Critica Sociale - Anno XIII - n. 2 - 16 gennaio 1903

26 Cltl'l.'ICA ::,OCIALE dogane straniere. Ad esempio, nel 1897 la nostra. dogana segna come esportati in Oernrnnia 156.6 l L quintilli di agrumi, e la. dogana tedesca ne nota come ricevuti dall'Italh~ 359 mila! La HusshL pure tende sempre pii't a divenire un buon merctt.to per le no~tre frutta. In alcuni paesi noi siamo quasi gli unici esporta– tori: così in Austria e, si può dire, in Germania. In altri invece, si fa sentire assai viva la concorrenza spagnuoln. Essa ci supera cli gran lunga ii1 fnghil– terrn, speci11lmente per gli aranci. La media espor tazione della Spagna ammonta ivi a 8 milioni di quintali. Così pure essa ci supern nel Belgio e in Svizzera. In Inghilterra dipende dal nostro com– mercio il prendere il prinHito. Anche per i legumi e ortaggi, sì freschi che pre– parati, la nostra esportazione è in continuo incre– mento. Siamo incontesb1ti padroni ciel mercato iu1- striaco; seguono poi la Germania. e la s,,izzera; soprntutto com•iene tener gli occhi rivolti sull'In– ghiltcrrn, dove Pesporh1ziono è salita, da. quintali 35G nel ISSG, a quintali 5090 nel 1892, per ,!riungere con aumento non nrni interrotto a quintali 49.108 nel tnOO! Il pe1·fezionamento, ottenuto nella coltura degli ortaggi e nella preparozione, ci incoraggiano a sempre meglio spernre nell'avvenire. Da quanto si ò detto, appare che il nostro com– mercio cli frutb1 1 agrnmi e erbaggi è in continuo incremento. GiOVfLpertanto con gelosa cura aiutarlo facendo in modo che in futuro non crescano le dif– ficoltà. doganali, perchè un inasprimento di tariffe fovorirel>be a tutto nostro scapito la Spagna., il Por· togallo, la. Turchia e la Grecia. Fortunatamente, le due nA.zioni che inaspriscono i dazi su queste ma• terio sono sinora solo ht Germania e la Svizzera, le quali non sono certo le maggiori importatrici nè di frutta. socche, nè di frutta, legumi e ortaggi prepa– rati. La Germania irwcce appare fra le prime nella im1>ortazione di frutta fresche e di agrumi: ma non crediamo che con essa sarà. malagC\'Ole l'intenderci, facendo concessioni specialmente sulle industrie mo– ta.llur:.:-iehc, all'aiuto delle quali hl Oermania è par– ticolnrmente interessiita in questo momento. Una volta assicumti su que:-ito punto vitale, sarà opportuno che i nostri produttori, in vista del con• tinuo aumento della esportazione e di quello non meno noteYole ciel consumo dei mercati interni, con– tinuino nella feconda opera intrapresa., specie in Sicilia e nell'Italia meridionale, di estendere la. col– tum di questi prodotti. E ciò 1>uòfarsi solo a spese delht cerealicoltura. B questo il sistema migliore per ridurre al silenzio i sostenitori del dazio sul grano, por spezzare i latifondi del Mezzogiorno fll.vorendone la quotizzazione spontanea, e sopralutlo J)er miyUo- 1·are le sorti dei co11tculini. Difatti, da un calcolo di– ligentemente stabilito dal prof. Bordign, reputato insegnante della Scuoht superiore d'agricoltura di Portici e an·ersado al dazio sul grnno, risulta che, mentre la coltura estensiva granaria non esige Po· pem che di 12 a H agricoltori adulti per ettaro, e quella continua a base di granturco e frumento ne ,,uole dai 25 ai 30, le colhu·e erboree e ortensi ne vogliono le seguenti: Vigneto frutteto intensivo del Napoletano ,, n alla puglie.~e . Olh•cto coltivato ìnten,-iflcamente . . . Agrumeto palermitano . . . . . , . Colturn ortense irrigata molto intensi\'a 00-100 40-50 60-70 . 200-240 . 