Critica Sociale - Anno XVI - n. 4 - 16 febbraio 1906

CRITICA SOCIALE 55 carne della nuova, e molto meno che questo pensiero possa avere grande influenza nelPintiepì(lire l'interessa– mento per il Suffragio universale. A. buon conto, chi sa precisamente (la statistiea qui mal ci soccorre) perchè quella materia antica sì è mostrata indolente, e chi sn se la nuova non si mostrerebbe più sensibile e attirn ! li Bonomi dice che gli alfabeti non divenuti elettori pre– sumibilmente non sono dalla parte dei ricchi, dei bor– ghesi, ma da quella dei poveri, degli operai, dei conta– dini. E io glielo credo. ?ila, anzitutto, il Uonomi stesso riconosce che la principal causa, per cui quei IlOYCri, che pur son dati come alfabeti clalla statistica, non pos• sono diventare elettori, sta nei mille impacci clrn loro si frappongono, di certificati scolastici irrnperibili o di esami davanti al pretore insuperabili E, se l'agitazione per il . Suffragio universale non dovesse indurre nella coscienza generale e popolare se non questa convinzione, cbe essa servirà. a spazzar via tutti gli inciampi che, or rendono malagevole o impossibile la conquista dell'elet• torato al povero laYoratore ancbe non del tutto anal– fabeta, ciò basterebbe, credo 1 a dare al movimento fa. vore e fascino. In secondo luogo, poi, osservo che altro è lo stimolo che può mover uno, in wui Rtagionepoliticame11temorta, a farsi iscrivere nelle liste elettorali, e altro ò quello che lo sospinge, troYandosi già. iscritto, a buttar.:1i nel fervore d'uua battaglia politica impegnata. Io, per mio conto, posso assicurare di aver conosciuti moltissimi Qperai e contadini, che, nei giorni delle iscrizioni, non si curarono di farsi iscrivere, oppure a furia di di– lazioni lasciarono trascorrere il tempo utile, eppoi, al momento della. lotta. elettorale, imprecarnno contro sè stessi e contro il destino. Quindi non è lecito indurre, come fa il Uooomi, che tutti coloro i quali non seppero o non curarono di farsi elettori, pur avendo la condi– zione cli alfabeti, egualmente non si curerebbero, qua– lora fossero elettori ex iure, di partecipare con passione alle lotte politiche. Per tutto queste ragioni, senza pretendere di toglier peso al valore intrinseco delle constatazioni del llouomi, ritengo che non se ne deObano tirare le conclusioni che egli ne tira. Ritengo cioè che, o l'agitazione p~r il Suf– fragi~ universale fallirà dappertutto (e in tal caso un po' di colpa 1 e più d'un p(.,' 1 ne avranno coloro che ne dovrebbero - e ne dovono - essere i propagatori con la loro fede e la loro parola), o, se attecchirà 1 at– tecchirà. non meno nell'Alta Italia rhe nel Mezzogiorno, facendo suo pro dì tutti gli arg-omenti e di tutte le que– stioni (staremmo freschi se volessimo che lo folle dell'I– talia Settentrionale se la pigliassero calda. per la que– stione meridionale!) e dando allo questioni e agli argo– menti varia pr~ponderanza secondo la varietà dei luoghi e delle circostanze. ?ifa, per "enire a capo di tutti i dubbi e di tutte le incertezze preliminari, la via è una sola: proviamoci, e cominciamo! SAYIN'O VARAZZANJ. La morte di Antonio Menger, avvenuta in Rama mi giomi decorsi, ha 1·imesso all'onore della discussione, anche 11eigiornali quotidiani, quella con·ente di pensiero cli cui fu il massimo illustrato1·e e che va sotto il nome cli Socialismo giuridico. Su qnesto afgomento, cominciando (1al fascicolo pros– simo, pubblicheremo uno studio ampio e diligente del pro– fessore FRANCESCO CoSENTIN'I, ba tlerrvé a Radetzky DiscOJ'J'Cn<lod-i a,htintilital'isnw CARO rrun.An, volete che, mentre poi giornali si