Critica Sociale - Anno XVI - n. 3 - 1 febbraio 1906

34 CRITICA SOCIALE tattica doveva perciò essere sopratutto di esclusione e di differenziazione, subentra. la fase positiva, nella quale l'esercito ormai costituito e cosciente, che non può pii, essere disconosciuto nò confuso con altri eserciti, con altri partiti, muove risoluto all'attacco delle forze ne– miche, cominciando ad investire quei punti, quei for– tilizi, che gli daranno la chlo.ve strategica di tutta la campagna. u E Il primo di questi fortilizi ò il diritto di voto. Se ue dubitassimo, ce ne persuaderebbe la mossa dei nostri anersari. (Il Crispi aveva allora soppresso ~" 700.000 elettori) ... " lo astratto - proseguivamo - la dimostrazione della necessità e della giustizia del suffragio univerdale non è più cla rifare. 11 diritto di voto è il battesimo del cittadino. Chi non ha questo diritto o è un ospite o uno schiavo; non ra parte della nazione. 11 In Italia, dove sono, in cifra grossa, oltre 30 milioni di abitanti; scomputati I minorenni e i pochi alienati od invalidi, rimangono quasi 20 milioni di cittadini, dei quali non sono elettori che poco più della decima parte. Oli altri 17 o 18 milioni pagano le imposte (i maschi anche quella del sangue) che non banno votate, obbe– discono alle leggi alla cui approvazione non ebbero parte, concorrono insomma colla loro assidua fatica a mantenere e arricchire un organismo, da cui essi diJ)eu– dono, ma che è indipendente da loro " Lo Statuto dice (art. 24) che tutti i regnicoli sono uguali davanti alla legge, che tutti godono ugualmente i diritti civili e politici. Ì•: dunque evideute che i 17 mi– lioni di italiani, privi dal diritto politico fondamentale, non sono regoicoli, sono stranieri. , "Lo Statuto aggiunge (art. 41) che i deputati rappre– sentano tutta la nazione. Ora, <lacchè non v'è ra1,pre– sentanza senza mandato, è chiaro che i 17 milioni di ital!ani, che non poi.sono dare alcun mandato, non ranno parte della nazione - sono sudditi extra.statutari come le tribì1 barbare dell'Eritrea ..... ,, Qui " mirabelleggiavamo ,, un po' coi principi del diritto pubblico italiano; evocavamo i postulati della lotta di classe, per i quali ciascun ceto deve cercare sua salute essenzialmente in sè HtesS0j ponevamo anche allora il dilemma fra suffragio e rivolta, e notaramo, coll'Engels, come oggi siano le clastSi di– rig('nti che temono la legalitÌ\ che le uccide, e siano le claRsi soggette che rivendicano a sè il maneggio delle armi civili. Anche allora, preoccupati dei tra– dimenti che tante volte il i;uffrA.giouniversale giocò alla cau1.a popolare, insistevamo nel rammentare che il suffrngio " non può, pei socialisti, essere scopo a sè ste1:1so ,,, ma bisogna che il proletariato " sappia come ed a che scopi servirsene ,, e vi infonda il con– tenuto s1>ecificodella propria coscienza e dei µropri bisogni di classe: i quali, come oggi nelle riforme, allora culminavano nella libertà. Ma l'appello e i propositi vibrarono invano. Senonchè, ciascuno lo ricorda, il 1>artito fu allora travolto in altre e fecondo battaglie: quegli anni non trascorsero ignavi; e la libertà fu raggiunta per altre vie. . .. Oggi, a distanza di dieci anni) Jlinsuccesso ci par– rebbe pili grave. Direbbe che il marasma è più pro– fondo che noi stessi non aver1simo creduto. Perciò non ci rassegniamo ancora a darci per vinti. A buon conto, i nostri obietta.tori sono assai più forti nella critica che nel proporre i sostitutivi. L'Andriulli conclude a dirittura che non conclude. E, se il moto !iiiprova col moto, non è ci-:clusoche,dopo un i:.:tante di peritosa esitanza, uno slancio vigoroso di azione e di propaganda disperda come nebbia le facili critiche, materiate di indulgenza (' di ne~azione. Proprio mentre scriviamo, i giornali ci recano 110- t.izia cli un manifesto al paei..o che sarebbe steso dal Varazzani; di intese che si dovrebbero prendere nella riunione del Gruppo il 30 gennaio. 