Critica Sociale - Anno XV - n. 21 - 1 novembre 1905

CRITICA SOCIALE 327 scuoln unica siano nemici della. scuola cln'11'icn. Tut– t'altro! Eqsi vogliono libcrnrla dalrinutile 1.avorrn cbe ora no pnrnlizza i mo,•lmcnti, e avviarvi soltanto coloro che si sentono cbinmnti a seguir gli ~tudi cla-tsici senza stimoli estranei ngli lntorO'l'li della cultura. Facciamo dunque l'esperimento: lasciando com'è il ginnasio-liceo, metti1rn1ogli accanto, nelle principali città, una scuola media. unica di primo grado senza la- , tino, o una scuoln. media. plurima di grado superiore, con una sezione puramente classica, e aspettiamo cbe quel galantuomo del tempo ci dica se le lingue morte si possono imparar meglio in cinque anni di studio intonso in una scuola ,·erameule c\assica 1 o in otto, come si fa adesso, In uoa scuola in cui le linguo chLsslche sono per i più un vero strumento di tortura. I La rngiouo, che il pror. Ussani adduco por combattere nnoho il solo esperimento della scuola unica, non mi ~ombra una ragione. Eg-li dice: io tomo quell'esperi• mento, perC'hè esso - portando con sò in molti luoghi la soppres'-ione del ginnasio o della scuola tecnica, e rorso anche delle scuoio complementari, che \'errebbero ingoiato dalla scuola unica, e offrendo quindi la rossibi– lità di una rorte riduzione di spese nel bilancio della l)ubblica Istruzione - snrh appoggiato strenuamente 1lal Oovemo, per In foia delle economil' 1 e non potrà JJerciò riuscire serio e Rlncero. Ma, ragionando cosl, il prof. Ussani conronde ancora una volta l'esperimento con la riforma generale. L'espe– rimento, rispettamlo tutto lo scuole esistenti, richiederà l'istituzione di nuove iò!Cuole,che ò come dire un note• vole aumento di spe11e, o il Governo, so vorrà conti– nual'C, por ciò che rlgual'da l'istruzione, la tradizionale politica della lesina, dO\'rà, anzi che favorirlo, combat– terlo. Nè d'altronde la rirorma generale permetterebbe, a mio n,•viso 1 a:cuna economia, perchè la suppellettile j ~coln11ticanon potrebbe mai es-;ere pii1 ))Overa di quello ohe ò oggi, o il numero degli insegnanti non diminui– rebbe affatto, percbè l'attualo numero massimo degli aluuni nelle classi dOHOhbo essere ridotto sonsibil– mento. Facciamo dunque l'e<Jperimento; chè, In ogni modo, per di•rnutcro la portata economica della riforma gene• raie e def\niti\'a, aHemo per lo meno un quarto di se– colo itÙ1anzi a noi. 1,:c1 ecco il piì.1 lal'g-O svolgimento che fa del me– desimo tema Hodolfo )londolfo. JI dibattito, che, intorno alla questiono della scuola media, In Critica apre con l'articolo dell'amico Ussani, non ò di quelli ohe si possano esaurire con la semplice espo,iizione di duo pareri contrari. Perchò, ae due sono le tesi che si contendono il campo 1 pro o eont1·0 la scuola unica, pro e contro il classicismo, non è detto che illentlcbe siano per tutti le ragioni di milltare in favore dell'una o dell'altra. Io non so se, por es., tutti i cla11sicisti muovano rtalle stesse promesse del\1Ussani 1 per giungere a concordare con lui nella conclusione; come non 1•redo, d'altra parte, che tutti i sostenitori della scuola unica sin.no addotti alla loro convinzione proJ)rlo dai medesimi prinoipii e dalle medesimo consi– derazioni che in mo l'hanno determinata. Dei molteplici lati ed elementi del complesso problema ognuno e~a– mlna più epeeinlmento una 1>arte 1 sicchò le i-ingoio con– vinzioni 8 dimostrazioni riescono ad integrarsi e com– pletarsi a vicenda, convergendo tutte nel determinare la medesima risultante. Ciò prometto por scagionare queste mie brevi con!iiderazioni dall'accusa, che troppo fllcilmenta si potrebbe loro muovere, cli 11011 esaurire la questione e di non