Critica Sociale - Anno XV - n. 7 - 1 aprile 1905

98 CRITICA SOCIALE a rivoluzionarì e a reazionari j ed è un'arme primi– tiva. I conservatori moderni, aJl'inglese, usano le sottili armi dell'intelligenza e, se volete, della frode. Discutono, sono accomodanti, fanno leggi sociali; e si difendono con la libertà e coi mezzi cle' quali essa dispone, con la stampa, con l'associazione, col mo– nopolio. Che può contro di loro la violenza popolare? Nulla. È un'arme da museo. :Ma chi non possiede che violenza, chi non vuol fare fatiche e mutar me– todo via via che muta il nemico) urla, strepita, aizi:a, nella speranza che questo riprenda la picca del sel– vaggio e si misuri con lui. Così i nostri rivoluzionari. Gli ultimi aizzamenti furono lo sciopero generale e l'ostruzione ferroviaria. E tutto il moderatume ce– deva all'invito. Un gallo sveglia l'altro; una dema– gogia richiama l'altra; P. insieme fanno l'altalena, e un po' per una a stare in alto; su, col Pelloux, il viso verdastro del moderato; su, con le elezioni del 1900, il naso paonazzo del ribelle; su l'altro adesso; e così via. È l'ora del moderato. Ma il mo– derato ò vile (almeno si dice); e, ,sebbene i suoi cento giornalini lo solletichino, nOn si presta al giuoco. Non è dunque che non sappia o non possa conquistare il potere; non vuole. Per viltà? Per buon senso. Di certo, per timore; pel timore, dato dall'esperienza, di restituire ai sovversivi la loro rude gagliardia con un•affermazione conserva– trice troppo aperta. Ma questa non è viltà, bensì accorgimento. Anche i moderati, come ogni parte politica, hanno le loro tendenze. Prevale ora, quan• tunque sia molto contrastata, la tendenza civile, quella che il gergo rivoluzionario direbbe " rifor– mista ,,. I conservatori, che non hanno più i fumi alla testa dell'ubbriacatura elettorale, con felice istinto si atlidano a un uomo di Sinistra e a un Ministero dove hanno scarsa partecipazione; perchè il GoYemo, nelle mani loro, darebbe sospetto. E l1on. Cornaggia approva. J~ malato di apostasia? Sembra a1l'Osservatorecattolico, di tendenza " rivo– luzionaria ,, i ma egli riceve gli elogi dell'Osservatore 1·oma110, che si fa interprete del " riformismo,, di Pio decimo, papa di campagna. L'altro clericale di Montecitorio, l1on. Cameroni, votò còn gli intransi– genti; ma dicono che ne sia pentito. A ogni modo, le " tendenze" volteggiano nel campo dei moderati e anche nell'orto dei preti. Che l'on. Fortis parli di Stato laico insieme e d'accordo con l'on. Tittoni, ma come di una frase deHe tante abusate dal pa• triottismo e non come di una premessa per un pro– gramma di riforme anticlericali, importa poco; è un peccato veniale che si perdona all'uomo politico. I cattolici uon possono, d'altronde, pretendere riforme governative in vantaggio della Chiesa. Sono·paghi di un programma negativo. Alle riforme pensano loro, con le congregazioni che distendono le ampie reti sulla penisola, con le scuole che intossicano l'in– fanzia. Il cattolico di razza si giova anche del mi– scredente; e l'on. Cornaggia vota per l'on. Fortis. Dunque, se i moderati rabbiosi non prevarranno, avremo il trionfo del " riformismo ,, conservatore. L'on. Giolitti 1 con la formula elettorale - Nè rea– zione, nè rivoluzione-, che parve una sciarada, ne aveva segnato i limiti. A quando il " riformismo ,, democratico? La storia degli ultimi anni dimostra: che i partiti democratici si va'lsero degli errori del nemico per la fiammata elettorale, per abbandonarsi poi ad atti di demagogia e di provocazione; che i conservatori ap– profittarono a loro volta dei nostri errori per vincere nelle elezioni, ma non riprendono adesso i propositi di violenza consigliati dai loro demagoghi. TI che non toglie che i " borghesi ,, siano tanti