Critica Sociale - Anno XII - n. 20 - 16 ottobre 1902

CRITICA SOCIALE 319 Lettere Me,·idionali, non ha fatto, per certo rispetto, cli più e di meglio. li pensiero, dunque, deJla democrazia italiana su la funzione della scuola è ancora incerto, nè mai davanti alle masse popolari fu affermato e discusso. Nello scorso no,·embre, la Presidenza dell'Associa– zione 1Cagistrale Milanese, facendo sua la iniziativa d'un gruppo di giovani maestri, stabiliva di tenere un ciclo di pubbliche confcrcn7.c su la funziono so– ciale della scuola nello Stato modr.rno, e a tal uopo invitava a parlare i nrnggiori uomini dei vari partiti. Era. intenzione elci maestri milanesi di conoscere e rii far conoscere il pensiero delle diverse parti politiche su una istituzione hlnto delicata 1 o si sperava che da tutto l'insieme halzassc fuori la fìgura giuridica, o morale della scuola italiana in tutto le sue relazioni con la Yita del Paese, sia che i,,igmudasse al presente, sin che lo sguardo desioso si ,•olgesso nll'avvcnire. Non mi pare 1>erò elio finorn alcun conferenziere sia entrato nel cuore dell'argomento. 11che, cinto il ,,alare degli oratori, parini conformi quel ch'io dico: che cioò i partiti politici italhrni, mentre hanno, qual pili qual meno, un proprio 12rogramma politico, finanziario, sociale, mancano afftttto di un programma scolastico• educativo, il quale, avendo di mira la. collettività del domani, clovrobbo essere la naturnlo integrazione di qualunque nitro. Ad ogni modo - e qui forse alcuno \'Orrà. trovarmi in contraclcliziono (') -- io non credo che in Italia si sia giunti a tal punto di maturità di coscienza e di Ci\'ilc cclucaziono in tutte le classi, da poter assegnnre ai vari partiti uno spec·iale còm1>ito 1n-afico scolastico~ educativo. 1[i paro che, pur continuando ciascuno >L elaborare nel l)roprio seno idee o concetti partieolnri, vi sia ancora per tutta la democrazia unita un l>el tratto di cammino da compiere, una bella battnglin da combattere, quella in favore clolla scuola e del maestro. Lo differenziazioni nasceranno 1>oi. La democrazia italiana anzitutto dovrebbe mirare a.solle,·are ht scuola e il maestro clnllo misero condi· zioni in cui giacciono non per colpa loro. ì\Ja dovrebbe 1>oiadoperarsi a. condurre i maestri alla concezione positiva e dcmocmtica della scuoltt. in tutti i suoi rapporti con In vita llella socictÌì. moderna, con i conflitti dell'ora pre,iCnte. JI rinnornmcnto educativo di un Paese non puì• certo essere l'opera d'un giorno nò d'una classe di 1>crsonc, ma questo è certo: che, condotti i maestri a sentirne la necessità e a vederne le linee generali, esso anà fatto un grfln passo avilnti 1 perchè sarà stato :wviato sul terreno pratico clclPespe– l'imento. Molti sono gl'insrgnanti che, usciti dal popolai e col popolo tenutisi sempre a conhttto: lo amano, aiu• tandone, nel 0111111>0 politico e sociale, la superba ascensione; tnil 1>ochisono quelli che l'idea democratica hanno saputo o 1>otuto trasfondere nell'opera del Magistero. Agli inizi del grande movimento proletario e quando ancoru. solo pochi scienziati, trattando di educazione e di scuola, fanno, comunque, della socio– logia scolru::1ticn 1 non è logico protendere di aver già in argomento tutto un patrimonio di idee definitiva– mente elaborate, n,': è pratico attendere ehe la moderna concezione cloll'opPrn educativa venga ai maestri dallo scuole nello quali sono preparati. Certo è che la riforma delhi istruzione normule ne presuppone anzi– tutto una. radicatissima clelristruzione nornrnle; 1111, intanto la clomoc.azia deve prepararsi il terreno. Non basta - o qui sono col Turati - parlare di stipendi e di rarriera, promettendo miglioramenti, ma conviene altresl dare ai maestri il mezzo di pro• parare