Critica Sociale - Anno XVI - n. 8 - 16 aprile 1906

122 CRITICASOCIALE scuno. •rra questi duo motivi di azione, come tra due poli, oscilla necessariamente ogni vita. sociale; non è nè possibile, nò desidorabilo sopp:-imcre l'uno o l'altro, poichè Il primo ò uuo stimolo di enorgia, di iniziativa, di perfezionamento Individuale, l'altro è uu mezzo di elevare i cuori o lo intelligenze non meno che <li mol– tiplicare i godimenti materiali; tutti e due combinati o armonizzati sono perciò gli strumenti del progresso umano. Come ò possibile questa armonizzazione? Poichè l'uomo non può vivere nello stato d 1 isolamento, o trova nell'as• sociazione incomparabili vantaggi, accanto agli interessi particolari, che possono differire da persona a persona 1 <levo coesistere un intorosse collettivo, che assicuri l'esi– stenza e la prosporità. dol corpo sociale pel maggior bene degli individui. Il problema che il socialismo cerca di riso!vere è quindi pel Re1rnrd quello di trovnre una forma di orga– nizzazione sociale, nella quale ogni indl\'icluo possa svi– lupparsi, per quanto più ò posslbile 1 integralmente e li– beramente, non nuocendo, ma giovando allo sviluppo degli altri e di tutta la societh.. Dunque sviluppo dell'individuo e sviluppo della so– cietà: l'uno e l'altro si possono conseguire ricercando da una parte il massimo di giustizia, nelle attribuzioni dell'individuo e della società, dall'altro il massimo di uWitù, nel determinare ciò che importa al benessere di tutti e cli ciascuno. La prima ricerca implica dati nwrali, la seconda dati materiali.- esse sono distinte, non con– traddittorie, poichè, quando si compie ciò che è vantag– gioso a tutta la società, non si ledono gli interessi di alcuno, e quindi si rispetta la giustizia, e si lavora tanto a profitto della collettività, quanto a quello degli in– dividui. Qualcuno, come il socialista inglese Lacy ('), ha affer– mato che la giustizia ò la vera antitesi della libertà, e che la loro coesistenza ò impossibile. E il Vanni è an– elato più oltre affermando (op. cit.) che il socialismo vuole la giustizia senza la libertà, laonde senza la li– bertà non v 1 ò alcuna possibilità di variare, cioò di pro– gredire, di innalzarsi a un più alto grado di vita. E ciò nemmeno è esatto, porchò li socialismo vuole che siano conferiti effettivamente i mezzi ad ognuno per eserci– tare la più ampia libertà, e quindi vuole un'estensione della libertà, laddove nel sistema odierno la libertà. si risolve in un privilegio cli pochi ed io un mezzo di op– pressione a danno dei più. Il Romagnosi, il 'l'rendelenburg, il Krause avevano at\ditato nell 1 accordo delPelemento individuale e del col– lettivo l'ideale sociale e giuridico perfetto. Ed il Vanni più giustamente si a11pone, quando, verso la flue della sua monografia, contrariamente allo sue premesse indi– vidualiste, affermn. che, col compiersi dell'evoluzione, tende a stabilirsi nell'aggregato sociale un rapporto di reciprocità tra il tutto e le parti, ln modo da divenire l'individuazione di queste causa e condizione dell'inte– grazione di quello, e viceversa. Quindi tutto si assomma nell'accordo dell'autonomia individuale colla solidarietà sociale. Jn questo rapporto di reciproca armonia ed equi– librio ò riposto Il grande Ideale della convivenza umana. Da ciò la. uocossltò. di continui compromes!li per contem– perare i bisogni, gli interessi, gli scopi individuali con quelli collettivi, polchò tanto l'individuo quanto la so– cialità sono entrambi elementi essenziali, e nessuno di essi può affermarsi in modo assoluto cd esclusivo; il