scimuniti: così insegna la somma sapienza della fatuità socia– lista, e ripetono i pappagalli. GARZIA CAssor~A. COHTHDDDIZIOHI EDEQU VO[I Le polemiche socialiste di questi giorni intorno alla crisi hanno scoperto una volta di più le contraddizioni insite nel modo di ragionare di quella parte socialista che ascrive a suo vanto la gloriosa e irriducibile tattica dell'intransigenza, marciante sulle duo gambe della ge– nuina lotta di classe alla conquista del collettivismo, ecc. In un medesimo articolo dell'Avanti! voi trovate, ad esempio, queste due affermazioni antinomiche. Con l'una vi si dice che la borghesia italiana ha due facce, due anime 1 dno interessi: che cioè esiste una borghesia af– farista, camorristica, succbionesca, ed una borghesia sa– namente produttrice ed onesta: in altri termini, una borghesia vera, genuina, normale, che ba ragione e di– ritto di svilupparsi, e una borghesia spuria, falsa, arti– flciosa1 parassitaria, che dev'essere eliminata tanto nel– l'interesse del proletario, quanto in quello della bor– ghesia dell'altra maniera. Poco più in là., per contro, si ei!ce fuori con l'affermazione che, dinanzi all'attacco e alla resistenza proletaria, non vi sono borghesie, ma la borghesia; non esiste che il blocco, avente un uguale conformazione, la medesima ostilità e lo stesso programma contro i lavoratori. Questo abbiamo letto nei giorni scorsi nell'organo centrale del partito. E qui sorgono due domande: perchè si è ricorso ad un ragionamento così contraddittorio? Quale è la verità vera, e, quali ne sono le conse~uenze logiche e tat– tiche? Poichè l'Avanti! sembra, da che cambiò condottiero, perennemente incline a mettere in bella mostra la ec– cellenza del suo spirito profetico, si potrebbe dire, con una piccola punta di malignità, che le rtue argomenta– zioni messe sotto gli occhi dei lettori servono egregiamente a dare ragione al giornale in qualsiasi caso. È così soddi– sfacente per l'amor proprio personale il poter dire: noi prevedemmo questo, noi intuimmo quest'altro ... ! rira la spiegazione vuol essere invece più profonda, giacchè quelle contraddizioni derivano dalla. stessa situazione illogica in cui l'intransigenza si trova, o si pone volon– tariamente da sè, di fronte al realismo e al meccanismo della vita economica e politica. Infatti, poichè anche l'intransigenza si è trovata impegnata in agitazioni e movimenti non prettamente socialisti, come la campagna contro il "casalismo,, a Napoli o quella recente contro i 11 succhioni n dei bilanci dello Stato, essa ha dovuto ap– prendere per la sua esperienza. diretta, o ammettere impli• citamente, che l'esistenza della borghesia una e omogenea non è vera in seuso assoluto e categorico, ma. soltanto in senso relativo: relativo cioè a una fondamentale e inconvertibile opposizione fra gli interessi dei lavoratori salariati e q:Jelli del capitalismo, in quanto che il salariato non può eliminare sè stesso, ossia non può uscire dalla cer– chia capitalistica se non spez:r.andola . Ohe se fosse asso I u– tameute Yera, quelle campagne contro una determinata frazione o caricatura o adulterazione della borghesia, col concoriiO materiale o morale di parte della borghesia stessa, non sarebbero giustificate, poichè dovrebbe riu– scire in un tal caso indifferente all'intransigenza ogni lotta che non tendesse a deprimere e sconfiggere quo– tidianamente la borghesia vera ed una, cioè tutta la borghesia, sul terreno economico e politico, a vantaggio del proletariato. Oli stessi appelli, che in tali campagne sono stati rivolti ali'" interesse borghese illuminato e mo– derno 11 per spingerlo a mettersi in prima linea, appelli ripetuti, anche durante Pu!Uma crisi ministeriale, quando

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