. sua mancata partecipazione alla ri• voluzione francese. Ciò ò pura mem:ogna conven– zionale in urto con la realtà delle cose. La rivolu– zione france5o passò sul Napoletano; o le provincie napoletane non sono meno arretrato della Sicilia: la Basilicata e la Calabria lo sarebbero anzi di più. La rivoluzione francese penetrò con le armi napoleo– niche in Spagna e in Russia; e a questi Stati non ha nulla da invidiare la Sicilia.. Per converso la ri• voluzione francese non agitò l'fnghilterra; e questa tuthwia è senza confronto piì.1 progredita della Sicilia. Non ò ooi vero che le idee della riYoluzione frnn– cese non ·fossero penetrate in Sicilia. 1 l'utto il mo– vimento, che condusse all'aboli1,ione dei diritti feudali e al rinno,,amento delle vecchie istituzioni parla– mentari con la memorabile e pur disgraziata coRti– tuzione del 1812, prova che la rivoluzione borghese si maturava anche in Sicilia, quantunque vi trovasse terreno meno propizio. Il Oo"erno viceregio stesso avea, gii~ prima, combattuti alcuni tristi avanzi cli harhnre istituzioni feudali e chiesnstiche, ed abolito il '11ribunale dell'Inquisizione. li vicerò Caracciolo nYCYaportato nelP.Amministrazione Pubblica di Si– cilia idee di modernità e di rinnovamento civile. Non fu trascurabile la schiera di uomini di valore che onorarono in quel periodo la 8icilia. li clero, e specialmente quello regolare - i Oesuiti non erano ancora tornati dopo la cacciata per ordine cli papa Clemente xrrr - clava non pochi spiriti ribelli; ed esso si mantenne tale fino alla rivoluzione ciel 1 60, alla quale si mostrò generalmente fayore,·ole, quando altrove il pergamo e il confessionale servivano alla reazione. Non è ancora fatto il bilancio del bene e del male chr apportò la rivoluzione francese in Italia. Certo è che essa arrestò il moto di riforme che si era già iniziato in Napoli e in Sicilia, e provocò la più brutta delle reazioni durata fino al 1860. Le idee degli Enciclopedisti si erano incominciate ad attuare in Sicilia dal vicerè Caraeciolo; ma la bufera francese condusse la reazione fino ad abolire la Costituzione siciliana durata ben sette secoli e rinnovatasi più modernamente nel 1812, sebbene non penetrata an– cora di spirito democratico; la quale Costituzione, quando in Europa non erano altri paesi costituzio- 1rnli che la Sicilia e l'Inghilterra, aveano giurato o l'ispettato potenti monarchi. Carlo V, nei cui Stati il sole non tramontava mai, è li\ in piazza Bologni a Palermo, raffigurato in hronzo in atto di giurare la Costituzione del H.egno cli Sicilia. La Costituzione siciliana era solamente sel'vita. per difendere il patrimonio pubblico ~lalle ladrerie dei Governi sedenti fuori di Sicilia, non a far progredire la icilia al livello del resto di Europa. Se la Sicilia offrì fiacca resistenza alla perdita della Costituzione, si dovette al suo organismo eco– nomico fondato sul latifondismo, che non da,,a una horghesia sufficientemente sviluppata, ma pochi si– gnori della terra e una. turba immensa di villani, e tra i primi e i secondi la classe equivoca. dei cap- 1>eddi. Però la Sicilia, per l'offesa patita, circondò il Borbone d'inestinguibile odio, che fu una delle mag– giori forze per la unificnzione dell11talia. Per lo studio dei co11trasti che offre il car1t.ttere siciliano, per cui la Sicilia riesce mal giudicata, hi– sogna rilevare come, nel periodo della ri\·oluzione francese, da molti in Sicilia. ancora si bamboleggiava di arcarlia, restando ciechi e sordi al moYimento politico e sociale che preludeva al secolo decimonono, e che pur avea scosso le menti cli non pochi spiriti eletti siciliani e sconvolto le antiche istituzioni del– l'l'sola. Sorprende come il Mcli, che sopra gli altri como aquila. vola, non sentisse i nuovi tempi. Questo sublime spostato, nei suoi mirabili versi, cantava. la pastorale e la piscntoria, le bellezze di Nico e il ditirambo dei buontemponi, la. satira alle cosmogonie dei filosofi e le fa.volette morali, senza. che i rumori della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche trovassero un'eco nella sua anima poetica. Dall'arrivo improvviso e notturno a Palermo

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