Critica Sociale - Anno XII - n. 20 - 16 ottobre 1902

312 CRITICA SOCIALE ste11za(i11 m1to11ealle ra1Jpresf:nta11zecoUetfire <lf'll(1 Ca– mera del lavoro} e i sussidi,per la clisovc1t1Jazione. d) Nelle lotteJJelmiglioramento economicodei,lavora– tori, lo sciopero è mezzo tra11sitorio ecl eccezionale, cui si cleve t·icorrere quwulo se ne 1Jrei:eda, esito fel-ice, tenendo vri11ci1xitwente conto dello stato dell'o1·ucmizzazio11e, d lle co11clizio11i, dell'-iudustri<i rispetto al profitto capitalistico, del necessario favo,·e ed appo!J(Jio 11ell'opi11io11e n1bblic11 e in tutla la, massa proletaria locale. Lo sciopero (Jenerale <leveessere sem1J/'ecombattuto e<l ·im11edito. Nelle lotte di Ca/'atlere JJOlitico e s11ecialme11te JJCI' la <lifesa del dit'iflo di. orgcmizzazio11ecoutro gli attacchi. <lelloStato o e/i.singoli c<ipitolisti,nel giudicare l'oppor– f1mili1 <li ricorrere a, scioperi parziaU o yenerali) si deb– ho110seyui,•e criterli speciali, e/IP 11011 si possono 1Jreventi– vame11te {f.ss( o·e, e chP, in oyui ca.-;.;.o, ,tPl,bo110 essei·ehr,n fHHldemli e shufiafi. Pu:Tno Ctrn:sA e 01:.·o MunIALDJ. Uu ERRATA-CORRIGE uccosJm1-io. t\f'll'ultimn (•11lonnildoll'uhium Critil·u, A11tonio Grn:t.ii 1dci volle strh·oro: R quostn conclusione (do! Funtantt•Husso) è 111 modcsim11. 111!1111111110 noi St<li!sigiungemmo h•1upo fa, in un piì, limirnto f>tudio,eo111piut11 f:nllu pre::ios11 <"0llnhura1.iouodel pro– l'oi!so1· Bortolini . ., Fu i,itnmpflto: ~ colln 1)<11',d(l/e uoll1tbori11.io11e 11 ; il cho 1 poic•hè non possono dnrsi eollnbon,1.ioui lot<1li. fnl'.:•l>bc sospotforo 1111n 1·ensurn dovo volorn osrmro un elogio. L'ITALIA E I TRATTATI DICOMMERCIO HL - Il sistema doganalee le industrie manu- fattrici. (Co11tl,111t1zione), 3° - I NlllJR'l'HU DEI, rEHHO. (-lui dobbiamo confessare una sorpresa. A chi, non µreparato, si ponga allo studio della questione, su– bito si affacciano alla mente tutte le obbiezioni e accuse gravissime mosse contro il Governo ita– liano per aver voluto favorire una industria, per sè stessa di vita debole in Italia: gli sembra quindi cli doversi a.ddtintrare in tutti gli aspetti economici della questione, per esaminat·e il costo delle imprese me– tallurgiche, guardare ai loro risultamenti e poi tirare le somme, pro e contro la protezione, altissima, ac– cordata dal patrio sistema doganale. Ma, dall'esame dei fatti, balzi una conseguenza imprevista: la questione dell'industria del ferro in Italia esce affatto da ogni considerazione che appar– tenga al campo economico, per entrare in quello più irto, più discutibile e ;meno simpatico della politica., intesa in istretto senso. Quindi i ragionamenti, che in questa materia debbono farsi, sono solo incliret– tamente di natura economica. I due postuJati per l'industria siderurgica sono: vicinanza e buon mercato della materia ,prima; vi– cinanza e buon mercato del combustibile. In ltalia non si ha nè l'una. cosa, nè l'altra: non si può quindi da persona ragionevole sostenere la possibilità e fa. cilità., nel nostro paese, di un incremento naturale di questa. industria. Conviene osservare però che a nessuno difatti è mai venuto in mente di avanzare e difendere questa tesi. L'industria siderurgica si è voluta in ltalia per motivi politici e, più precisamente, militari. Si vollero creal'e alcuni potenti stahilimenti di lavorazione del ferro, per non dipendere che in menoma par·to dai E u VI.V IV L O l,,U fornitori esteri in sì delicata. o gelosa materia. Questo risulta dalla lnchiestn del 1.872,da quella del 1886, dai