Critica Sociale - Anno XII - n. 20 - 16 ottobre 1902

320 CRITICA SOCIALE m1(essa verrà prima ,l!L>nttuta. CIie fl\ dunquo questo scritto? Aumenta 11ro1>rio la rei,;ponsnbilit.à; ed è esten– sione di sè, consolidamento del carattere. Quando poi al propouimento sono inten•ssatì altri, ed esso diventa pro– JJriamento una promessa, grande è Il vincolo nel"pronun– nuncinrln, ma assai più gl'nnde nel rormula.rla in iscritto. Le parole svaniscono, si attenuano, si modiflcano; gli scritti rimangono nella ll>rO forma genuina e attestano sempre non solo la J>romessain sè medesima, ma anche le ragioni che la produs:,ero. t percib che l'atto dolio seri vero e lo scritto stesso diventano un corretti,•o della mente. Quando diciamo: " il !aie lo cono11co ., vogliamo si– gnificare non solo che serbiamo l'immagine delln sun J>ersonn, ma anche il ricordo di vnrie impressioni in– time ))rodotte da esso su di noi. Ma queste impressioni si riducono, di solito, n ben piccola cosa e, se si ripro– ducono nolla coscienzn 1 In fanno a, lunghi intervulli o non senza stimolo, ginmmai in un modo complessivo; di modo che è assai raro che quel tale, 11 che si conosce ,., lo si snJ>J>iadefluire. Ln. conoscenza di esso è molto su– perflcinlo e resta semJ)re, nel suo rondo, il mistero. Non sarebbe cosl se delle vnri0 im))ressionl si rosse tenuto nota. Un signore ebbe la co:;t.anza. di notare tutto lo impres .::ioniche andava facendogli un suo tiglio nell'età ))ÌÙ florida, dai quindici ai ,·enti anni. Lo trasformazioni corporali e intellettive, che in questn età sono l11cal– zonti1 gli davano grnnde nu~terin. Dichiarò poi egli cho solo doJ)o queste note co,wbbe suo figlio. t che insegnamento non fu per lui il constatare di J)Oi <1ual parto soggettiva ci rosse nelle impressioni ricevuto e come anche quelle omogenee avessero intonazione,. intensità, vigore diversi nei diversi momenti! Ln. medi• tnzione ulteriore <li quanto ave"n scritto del tlglio lo trasse n. feconde comparnzirmi con individui della stessa età., comJ)arazioni che acuirono in lui lo spirito di os• servazione degli uomini, s\ che riconobbe d'esser dive– nuto fncilo interprete di sentimenti altrui, facile per– suasore. li componimento scritto, nelle nostre scuole, vien rite– nuto, comunemente, dallo ramigliei dagli alunni e dai docenti perfino, un esercizio puramente di lingua. Invece è, o meglio deve essere, s01>r atuttoi esercizio di perscru– tamcnto o di traduzione degli sta .ti dì coscienza. Se par• tisse da questo concetto, semrre, chi Insegna, non pre• scriverebbe mai agli alunni di es1lrhnere se non ciò che da loro venne compreso o ò possibile comprendere. Jn particolar modo conviene che questi scrivano ciò che per essi ò \'erità, cioò cosa sentita e 1>ron1ta; solo al· lora la riflessione ò accompagnata da quello spociltlo comJ>iMimento, senzn. di cui l'abitudine al meditare non si forma. Oli alunni, che più :;odamento J>ensano, me– glio scrivono; ma non sono indifferenti però i ripetuti srorzi dello scrivere, a formare la sodezza. del pensiero. Sempro ò utile, ma per certe cose 10 scrivere ò addirit– tura unn necessità impellente, condizione senza. di cui ò qnasi frustraneo il lavorqJ,U,.esso della mente. Certe definizioni tllo~R ~\P, certo enunciaxioni e di– mostrazioni di teoremi m 1 ~nu\tiCì non si può a meno di scriverlo per com1>ulsarle, a11nlizzar10 1 J)errezionarle. Spesso mm dimostrazione fllosofica. 