Critica Sociale - Anno XV - n. 1 - 1 gennaio 1905

CRITICA SOCIALE per lo più diminuiti tanto il vinto quanto il vinci– toro: e le ,·ittorie clcllu violenza generano l'alterna vicenda delle rnp1>rc1:1aglie senza fine. Dnta una situazione nella quale al proletariato sia ricono1:1ciuto 11011 soltanto il diritto all'esistenza 1 rnn a un altivo s,•ol~imento delle proprie energie, a una progressivi\ conquista commisurata a queste energie e giovevole in definitiva all'equilibrio sociale - sa– rehbero folli o criminali i socialisti che non miras– sero con ogni loro sforzo a salvaguardarla - ad aumentare, come cliccvn. il Bissolati alla Camera, nell'ordine mantenuto d1tlla stessa maggioranza del paese, la sua partecipazione agli utili di una fe– conda libertà. I~ ciò non in vista di un effimero w tornaconto parlamentare ,,, come arguisce l'lfco– nomisla, impicciolcndo stranamente la questione; ma in vista dell1immanente tornaconto dolio classi pro– lofarie per la loro ascensione sociale. Perchè non si tratta di ottenere passivamente, come of:fa gittata in compenso della quieto sicura, questa o quella ri– forma dall'alto, questa o quella concessione. Solo una situazione, nella quale le clt1ssi 1>roletarie possano hugtLmontc esplicare la propria atti\•ità e conqui– stt1rsi da se stesse i proprii compensi, 1>uòpersua– derle a costituirsi " poliziotti r. di se stesse. Nel l'i· conoscere o nel disconoscere questa opportunità. o questo dovere, è il fondo della cosidetta questione di tendenze nel partito socialista; è il fondo della contesa tradizionale fra socialisti ed anarchici. 'l'ale era la situazione italiana, tale almeno si an– nunziava, nel triennio che successe allo sciopero 1>0- litico di Genova e allo elezioni del 900. Pareva che una parte cospicua della borghesia - fatta accorta dagli effetti dei propri errori - avesse cominciato 1,d intenderij che al movimento proletario essa - nello stesso proprio interesse - doveva. schiudere la Yin, dove,•a anzi coadiu,•arne il successo; che ciò non significa,·a rinuncia alla difesa ragione,·ole, delle proprie posizioni, ma rinuncia a quell'eccesso vio· lento di difesa che, prorogando le soluzioni, conduce ;ille catastrofi, oscure, incerte, dannose flli'universale. Può sostenere I' l!.'conomista che tale situazione - nella quale potevamo essere poliziotti volontari - sia lit situazione attuale? 'l'roppi segni o troppo evidenti sono lì per smentirlo. E si badi soltanto alla reazione - sproporzionata 1 ostentata, tutta piena di paure bottegnie - contro lo sciopero generale! Contro l'errore (concediamolo) cli un giorno, così ricco di attenuanti, quale rigore cli severità eia parto di classi dirigenti, che, in mezzo secolo di unità nazionale, a confessione dei più au– tore,•oli conservatori, mancarono a tutti i loro doveri verso le classi proletarie! E che volontaria con fu. sione fra gli attori reali dello sciopero - il prole– tariato - e i suoi teorizzatori-auarchisti, e fra questi e il partito 8ocialista! 01' questa confusione artifiziosa, questa denigra• zione del movimento proletario e del socialh;mo, che - a parte lo sottigliezze dottrinali •- ne è l'espres– sione pii1 complessa, piì1 efficace e pii, alta 1 non può che produrre un effetto recisamente contrario a quello che i suoi autori se ne ripromettono. Porocchè, mentre essa non sopprimo i bisogni e le rnsrioni profonde onde il movimento si genera, ne scredita e ne de· primo l'elemento intellettuale e moderatore, a tutto vantaggio, evidentemente, dell'elemento impulsivo.:... Cotesta. ostilità. acutizzata, cotesto ravvedimento pauroso della borghesia italiana, ò esso un fenomeno plìescggero di impressionismo, o sarà un atteggia– mento durevole? I~ questo il problema capitale di quest'ora