bat– taglia intorno ai Ministeri di ieri, di oggi o di do– mani, discorriamo un poco di antimilitarismo? La questione pare momentaneamente sopita, dot)O il fer• vore di discussione che vi aveva. suscitato intorno il processo J[e,·vé, ma non tarden\. i~ risorgere fra noi. Pcrchè, mentre in Francia la lotta anticlericale as– sorbirfl. per un pezzo ancora l'attenzione del pubblico, dirnrgendola dai manifesti antimilitaristi, che Ci– priani, assolto, continua a far affiggere 1 e i poliziotti tranquillamente continuano a strappare, in Italia c'è una Lega, navale fioJ"entiua che ha bandito un con– corso, promettendo in premio cento lire, una medaglia d'oro col relativo diploma e fors'anco persino dei lettori, per il migliore opuscolo di propaganda in favore dell'esercito; c'è un Ministero della guerra che continua il ~istema inaugurato dal P~dotti 1 cli perquisizioni improvvise ai soldati per vedere quali di essi meritano la prigione di rigore o la Compagnia di disciplina per il reato cli possedere una copia dcl– l'A-vauti!; c'è una Lega futuri coscritti, con un Co– mitato di 69 membri, che dovrà attivare la propa– ganda antimilitarista. Nell\1.ttesa degli eventi," mentre che il vento, come fa, si tace ,,, non si potrebbe cer– care di chiarire le idee sull'argomento? Perchè la polemica, che si è svolta or non è molto fra il Corriere della, Sera, il 1.'empo,l'Avanti!, ecc., non mi è sembrata molto edificante. Se essa è valsa a dimostrare che l'agilità. di mente non è la più eminente virtù dei nostri conservatori, e che, dove c'è una questione un po' complessa e si richiedo la considerazione simultanea di molteplici elementi, essi si smarriscono come in un labirinto non potendo piìt seguire l'indicazione segnata dalla punta del proprio naso elevata a dignità di bussola, d'altra parte non mi pare che nemmeno all'altra riva si sia dimostrnta soverchia al>ilità nello sciogliere i nodi gordiani. Tutta la polemica è stata un magnifico esempio di quel sofisma che i logici chiamano ignorautia,elenchi: è stata un trionfo di quel semplicismo che non sa vedere se non il dilemma, per invitare i lettori a scegliere il corno eui preferiscano appiccarsi. O con Hervé, o con noi, ha proclamato solenne– mente il Corrie1·edelle, Se1·a; e gli alh·i, che non potevano andare con lui, han risposto: preferiamo la compagnia di Hervé. Ora, mi dQmando: quale pre– cisamente è la differenza fra Hervé e i conservatori? e chi ha una concezione più affine a quella del ri– voluzionario francese, i socialisti o i moderati? Conservatori ed Hervé si somigliano intanto nella tendenza semplicista: non veggono via di mezzo fra militarismo e soggezion.,e al dominio straniero; o difensori del primo o schiavi del secondo e invoca– tori del dominio austriaco e del bastone di Radetzky, che, se anche fa qualche carezza un po' troppo pe– sante) serve a risparmiare quattrocento milioni ranno. Posto così il dilemma, è naturale che i primi, che veggono nel milital'ismo un lol'O strumento, dichia– rino per esso la loro preferenza; i secondi, che ne sentono il peso, aprano le braccia allo straniero. Ma si deve la scelta porre fra questi termini? Distingue frequenter 1 dicevano gli scolastici; militarismo non è precisamente una sola e identica cosa con indipen– denza e difesa nazionale. Quando, ai tempi della lotta contro l'Austria, ftCo.z• zini cospirava e Garibaldi combatteva contro l'op– pressore, non era precisamente al militarismo che essi aspiravano j ma a quella libertà, che consideravano condizione elementare indispensabile del vivere ci•

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