1 o mntematica, che credevasi esatta fino a che si agitava nella mente e ci riempiva l'anima di soddisfazione per averla slt1>uta. creare 1 si scorge J>Oi direttosa od erronea quando ò mossa in iscritto. Ì•: una piccolndisillusione che si prova, n111 una clisillusiono correttiva della mente e che rende modesti, cawti, anche nella fiducia. del Jiro.priQ mode~to valore. B10 m, lj '1 Mi ricorderò sem1u·e della manata ohe si diede sulla fronte un brn.Yo professore di matematica quando, pre– gato dì dimostrare un icorema algebrico, \'i si mise con sicurezzlt, con trO))J)nsicurezza, accorgendosi solo cl'a\•er vaneggiato nel momento ìn cui mise in iscritto quel che prima esJ)one"a. a mente. Xessuna cosa ciel resto si comprende cosl bene come quando si ò costretti a scri\•erne. Uno scolaro, che \'UOI bene imparnre la lezione 1>oco dianzi ascoltata, <10,•e J>rovarsl a stenderne in iscritto il riassunto. Di cedo azioni noblli o vergognO!!e, quandosi sente mriggiormente la nohiltrl o In vergogna, se non allora che, rimeditan– dovi sopra, si traducono in iscritto, sì dà ad essela i-este e fu co11<1izio11e sotto cui posso110re,,ire dei chi11nque oo- 11osci11fe yìmlicute? Un giornne di grande min. conoscenza mi annuncin\'11 1 giorni sono, in unil lettera, d'avere, iu un momento di collern. 1 nbbandonato brutalmentt) una. sua. vecchia. zia che l'aveva. allevato. Ebbene, egli conressa,·a che, solo mentre ne scrive,•a a mc, gli si presentavano alln. mento tutte le ragioni per lo quali giudicava anch'egli brutale e bisognoso di pronta ammenda il suo ntto. lo non ho saputo pill nulla, ma credo che alla. sun l!J)Ontanea con• fessloue snrù. seguito l'atto riJlaratore 1 anche ))er la con• siderazione che anch'io, un terzo, do,·e\'O attenderlo e \'ederlo o presto o tardi. Lo scrivere dunque rilvviYa certo il Rentimento della responsabilità., che ò vigore del carattere. J,: ))Crquesto mo• 1..ivoche donebbe diventare abitudine di tutti tenere unn modesta cronaca autop5icologica o,,o si notino i princi– JJali nostri fatti e sopratutto le ragioni e i sentimenti che ci portarono a rare o ad ommettere una cosa; le ragioni o i sentimenti che ci ))Ortarono a ommcttere o a fare ciò che innanzi si ern, invece, fatto od ommosso. Quanto si gundagnerebbB in serietà, in cautela, in av– Yedutezzn! Di quanto poi progredirebbe la nostra edu– cazione morale, se, ogni sera 1 prima di coricarci, dessimo una corsa a questa crontlCa dell'auirna ! 'l'utti i padri e le madri, tutti gli educa.tori della gio• ventù si propongano di avvezzare i fanciulli a ciò, non apJ)ena <1uesti abbiano n1>preso a scrh•ere: sarì~ Il mi– gliore dei com1>onimeuti, il migliore ed il ph'1 morale doE{li scritti. FRA LIBRI E RIVISTE Nella Lettwrci, diretti\. <In.IOiaeosa, fascicolo di ottobre, ò un bozzetto de' pili suggestivi che abbia.mo mai letto: Ca11lo11ierci in 111al'em111a di Eugenio Bermani. 11 Bermani ò impiegato nelle ferro\•le. Ila res1>imto la vita delle linee, la l'ita dei treni, la vita. dei caselli. 1-; ce la squaderna davanti. Egli non dice, come quel ca))O· stazione: 11 \'iaggio io forse? ,,. lln non hn soltnnto viaggiato. Quella vitn ha riflessa nel chiuso dell'nninm osservatrice. ~; ora cc la ri\'elfi. Che 1rngoscin J)rofoncla ! che terribili drammi I che singhiozzo di cose, udito a traverso il fluestrino del "lampo"' Canto11iem i11man-nwui è il primo saggio di una serie. Seguirà Un disastro. E ltlln fine verrà fuori un libro, che snrà - mn quanto diversa! - la nostra JJéteHtmwi11e italiana. Uaccomnndinmo fln dtt ora ai ferrovieri c1uosto rosario delle loro tristezze, idealizzate nell'arte. (. I. GIUSEPPE RIOAMONTI, gerente ,·esponsa(Jile. YllllnO, IS/IU •~! . Tipografia Operai (Soo. 0001),), C, \'\tt. t:m. 1i-1~.

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