rispecchiare se non in parte il pen– siero di quelli, che pure con me concordano nella con• elusione, fa\'orevole alla scuola unica cli grado inferiore, di tipo nò clas1'1iconè tecnico, ma, per cosi dire, neutro. .. N'oll'articoto dell'Ussaui bisogna distinguere due que– !ltionl: quella del cla8sicismo o quella della scuola unica; In prima di ordine pili particolare, la seconda di una importanza più \'a~ta o fonrtamentale. Cominciamo con lo sbarazzare il terreno dal problema meno generale. L'l'-.!Hllli non ha torto quando afferma che nella de– mocrazia c'è, spe1<so,una tendenza poco favore,•ole al clMsiciHmo; non per la ragione, che egli crode scorgere, cho si imputi agli Atltdi classici u11 1 officacia politica– monto conservatrice, mn, io credo, per c1rn<10 storiche e iòlocialimolto più complesse d 1 un semplice 1>regiudizlo. Di pregiudizi, certo, non pochi sono dinusi fra gli stessi democratici pili illuminati; e molti rammenteranno, J)(Jr citare un solo esempio, come Cesare I.ombroso, nel suo libro su Gli anarchirl (so non erro), imputns:-.e all'indi– rizzo classicista dell'educazione, glorifìcauto i sentimenti hellici dei Romani, il culto della violenza sanguinaria. Ma per hl maggior parte dei democratici il ola!'lsicismo, che ci richiama allo splendore delle arti e delle lettere elleniche, il cui mas!'limo flore si ha nel pieno rigoglio della libera democrazia ateniese, non è educazione di \'iolonza nè di conservatorismo; e, per ciò che riguarda noma, ognuno sa ripetere che in essa lo sviluppo in– tellettuale ebbe il l'!UO maggiore impulso quando Graedct capta (erllm victorem ce1;it el drtes i11tul1t agre,;ti /....r,tio. La diffidenza o l'anorsioue non è, io erodo, nei demo– cratici contro gli studi clasiici in sè, mi\ contro quelle condizioni politico-sociali di cui ò indico o causa par– zhtlo (noi tempo stesso che effotto) In prornlenza cho essi C'Onsernno attualmente in col!Ì gmn parte del– l'ltalia. Senza dubbio, tutta la trn lizione pedagogica riforma– trice, cln John Lock~ {fondatore della pedngogia moderna e iniziatore principale dì quel \'a.sto indiriuo di politica liberale e radicalmente ilemocratica, che d0\'8\'a metter C'apo, a tra,·erso a O. O. Hou,seau 1 nlla. lhd1ir,razimtP df'i diritU dell'llomo e df'l cittadino uell;l rh•oluzione francese) ai nostri giorni, è contraria al clMsid;imo. Le• poche J)Rgine con lo qtrnli, nei l!UOi l'f'lt,'iif'ri Sll l'edu– cazione, il Locke ai sbriga della lingua greca e latina 1 pur affermando che egli non pretende disprezzarle, sono informate a qurgli :ite!l;ii criteri utilitari, da cui lo :ìpencer, S\'Olgenctoli piit ampiamente, ò condotto a pre• porro l'educazione scientifica alla letterarin, perehè, com'egll dice, non sia sempre curato l'ornamento piì1 del vestiario e il flore pii'1 della piantR. I~analoghi cri. tcrì utilitart in~pirano imlirettamente gran parto delle a\'\'Cr:Jioni democrnticho agli studi classici. ~on ò, a questo proposito, senza siguiflcato il fatto che una statistica, che Ol {J.fi si face~se, dello proporzioni numeriche fra gli alunni degli istituti cla,sici e quelli ,lei tecnici, darebbe un re.~ultato perfettamente opposto nello regioni clolla Italia sottentrionnlo, dove l'industria ò pili svilup))ata e, con l'attl\'ità. degli scambt commer– ciali e Il progressivo elevarsi dello classi operaie, più diffuso o potenti ~0110lo idee liberali o democratiehe 1 e nello regioni ancora tanto arretrate, economicamente e socialmente, dell'Jtalia meritlionale 1 dovo la vita politica resta infeudata per la massima parte a minoranze con– sorvatricl, con esclusione della classe OJ>eraia, cbe non

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