8 accarezziamo la lusinga che tutto ciò non sia opera di galvaniz– zazione burocratica, ma principio e sintomo di ri– sveglio vero e di azione . .Ya se questo non doveRse avvenire; se l'attuale stato cli paresi minacciasse di prolungarsi indefini– tamente; se vede1-1simoil partito illudersi di poter mantenere snl cartellone la grande opera wagneriana del suffragio universale, gingillandosi colle cabttlettc di qufl.lche ordine del giorno e di quAlche innoc('nte comizio indetto tra i numerati fedeli e tra i già convint.i; allora sarebhe il caso, da buoni e non cocciu~i sperimentalisti, cli non indugiarci più a lungo nel cui cli sacco e di confessare che ci siamo un'altra volta ingannati. E] allora non saremo sospettati di " seguir la cor– rente ,, neanche pel pii1 onesto dei fini. Ma, scio– gliendoci da ogni pastoia, ci ingegneremo a effet– tuare per nostro conto, e in ossequio alla nostra coscienza, senza attendere nè contare i commilitoui, quello che, nella prova degli adattamenti che ci par– vero fin qui necessari, è rimasto pur sempre il fondo del nostro pensiero: il doverei per i socialisti italiani, di rimettersi a fare, qualche volta, tra l'altro, del socialismo! La qual cosa, se a taluno può sembrar meno chiara, promettiamo di illustrare in qualche altro articolo. (1!7 {ltllllOk>), LA CRITICA SOCIAU~. IL SUFFRAGIO UNIVJmSALB e la questione meridionale fo sono un ostinato: nò la dialettica pericolosa dell'Rmico Herum Scriptor, nè la rassegnai'.ione di l◄'ilippo Turati - che, proprio quando hu voluto seguire la corrente, è stato accusato amabilmente cli " rompere l'ordine della marcia ,, - e ne1>pure .... la disciplina di partito mi hanno convinto dull'utilìtà dell'agitazione pel suffragio unh·ersale. ~ella discusisione impegnata nella Critica, tutti, per fortuna, si son trovati d'11ccorclo nell'escludere che l'agitazione debha si1?nifica.rel'affermnzione d'un diritto naturale: c::isa cle\'0 li-Vereper ba::ie la convin– zione che il suffragio possll-es::;ore utile n rinnovare i nostri partiti già decrepiti e che possa avere delle probabilità di successo. [I Bonomi htt. dimostrato nhbastanza bene che questa hase non esiste noi Nord, ed ha conchiuso che l'agitazione per il suff'ragio unil'ersale non pu(J arere probcihilitù di successose non è inrposiclta come soluzione tlel p1·oblema pol,tico del Jfezzogiorno, e se non sa trarre dal Jlf'Zzogionw stesso le sue forte più energiche e pilÌ decisive. Io mi propongo ora cli riprendere la discussione al punto in cui il Bonomi, per non " imlJuntarsi ,,, l'ha lasciata; perchè mi prir molto strano - per non dire pericoloso - tutto questo ottimismo che va ormai prevalendo riguardo all' [talht meridionale. Quella povera Italia barbara, che pareva già uno spauracchio per la civiltà, ora) nella mente degli uomini de' vecchi partiti in decadenza e de1\e vecchie regioni politicamente esaurite prima di aver vissuto veramente, è rivestita di t.utta l'attrattiva delle terre ,•erj?ini inesplorate, racchiudenti forze ignote, &!JJ)Or– tntrici di vita.

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