Rapporti della Commissione per le industrie meccaniche e navali, eco. Dopo questa constatazione, a noi 1 che studiamo il problema doganale solo sotto l'aspetto economico, non rimarrebbe che deporre la penna• e passare acl altro. Difatti, la teoria dei bisogni e dei servizi pub• blici non ha che un aspetto solo economico: dato, in un determinato momento, un bisogno riconosciuto come pubblico, quale è il sistema più economico per farvi fronte? Ma il bisogno viene assuntodalPEconomia come un dato cli fatto, non si discute. Sia esso quello della sicurezza pubblica, sia quello di erigere un monumento a uno dei tanti salvatori della patria, l'Economia 11011 fa ap1>rezzame11ti:fissa il costo del bisogno e determina il modo meno gravoso di farvi fronte. Nel nostro caso, il fatto di creare prima., prot,eg– gere poi le acciaierie di 'l'erni, di Savona, ccc.: e, indirettamente, cli curare con occhio amoroso )'al– tezza dei dividendi degli azionisti di questi stabili– menti, si considera in ltalia quale un bisogno pub– blico. l~migra affo.tto il concetto, vero o falso che sia, cli proteggere " pro tempore ,, industrie nascenti, snlvo a.cl alJbandonarle in processo cli tempo, quando esse si siano irrobustite: questo può discutersi, come vedemmo, pel coto1ie e per la lana. Ma pel ferro no : se domani si toglie la protezione, i nostri grnncli stabilimenti siclerurgigi cadono, poichè la. protezione non ha loro materialmente avvicinato quei due grandi elementi che sono, come dicemmo, i due polmoni eia cui le acciaierie traggono vita. Però, un lato economico anche in tale questione vi ò, e vale a dimostrare a quule caro prezzo il con– tribuente e l'industriale italiano non impegnati nc11e acciaierie paghino il piacere, seguendo la stupenda strada che da Piediluco per le Marmore porta a Terni, di vedersi rizzar davanti il maglio immenso che, gigante incatenato da. un'altra forza naturale pilt meravigliosa della sua, lavora con terribile deli– catezza il metallo, destinato a difendere i fianchi capaci delle corazzate, di cui la nostra marina va altera. Oltre alla produzione del ferro e della ghisa., at– torno a queste materie si svolge tutta una serie di industrie, le industrie meccaniehc propriamente dette, orgoglio e ricchezza dolPJnghilterra e della Ger– mania, e che da. un potente dazio sulla materia. prima riescono rovinate. Di qui l'obbligo, per il le· gislatore italiano, di addentrarsi nel ginepraio delle innumerevoli varietà. di questa complicatissima fra le industrie e stabilire, per compensare di quel primo dazio, un vero e intricato Codice doganale metallurgico, da cui i meccanici ricevono il com– penso alla prima indebita iattura e tutti gli altri industriali sono barbaramente tartassati. I!;ora pas• SÌilm0 Hi fatti. .La povertà della produzione italiana in minerali di ferro è notoria. Sicchè il nostro paese, fino al 1885, importa.va liberamente dall'estero quanto occorreva per gli scarsi bisogni clell'inclustria. Anche i prodotti lavorati delle officine metallurgiche e mineralurgiche erano ben meschina cosa. e clivenivano zero cl.i fronte al gigantesco sviluppo clell'lnghilterra, degli Stati Uniti, della Germania e del Belgio. Un certo incremento fu dato qua.udo le ferrovie italiane alle rotaie in ferro sostituirono quelle in acciaio. Allorn sorsero molti stabilimenti, in ispecie per la ribollitum dei rottami: ma fu fuoco di paglia. Però, poco prima che la Commissione doganale nel 1886 compiesse i suoi lavori, ci si trovò dinanzi .

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