Critica Sociale - Anno XV - n. 21 - 1 novembre 1905

CRITICA SOCIALE 325 rebbe ora di 206 milioni, ò invece soltauto di 6l mi– lioni. Ora, tutto questo dimostra che, perchè una politica di sgravi sia possibile ed efficace, occorre porre un argine alla spesa, così cla potere, senza. arrestarne cli coJpo la progressione, restringerne l'au– mento troppo rapido e forte. Ma allora, quale miglior mezzo di quello di fog– giare i nostri istituti tributari in guisa che ogni aumento di spesa sia sopportato dalle classi diri· genti, onde esse imparino ad essere restìe alle spese di utilità molto dubhia? I/onorevole Maggiorino Ferraris accoglie questa nostra idea, ma, scl\mbio di assegnare questa funzione di bilanciere all'imposta. progressiva sul reddito, vorrebbe assegnarla all'im– posta di ricchezza mobile e a quella sugli affari. :Ma con ciò egli mostra di non apprezzare l'altro ufficio che noi assegniamo al nuovo istituto tribu– tario che dovrebbe sostituire i vecchi, logori ed ir– ritanti strumenti di tassazione locale. E questo uf– ficio - per noi preminente - è appunto quello di ricollocare la finanr.a italiana su basi, non solo pili eque, ma anche più solide, così da permettere in seguito una coraggiosa politica di sgrnvì. L'lnghiltcrra. ha potuto operare la decimazione delle imposte indirette sotto Gladstone, sopratutto perchè egli cd i suoi predecessori avevano in prece– denza, con la riforma dei congegni tributari, assisa la finanza inglese sopra fornie di tass3.zione eque, razionali ed clastiche. Solo quando un paese ha a poco a poco sostituita alle sue malsicure fondamenta finanziarie altre più salde e IliÙ consone al progresso dei tempi e allo sviluppo della ricchezza; solo quando ha cancellate dai suoi sistemi tributari le forme più odiose e perciò sempre precarie, solo al– lora può affrontare audacemente la politica degli sgravi, perchè allora solo può coltivare - secondo la bella immagine di Gladstone - l'albero virgiliano dallo foglie d'oro, sul cui tronco, appena svelto un ramo, ne sorge un altro pilt ricco e pilt fecondo. .·. Ed ora affrettiamoci a dire all'onor. Maggiorino Ferraris che noi, con la nostra riforma tributaria, non abbiamo inteso aff!ltto di provvedere anche ai molti mali che non si possono rimuovere con un'o– pera di alleggerimento o di equa distribuzione degli oneri, come è sempre una riforma dei tributi, ma che abbisognano dell'aiuto largo e sapiente dello Stato. li rimprovero, che egli ci muove, di non aver te– nuto conto di quella 1·iforma economica - a cui il Ferri ha creduto invece di pensare col miliardo ai piccoli proprietari - ci Rembra di non meritarlo af– fatto. Noi, preoccupati di esprimere quello che do– vrebbero essere le idee del partito socialista intorno alla riforma dei tributi, tralasciammo di proposito ogni altra questione che coi tributi o col loro ordi– namento non avesse diretta connessione. ]~ tale ci pare la questione del Mezzogiorno, la quale, benchè da. una riforma trilrntaria quale abbiamo disegnata possa trarre molto benefizio, non può sperare di esser avviata a soluzione nè col nostro disegno, nè con qualche altro rimedio unico e generale. Perchò - e qui sentiamo di sdrucciolare nell'ar– gomento aspro e difficile - quella che si vuol chia– mare politica di lavoro non può rinchiudersi in una o due ricette miracolose, che un partito possa far oggetto di agitazione semplice, chiara e suggestiva. L'on. Maggiorino Ferraris è d'accordo con noi nel– l'assegnare al problema molte e complesse soluzioni, dal credito al miglioramento dei grandi servizì dello Stato, dall'incremento dei laYori pubblici alla cliffu– sione della coltura. Qui, giacchè non ci è dato, nè per ragioni di spazio, nè per ragioni, molto più iuviolabili 1 di competenza, di di:sculere tutte le proposte - o ormai potrebbero formare una. biblioteca - che, intorno ai mezzi di aiutare lo sviluppo della produzione o di rimuovere la dolorosa inferiorità economica del Mezzogiorno, si sono affacciato da studiosi, da uomini pratici o da legislatori, ci sia concesso di chiarire quello che a molti è parso dissidio cli tendenze entro il partito socialista. fn verità, fra le proposte del 'li'orri per i piccoli proprietari d'Italia e quelle contenute nell'ordine del giorno 'l.'urati-Bissolati per l'incremento dei servizi pubblici, per la guerrrt. all'analfabetismo, per la so– luzione, in senso socialista, del secolare problema del latifonclo 1 non vi è dissidio di lendenza - nel senso ormai noto di questa parola - ma solo incon– ciliahilità di criterì tecnici e politici. 11 l•'erri, nella sua proposta di un credito di mille milioni da concedersi ai piccoli proprietari o da as– segnarsi per due terzi nell'Italia meridionale, cade - a parte ogni altro appunto tecnico - in due er– rori gravissimi. L'uno è di credere che la piccola proprietà sia la forma. economica prevalente nel– l'rtalia meridionale e nella Sicilin, l'altro di ritenere che il credito abbia in se stesso virH1 miracolose. Quando infatti si pensi che, su ogni 1000 ag-ricol– tori dai nove anni in su 1 vi sono (le cifre le togliamo a prestito dal Colajanni) 218 coltivatori di terreni prnpd in Lombardia, 556 in Piemonte e soltanto 147 in Sicilia, si può concludere che un provYedimento rivolto a favorire piccoli proprietari di terre sarebbe molto pili proficuo al Nord che non al Sud, cioè più proficuo dove la piccola proprietà ha già i suoi isti– tuti t.licredito solidi e floridissimi. Quanto al latifondo - cioè alht piaga caratteristica dell'ltalia meridionale •-- il credito alla piccola proprieti\ (e, aggiungiamo, anche alla grande) non servirebbe affatto, nè come rimedio prossimo, nò come rimedio remoto. i'l[a il credito non è poi tale strumento da maneg– giarsi a volontà 1 al dì fuori dello invincibili leggi economiche che lo regolano. Ancora molti ritengono che basti assegnare centinaia cli milioni al credito agrario per far rifiorire l'industria agricola; ma, al contrario, il credito sano (di quell'altro, che è pro– prio il suo contrario, non è neppure il caso di par• lare) ha i suoi limiti e i suoi gradi di saturazione, oltre i quali non si può andare con nessun artifir.io legislativo. Leggano coloro, che fanno troppo affida– mento sulle Yirtù miracolose del credito, legga. il Ferri, che ha rimessa in circolazione la pioggia d'oro del miliardo, la relazione del comm. )liraglia sul cre– dito agrario nel Mezzogiorno 1 in data t2 marzo 190•1. In quella relazione 1 chiara ed obbiettiva, c'ò la dimo– strazione irrefutabile che un credito, non diciamo di un miliardo, ma anche solo di molte decine di mi– lioni, rischierebbe di rimanere inoperoso in un paese dove è deficiente l'istruzione elementare, dove man• cano lo cognizioni dell'industria agricola, dovo fanno difetto le strade, dovo i mercati sono o lontani o ignorati, dove insomma tutto è da fare porchò nulla ò ancora fatto. E allora? Allora noi crediamo che il partito socia• lista debba seguil'e altri criteri tecnici e politici da quelli additati dal Ferri. Crediamo cioò che i prov• vedimenti per l'incremento della produzione vadano cercati in tutti quelli, ormai suggeriti dalla scienza e dall'esperienza, che mirano o a rimuovere gli osta– coli che si oppongono alla formazione o all'importa• zione della r.icchezza 1 Q ad elevare la capacità intel– lettiva o tecnica dei produttori, o a facilitare lo scambio delle merci. E qui ò perfettamente super• fluo elencare questi provvedimenti il cui ordine in ragione clelPurgenza. può mut(lre da regione a re· gione. Certo però vi sono provvedimenti su cui il partito socialista ha il dovere d'insistere, perchè, so sugli

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