la scuola nuo\'a. Più di trentamila sono in [talia gl'insegnanti che hanno il proprio giornale (•) A rlHl,·ere l'app.1rente contrat1dl.zlone,,·eggasl la nostra vr1m11 nota a questo arlleolo, (LACR1Ta•A), r atteso con ansia e compagno fidato di tutta una set.timana. Ma, pur contando belli e liberi ingegni che hanno iniziato un fecondo e promettente rinno– vamento, il nostro giornalismo scolastico non è ancora tale da soddisfare ai bisogni di una. democrazia. ope– rosa e inteJligcnte. L'itttuale giornale dei maestri, per forza cli cose s'intende - poichè non è l'organo d'un partito, ciel f1trnle ra1,presonti l'idea e in nome ciel <1uale sì rivolga alla collettivib\ - ò quasi prh•o di ogni carattere politico e sociale. [I nostro giornale non vive la. molteplice vita ciel Paese, e della. que– stione della scuola fa trop1:io unn. questione a parto. Ora a me pare che da ciò chiaramente un c6mpito derh·i alla democrazia italiana. Data l'efficacia del giornale scolastico, nel quale il maestro sente agi• tnrsi dentro hl propria anima, la democrazia dovrehbo dare vita. a un proprio organo di sociologia e di politica scolastica, divulgatore d'ideo nuove, propu• g-nntore d'una concezione del problema della scuola piì.1conforme Rl vcro scientifico e alle condizioni delh\ società moderna. Solo con questo mezzo la scuola si penetrerà della vita e la vira invaderà nella scuola, e le riforme - 11rcparate, discusse, popolarizzate - diverranno pos– sibili ed efficaci. (Contiuua). .AN"Ot:I.0 $1CCIIIROLl,O. L'EFFICACIA MORALE DELLO SCRIVERE J>erchò il maggior numero degli uomini prova rilut– tanza a mettere in iscritto quel che non esita a dire o a fare, acconcinnclo,•isi solamente quando non può faro a meno? La ragione ò certo nella pigrizia. Eppure, se di• ventasse pii1 generale l'abitudine di scrh'ere, non dico tutto, che sarebbe inutile e impossibile, ma le principali nostro impressioni ed azioni, credo migliorerebbe n.ssai il carattere morale nostro. Lo sforzo di ritlessionc su di sò, per interpretare o ti·adurre con precisione e JJienezza il torbido gorgoglin– mento delle idee, è sommamente benoflco, dando esso un 1 impronta direttirn alla mente. F'ino a che i sentimenti o i pensieri li teniamo con noi, hanno dell'indeterminato e del rngo; assumono qualche determinazione se li esJ>ri• miamo colla YOCe; ma rice,,ono addirittura una forma corporea. e sono fissati in modo 1>erenne, quando li scri– viamo. Rileggendoli poi 1 provasi quel senso di estensione del proprio io, che hl\ puro il pittore quando guardn, ttssata sull.L tela, l'immagine che n\'en\ ,•aghegginta. Tale nobile senso vnria, naturalmente, di intensità, di qunlifa e grandezza a seconda degli ìncli\'iclui e delle cose che si scrh•ono, ma non manca mal. Tanto piì11 se riflettiamo e YC<llamo in realtà che il nostro scritto, in quanti lo leggono, ristabilisce quasi l'identico stato di coscienza che noi avevamo, facendo pensare, sentire, \'Olere con noi. 'l'uttì ananno sperimentato la diftèrenza d'effetto che ha il proJ>onimento scritto da quello tacito od orale, sia che esso importi appena a chi lo fa o anche ad altri. Poniamo di dover stabilire una regola di condotta, di distribuire, J)er esempio, il temJ>Oallo diverse occupa– zioni. Non ò la cosa pill facile: occorre anzi molta com– prensione mentale. Orbene, fino Il che l'ordioc di con– dotta è proferito verbalmente o stabilito così, ìn cuor proprio, sarà. e non sarà o:-senato, subirà sempre qunlcho strappo nncho irragionevole. Ma se ,•iene steso in iscritto, è osservato molto pili precisamente, quasi che, scriven– dolo, ci siamo compromessi colla nostm coscienza e con quella di altri. Potrà avvenire qualche eccezione ancora,

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