politica. Dietro l'ondeggiare del Governo, dietro il logogrifo dei Gruppi alla Camera, sta latente la lotta dello duo perenni tendenze: quella che crede 11. un'intesa cho temperi la lotta dolio classi e trovi a mano n mano le soluzioni progressive; e quel hl. dei fanatici clell1urto continuo 1 anarchici del salotto o della piazza, della forca o dell'insurrezione, strettamente fratelli - maJgrado le mete ben diven1e - nel concetto che si fanno della società e della storia. Quale prevarrà dello due:' Noi 1>ro1>endiamoancora per In piì.1 benigna delle ipotesi. Yoi crediamo agli l'lrrcsti, alle csitauze nel processo tormentato della. storia - non ai bruschi indefiniti ritorni. Noi so gniamo una sociob't e dei partiti sempre pili intel– ligenti, sempre più rngionevoli e accorti, che, am– maestrati dall'esperienza, nella difesa degli 01>posti interessi, portino un senso sempre 1>ii1vivo di pra– ticità e di misura, si arrendano all'inevitabile, ne aiutino l'av,•ento, anzichè attraversargli ciecamente la via. Sappiamo che più d'uno, anche dc' nostri amici, crolla il capo a questo nostro " sogno,,. Per essi, il socialismo positivo(non ci arrendiamo a dirlo " rifor• mismo .,), appunto perchè è la, rayioue, non potrì~ mni essere il fatto. Sarà scuola, 11011 sarà 1,artito. rt pro letnriato è votato fatalmente alle irruenze disperate, e le cl.issi dirigenti alle resistenze assurde e fProci. l'i solo da conflagrazioni - teoricamente, non 1>rati– camente, evitabili - uscirà. bene o male - e pii1 mnlc che bene - l'ordine futuro. Così taluno ra~iono. f'osse auche vera questa concezione pessimista, uon ci smoverebbc dalla nostra via. Nella quale - pur non raggiungendo appieno il vagheggiato ideale l'opera dei socialisti servirebbe ad ammortire :;?li urti, ad agevolare i trapassi, a rendere le esperienze meno disastrose. !ra l'efficacia di quest'opera non dipende da essi soltnnto: essa è esattamente proporzionale a una analoga disposizione di spirito dello nitre classi e degli opposti partiti. Possono i socialisti ben dcsidc· rare - ma non possono da soli ristabilire - una situazione simile alla passata, nella quale sia loro dato di ri1>rendere la funzione che, in condizioni fa. vorevoli, il Bissolati rivendicava loro come u11dovere e un onore: funzione non di poliziotti di un Go,•C'rno o di un partito, ma di interpreti devoti del proleta– riato che si eleva e cli poliziotti della civiltà. LA CRITICA SOCL\LE. NELPAESE NELPARLAMENTO Azione sindacale o azione parlamentare sono i ter– mini in cui si accende in quest'ora. più appassionata– mente In disputa teorica in seno al partito. Sembrerebbe, I\ sentire alcuni, che dal pre,•alero dell'una o dell'altra dovesse dipendere la buona o la cattiva fortuna della idea socialista. Ma ò nell'una o nell'altra eeelush·amente tutto quel moto sociale che il partito socialista coor– dina e dirige? E, se sono azioni parziali e reciproca– mente compatibili di una più vasta e complessa aziono socialis 0 ta, qual è la loro funzione specifica e il loro particolare campo, o quali vincoli può ad esse imporro Il partito? Per esaminare tali questioni, non sarà male rifarsi a idee generali, da cui può scaturire una concezione ra– zionate e unitaria. dei fatti sociali ad esse connessi. •rutte le volte che nella socioti\. umana pili indh•ldui sono sollecitati da stimoli di natura non molto diffe– rente, bisogni materiali o psichici, si determina fra essi, indipendentemente da ogni vincolo sociale che li unisca, una tale orientazione, per cui tutti quegli stimoli ten– dono a foggiarsi nd un tipo unico, nel quale le variazioni in<lividuali scompaiono e persiste e si accentua ciò che esisto di comune noi vari Rtimoli ludivltluali - una

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