Critica Sociale - Anno XV - n. 19 - 1 ottobre 1905

CRITICA SOCIALE 299 surn,aiutata e sospinta dall 1 opera dell'uomo. Poichè questa non è punto resa oziosa a p1'iori dalla fatalità dell1evo– luzione, ma, al contrario, può utilmente influire sul lento, cieco e brutale suo moto, rendendolo più rapido, razionale e riparatore. E questa opera dell'uomo, che viene ad assumere importanza di fattore notevoliissimo nell'evoluzione sociale, è appunto stimolata e promossa dall'offesa che arreca al nostro sentimento di giustizia l'iniquità dei rapporti economici vigenti. Ed ora, è finalmente possibile precisare in che consista effettivamente un assetto economico giusto, e come si possa effettuare? A questa domanda si può rispondere affermativamente se la evoluzione delle forme econo– miche, studiata nelle sue fasi passate, in quella presente e nello sue tendenze ulteriori, ci consente la. previsione scientifica di un assetto foturo, nel quale sia assicurato un perfetto equilibrio delle funzioni e delle retribuzioni. Se questa prel'isiono è scientifleamente ammissibile, se ò vero che nel moto ascendente delle forme economiche si delinea la tendenza verso questo equilibrio, noi avremo in certo modo adombrato, almeno ne' suoi contorni, l'as– sieme dei rapporti vigenti nella forma sociale definitiva, rappresentante appunto quel massimo <li giustizia che è realizzabile nella società umana. Diciamo definitiva in quanto presenta tutti i requisiti necessari ad assicurare un perenne equilibrio, ,·aie a dire che le attività dei singoli vi soffrono uguali restrizioni e che, essendovi corrispondenza esatta fra il compenso e lo sforzo, verrà a mancare ogni ragione cli lotta economica e quindi ogni causa di successive trasformazioni. Ora,.quali sarebbero i lineamenti essenziali di questo assetto economico definitivo? Sotto l'assillo della JJOpo– lazione addensantesii la concorrenza raggiungerà il suo limite estremo; ossia i produttori acquisteranno tali at– titudini da potere, da un istante all'altro, gettar.:1i alla conquista delle occupazioni e degl'impieghi più disparati. Il possesso delle fortune diverrà talmente aleatorio e trasmutabile, che a poco a poco sarà economicamente equivalente la condizione di lavoratore semplice e quella di procluttore di capitale. Ora, dal fatto che ciascun in– dividuo produttore potrà ad ogni istante trasferirsi nelle condizioni dell'altro, deriverà fatalmente non solo la necessità. adeguatrice di tutti i compensi in relazione allo sforzo da ciascuno compiuto, ma anche la perfetta eguaglianza tra il lavoro contenuto nel prodotto dato e noi prodotto ricevuto in compenso. 1 Att,ribuito così il prodotto del lavoro al }avoro soltanto, eliminata. qualunque forma cli profitto, non saranno più possibili disparità permanenti di condizioni fra i singoli produttori, e la popolazione si conimisurerà. automatica– mente ai mezzi di sussistenza. Un assetto economico cosl delineato, togliendo qual– siasi motivo ad insorgere contro di esso, si eleva nella nostra veduta a forma limite dell'economia umana ed acquieta l'insopprimibile sentimento di giustizia che parla dentro di noi. Delineare anche sommariamente i tratti essenziali di questa forma limite, giova non solo per avere un termine di raffronto che permetta di condannare come ingiusto ed iniquo l'assetto presento, ma anche a sta.bilire un punto d'arrivo cho determini la direzione delle forze impegna.te nel movimento di rinnovazione. Tale, nell'ultimo libro di A. [,Oria, è la pnrte cbe mi parve' degna specialmente d'esser segnalata ai lettori della Critica Sociale. ETTORE PABlt:TTI LARINASCITA