Critica Sociale - XV - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1905

210 CRITICA SOCIALE minor favore e a dispetto degli errori commessi - tutta la sua forza e tutta la ragione dei suoi inne• gabili successi. E dovette unicamente a questo la possibilità di diventare - sebbene esigua minoranza - in deter– minati decisivi momenti della nostrìt storia politica, più forte e più efficace d'ogni maggioranza numerica parla.men tare: come allorchè, di fronte alle minacci e per la libertà, fece ricorso a quei mezzi d'ostru– zione, contro i quali si ruppero i denti le velleità reazionarie. Nè, perchè oggi non siano pili le libertà statutarie quelle che direttamente e 1Jalesemente vengono in gioco, pensiamo che essa debba astenersi, 11er ra– gioni di principio, dal ricorrere un'altra volta a quei medesimi mezzi. Senza affatto voler pregiudicare le decisioni che prenderà a questo proposito il Gruppo al quale ap– parteniamo - e che ci avranno ossequenti e fedeli esecutori - non temiamo tuttavia di asserire che la questione posta oggi sul tappeto autorizzerebbe anche l'adozione cli quei mezzi estremi, di cui pure conosciamo i pericoli conseguenti all'abuso. E di– ciamo che l'autorizzerebbe per doppio motivo. Anzitutto, perchè ciò, contl'O cui l'ostruzionismo dovrebbe essere rivolto, non è già il contennto finan– zim·io delle proposte ministeriali; è bensì la proce– dura, con la quale esse vengono portate innanzi. Una procedura, come accennammo, che, quand'anche rispetti la lettera del regolamento, ne offende lo spirito e ne frustra tutti gli obiettivi j come quella che, per l'angustia del tempo, impedisce qualsiasi sincerità e serietà di deliberazioni. ]~ dunque la, so– stanza del ·regimerappresentativo, la sincerità del suo funzionamento, che si tratterebbe di difendere e cli rivendicare. In secondo luogo, quando una questione finan– ziaria si risolve in una ridda cli milioni così porten– tosa - e v'è il sospetto di un possibile sperpero tanto colossale - l'aspetto tecnico passa in seconda linea, ed è la questione politica che prende il diso– pra. Due o tre centinaia cli milioni dello Stato sa– crificati a ingorde cupidigie di speculatori - lo siano poi per collusione o per incosciente debolezza - dopo quelli che già vennero offerti in olocausto al Moloch militare e marinaresco - significhereb– bero la rinuncia, a tempo indefinito, ad ogni riforma e ad ogni progresso democratico; rinuncia, non più occasionata da fugaci contingenze parlamentari, ma imposta e mantenuta da necessità indeprecabile di cose. Dietro questa rinuncia, il pericolo della libertà, la fatalità della reazione, sorgono per connessione in– tuitiva, inevitabile. Sotto l'etichetta ferroviaria si na• sconde tutta la politica italiana dell'oggi e del do– mani. * * * Ma la questione pratica è un'altra. Quale che sia stare le assopite energie, di ricomporre le schiere disperse, di segnare il preludio di una prossima ri– surrezione? Un coefficiente importantissimo alla soluzione di tale quesito sarà dato dalPatteggiamento ancora in– cognito del Gruppo radicale. Smembrato dall'assun– zione del :Marcora alla .Presidenza della Camera, che ne legava una. parte alle fortune del Governo, co– testo Gruppo si residua oggi in coloro che fanno capo agli on. Sacchi ed A lcssio. Per i quali però - sotto il colpo degli effetti dello sciopero generale - non parve esistere fi110 a ieri pl'eoccupuzione più assillante che di ostentare una '' radicale ,, divisione dal Gruppo socia1ista. E alfine è suonata anche per esso un'ora decisiva - una di quelle ore che ben difficilmente battono due volte di seguito nella vita dei partiti. Se, nell'imminente battaglia, come insinuano gli ufficiosi - e speriamo sia piuttosto il desiderio che dia loro le traveggole - esso elegge, per istudio di diplomatica abilità, una condotta sodcriniana cli iso– lamento egoistico e passh 0 0, e tentenna e nicchia e si· fa piccino e riguardoso, il Gruppo radicale, te– miamo, avL·à segnato con ciò la sua definitiva con– danua. Se, neppure in questo moment_o, esso nvvei-tc la voce del paese, che attende dal suo forte concorso la difesa risoluta dei suoi piì1 vitali interessi e, lo ripetiamo, della stessa sincerità parlamentare; noi non sapremmo più vedere a quale titolo esso potrà ancora sceverarsi da quei Gruppi sopravviventi di Sinistra, o storica, o costituzionale, o disoccupata, il cui nome e le cui complicità sono legati a tutte le delusioni del popolo italiano, e il tenersi dai quali ben nettamente distinto fu sin qui il suo carattere e la sua ragione di vita. Più che un tradimento al paese, sarebbe il tradi– mento di sè stesso e l'abdicazione del suo proprio avvenire. Sarebbe la frenesia del suicidio. Auguriamo di constatare, nell'articolo della futura. quindicina, che i nostri dubbi e le nostre inquietu– dini furono trionfalmente smentiti dagli eYen ti! LA CRI'l'lCASOCIALE. SINDACALISMO RIFORMISTA? Antonio Graziadei ci seri ve; noi commenteremo in una postilla: Caro 'l'Io-ali, Non ò per la sterilo preoccupazione di un qualsiasi amor proprio personale, ma per il desiderio obiettivo e non inrecondo di contribuire a toglier di mezzo gli equivoci - e sopratutto gli equivoci verbali - che ti prego di consentirmi una risposta, alle osservazioni con cui gli amici Treves e Bissolati hanno creduto di con– futare alcune critiche da me mo5Se a" molti riformisU,, nell'articolo comparso sul numero 1° luglio col'rente della tua Critica. l'atteggiamento, che questo o quel Gruppo dell'E– strema delibererà di assumere, fosse pure formal– mente il più energico, troverà esso - all'infuori dell'estetica del gesto - tanto consenso, dentro e fuori la Camera, da riusci1·e efftcace? Ha scritto 'l'reves sul 'l'empo del 10 luglio: "Il Gra.- Della quale domanda un'altra è come il presup- ziadoi sarebbe bene imbarazzato a sostenere il rimpro- posto: esiste ancora, o può almeno ricostituirsi in vero, che egli fa ai socialisti riformi:':ti 1 di avero com- Jtalia e nella Camera italiana, un'Estrema Sinistra? battuto il sindacalismo, quando noi lo invitassimo a li disastl'O toccato ai partiti popolari, per effetto sostituire al termine fra.noioso sindacalismo il nomo ecl di quella politica ana,rcoide eh~ ~ulmi.nò nello scio- il fatto italiano clell'orga11iz.rnzio11eeconomica (rlei lavo- pero generale, non s'e ancora hmto d1 scontare. Se t ") il Gruppo socialista dovette ringuainare il programma ra ori· " 1 • .- _ _ • del periodo elettorale non fu meno visibile lo scon- Dal canto suo, sull Azw11e socialista del 15 luglio, 11 quasso degli altri Grui:pi dell'Estrema. L'impossibilifa l Bissolati, dopo avere affermato: " noi riconosciamo che di contrastare efficacemente i richiesti aumenti mi- la sostanza, del vartito socialista è tutta nelle. orgauizza- litari ne fu la piena e più tangibile prnva. zio11i economiche <lei lavoratori'" ripete: "ciò sir. eletto Avrà, dunque, la presente battaglia virtù di ride- anche per quel.... 0raziaclei, che in un suo scritto...., ha

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