compromesso ò inevitabile. (1) U,btl"lJI {//Id 1aw, l,Ondon, 1898, J)CIQ',ltG. .Ebbene, a questo compromesso affermato dal Va.unii a questa opera di armonizzazione e conciliazione non ò stato estraneo il socialismo, che vuole ad un tempo la rnnggiore espansione della libertà e ciel benessere indi– viduale e la maggiore consolidazione del benessere col– lettivo e della solidarietà. sociale. Il socialismo giuridico integra appunto questa duplice tendenza, vuole la coesistenza armonica dei due ter– mini, il bene individuale inseparabile dal bene sociale, vuole l'individuo e lo Stato non pili come termini anti– nomici, ma corno termini correlativi, nei quali si rein– tegra il concetto completo dell'umanità, e come coeffì– cien!i reciproci di benessere e di potenza; accanto alla libem iniziativa clell'uno si deve esercitare efficacemente l'azione modera.trico dell'altro. Da ciò sorgo una nuova fonte di rapporti tra l'individuo e lo Stato. Lo Stato moderno, clal punto cli vista socialista, deve temperare gli eccessi di egoismo tra. le classi 1 deve as– sicurare ad ogni singolo il maggior grado di potenza e di cultura, deve venire in aiuto del debole, senza ridurre il forte all'impotenza, dovo contenere nei giusti limiti l'azione dei forti, perchò non trasmodi, ma senza intral– ciarla (Cimbali). E la formula che affermerà questi nuovi rapporti sociali sarà. non pili l'antico principio: l'indi– viduo pe,· lo Stato, o l'altro che ora prevale : lo Stato per l'indivicluo; ma sarà: l'individuo e lo Stato 1m· lo sviluppo progressfro clella pe,·so,ialità uma11a. Non si tratta dunque, come crede il \'anni 1 di rendere la fllosofta del diritto organo delle cla~si proletarie, come un tempo lo fu delle classi dominanti, facendo in tal modo della scienza uno strumento di particolari in– teressi, anzichè avviarla alln rigida ricerca del vero. Se la scienza cle,•e a,•ero anche uno scopo pratico ed eser– citare un'influenza sulla \'ita, e dalla vita alla sua volta trarre i dettami più efficMi, (ciò che il Vanni ammette in singolar modo per la filosofia del diritto, assegnan– dole una ricerca prn.tlcn, <leo11tologica), la fllosofla. giu– ridica non può prescindere da un dato di fatto evidente cd indiscutil.litc, l'elevazione del proletariato, e quindi a una nuova condir.ione di cose non far corrisponriere una. nuova filosofia sociale. (Continua). Prof. FRANCESCO CosESTl:-'J. I PRECEDENTI STORICI DEI,LATIFONDO SICILIANO I1·. La, l'i t·olu:-:ione,/l'<tncese e l' Ita,lia n1touct. I diboscamenti. - Con la manomissione dei demani pubblici va connessa la rovinosa distru– zione doi boschi: prodotti gemelli della stessa avi– dità sfrutta.trico dello. terra a danno delle collettività e delle generazioni futuro. I governi dispotici ordi• navano la distruzione dei boschi per togliere rifugio ai ribelli e ai malfattori. Non 1>oca parte dei latifondi siciliani, oggi a se– mina, erano un tempo vaste boscaglie j difatti non vi si trova alcun avanzo di antica opera umana. li diboscamento rovinoso incominciò dall'epoca romana, per con,•ertire la Sicilia quanto pili si potesse in gra– naio di Roma dominatrice. l•'u per tale eccessivo dibo– scamento che Segcsta e Selinunte, città che salirono– a tanto splendore attestato dalle meravigliose rovine, divennero estremamente malariche, e poi, più che distrutto dalle guerre, abbandonate. A Segesta il culto cli Diana cacciatrice e regina dei boschi prova che questi doveano esserb estesi, regolatori delle acque e correttori della malaria. Dei boschi segestani

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