DELL'IDEALISMO IL Ma il campo, su cui il nuovo iélealismo coaccntra maggiormente la sua attività e i suoi sfon;i e prende una posizione di battaglia ancora più aspra contro il posit-ivismo, è il campo delle scienze più strettamente umane: rrlorale, storia, sociologia. . .. Accenniamo alle ultime due, e premettiamo, come osservazione generale, che il nuovo idealismo, pure escludendo un'origine soprannaturale dello spirito umano, pur consentendo che il cervello è l'organo del pensiero, ritiene, con lo Spaventa (nel libro suc– citato, Da Socrate e, Jfegel, che contiene un'interessante discussione sui rapporti tra organismo e spirito) che '' non è organo allo stesso modo che il polmone e il cuore, perchò la funzione sorpassa l'organo "' e lo sorpassa " perchè si organizza. Organizzandosi la funzione, la base, sebbene si dirami nell'edificio, ri– mane sempre inferiore all'edifizio " ( 1 ). Questo, sostanzialmente, il punto di partenza che conduce gli psicologi idealisti a concludere che le leggi ciel resto della natura (gli hegcliaai direbbero semplicemente u della natura ") non si possono ap• plicare allo spirito umano. Vi è un solo organo umano, il cervello, che produce al di sopra di sè un edifizio completamente organizzato, il pensiero, lo spirito, il quale ha bensì nel cervello la base materiale, ma si eleva oltre cli essa nell'atmosfera delPimmaterialità, infinitamente di più che non la funzione della respi· razione rispetto ai polmoni o quella della circola– zione del sangue rispetto al cuore. Di qui un'indi– pendenza infinitamente più grande della funzione dalla materia nel primo caso che non nei secondi ; di qui un'immensa mobilità dello spirito, mobilità che non ha riscontro in nessuna delle altre funzioni d'ogai altro organo umano. Di qui, insomma, la con• segucnza che " il meccanismo deJla ,,ita interiore (se pur si vuole ancora conservare questa espressione vieta e impropria) appare come affatto diverso da quello esterno; non appare anzi più un meccanismo, ma come un intrecciarsi, un elaborarsi, un trasfor– marsi libero e impreveduto, nel quale domina il ca– rattere più profondo e più originale della coscienza, che è quello della libertà e della spontaneità " ( 2 ). E, data questa mobilità dello spirito, questa sua grande indipendenzt} dalla materia, ecco la possi– bilità che, sebbene sia vero che noi ci decidiamo sempre nel senso dei motivi più forti, sorgano, nel cordO della deliberazione, motivi che non hanno al– cuna ragion d'essere nell'evoluzione anteriore dei nostri pensieri, che siano idee nuove, sentimeati nuovi d'una novitìt assoluta e senza radice nel no– stro passato, che costituiscano una Yera origino prima d 1 una nuo,·a serie fenomenale nella nostra coscienza: possibilità sulla quale il Renouvier si fonda per spez– zare la catena del determinismo e ristabilire la li· bertà ('). Ora, quanto alla storia, la concezione più originale tra le idealiste è certamente quella professata da Benedetto Croce. Il Croce ha scritto un libro di Estetica che richiamò su di sè Jlattenziooo dei filosofi di tutti i paesi o che tiene alto l'onore del pensiero italiano. Non è qui il Il.logo di intrattenerci di questo libro prorondo e acu- {1) S""'·•::-T.\, Da Soci·ate ad lfrgel. Bari, Lnterza, 190(>1 J>Rg. 420·1 \il ,·1LL,\, J,'ldeausmo modti-110. lh>CC1l, !90!>,pag . .i7; mn ogni pa– gina di quoato libro, ohe riassume mer1wlgllo6amente le nuo,·e cor• rontl n1oaonohc ldeoll~te, ò un'llluatraz!ono di quanto so11r11. (') crr. XOt:1,, La IOQl(J/le dt Jft{Jtl. Aloan, 1991, pag. 171-8.

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