200-150 Non riposerebbe forse sn queste semplici cifre il problema di redenzione delle nostre plebi ngricole del Mezzogiorno? ATT11,10 CABIAT1 e·Lmm ErnAL"DI. B1h1otec:i I.J no ti1ar o SOCIALISMO E ANTICLERICALISMO Ili. - II cJero. La Chiesa non ra1,presenta soltanto il complesso di norme morali e sociali che costituiscono la religione; essa si basa sopra tutta una organizzazione sua propria, il clero, che per le sue stesse origini ò in perfetto an• tagonismo colla democrazia e più colla democrazia so– ciaJi,-tu. Hia-.sumo dal Kautsky (I) le fllsi storiche ,lell1i Chiesa cattolica. Le prime comunità cristiane, per rimediare alla mi– seria sempre più diflòndentesi nelle masse, costitui\'nno delle organizzazioni che mettevano in pratica una specie di comunismo di consumo, manifestantesi non nella riu• nione dei mezzi di produzione, ma nella ripartizione dei prodotti, e che di nece,Qsità presupponeva la comunifa domestica, famigliare. Ma, S\'iluppanclosi la Chiesa, crn impossibile mantenere la comunità domestica, che si 1·estrinse ad una piccola sfera ,li eletti 1 i quali, conside– rati come santi, possedevano in comune la 1>ropriet1\dei beni. JL comunismo conventuale fu precisamente un mezzo per creare nuo\'i centri di sfrutta.meato, di accu– mulazione di ricchezza sottratta al frazionamento per erediti\ della proprietà Jlrivnta. Cosl il comunismo cristiano diventò un nuo,,o principio di disuguaglianza. Inoltre, siccome, universalizzando la pratica originaria che face\'a obbligo ad ogni membro della comunità di Yendero quel che poss~de\'a per rimetterne il prezzo ai capi allo scopo di aiutare i bisognosi, tutti i mezzi di produzione si 1'l1trebbero trasformati in mezzi di con– sumo, cosl si limitò l'obbligo di ciascuno a dare q110<l supei·est, l'eccesso del reddito. Corrispondentemente la Chiesa attenua\'a il diritto dei poveri ai beni dei ricchi riducendolo all'elemosina, della quale essa si fece di– stributrice. Invece di sopprimere l'antagonismo trn ricchi o poveri, la Chiesa creò un nuO\'O antagonisml> sociale. In origine la sua organizzazione era democratica e i suoi funzionari erano eletti dai membri della comunità; ma, a mano a mano che la Chiesa accrebbe le proprie ricchezze, quei funzionari acquistarono maggiore indi– pendenza di fronte alla comunità, si avvantaggiarono delle lotte tra i poveri viventi di elemosine e i ricchi, e acquistarono tal potere che gli imperatori, impotenti a distruggerli, preferirono allearsi con loro. La possibilità. soltanto di appoggiarsi alla Chiesa, potere organizzato 1 determinò la conversione di Costantino. J~ come era riuscita a dominare nel mondo romano, moralmente corrotto ed economicamente po,•ero, la Chiesa piegò la forza brutale dei barbari invasori, di fronte ai q!.lali essa era superiore per la sua dottrina, che J>ure rappresentava un passo indietro in confronto al pagane– simo romano ed ellenico. Ecco adunq ue i fattori della potenza del clero: lieno– flcenza ai J)O\'eri, ricchezze in tal modo acquistate, de– bolezza e ignoranza delle masQe. All'apogeo della. su1Lpotenza e del suo splendore, al tempo delle Crocillte, la Chiesa comincia. a decadere coll,L mrorma, e di poi tien sempre fisso l'occhio al pe• riodo dei suoi trionfi e, uellit speranza. di rico>Jtituirne le rorme medioevali, ttJ)})Oggiaqualunque teutativo rea– zionario, qualunque classe colpita da. <lccadenza. econo– miC<L che tenti re~i>Jtereall'e,,o!uzione. Per que.sto la Chiesa cattolica è nemica dichiarata di

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