Critica Sociale - Anno X - n. 12 - 16 giugno 1900

Bb 182 CRITICA SOCIALE favore di tutti i sist<:-miltici cg-oismi sociali, per il trionro d('lltt JH'OprictÌ\, <kl c~pitale 1 del vitello d'oro! La. tatriea. può essere pili fine, pii1 abile ris1>etto ai libcrnli; mll. non può essere viù logica, più ueces• saria ai propri fini del cattolicismo conservatore. CLAUDIO 'J'HEVES. LEELEZIONI MUNICIPALI INFRANCIA JI 6 o il 13 mnggio, ebbero luoio in tutta la !~rancia le elezioni nnmicipali 1 e assunsero una SJ)ecia\e impor– tanza in rngioue della situazione po!iti<:a, come l'iSJ>Ostn dii-ctt,~ a.i prol>lcmi J>Olitici e :-ocia.li che agitano in que– sto momento il pnci~Oe alla cui soluzione concorre sempre pili il potere municipi:de. ~: precisamente in ra.– giono di questo. co:-ciemm di una più grande ca.J)acit.\,e pc1·chò i pro\Jlemi di 11.Ssistcn:.r.a, di pubblica istruzione, di h~vori comum11i,di dazi, presero un carattere di ri– vcndica:.r.ioni socinli generali o urgenti, che il potere municipale si spoglia del carattere cli potere 1mpillo, come si volle finora considcrnrlo. I due ratti che consentirono ai Municipi di diventare ,m,{,r,io,·e11ni sono: 1. 0 La possibilitìl di ottenere dal Parlamento la sop– pressione dei dazi. Il go,·erno Waldeck-Housseau )Jille– rancl :-,imo:-.trò in ratti favore,•ole, pel primo, a questa rirorma e la Camera potò votare la sOJ>pressione dei dazi a Digione 1 chiesta tlal )lunicit>io socialista di questa città. 2. 0 Il decreto )lillerand, che autorizza i :Municipi a inserire, nei capitolati d'oneri pei lavori munici1>ali,chrn– sole fbsanti lit durata della giornata di lavoro e un sa. Ittrio nornrnlc e corrente. La rispo,itii dovova duuque essere essenzialmente inte– res,;ante, tnnto 11il1che queste ele:.r.ioni a,•evano anche una imJ)ortamn. politica immediata, in <t_uantoche esse indicav1ino se gli elettori rossero ra.vol'Cvolialle condanne pronunciate dal Se,uito, costituito in Alta Corte di giu– sfo-.ia. lm•eroi1:;-liel<'tti dai 1'1unicipi formano la grandis– sima maggiorauzn. del C'OrJ)O elettorale del Senato. Nè gli elettori dovevano fermarsi :l questo 1>rimoatto di diresR-r('J)Uh!Jlic11111lj CS.i:i dovevano inoltre giudicare tutta In.politica del Governo. Il 1>roulema era, stato così posto, tanto dagli atni<'i del Miui-;;tero,che ave,·ano \'0- tato l'affissione del discorso di Waldeck-Housseau, quanto dai suoi nemici, che avevano pagato cli loro borsa l'ar– fts.-;ione in tutta la Francia della risposta. di Méline. Di più, la. composizione delle li.sto della provincia non la– scia,•a. luogo ad equivoco di sorta. In tutte le città, pic– cole e grandi, le liste di i. difesa repubblicana. i, porta– vano in tc.-;tai deputati o senatori che avevano sostenuto la politica del Mini~tcro Waldeck-Housseau :i\lillera.nd, o i membri a.tth•i dei Comitati della II Lega dei diritti del– l'uomo ,,. E, noihl JJil1pa1·te di coteste cittl,, erano liste di C(}(r/izio11e re1mbblicwut e -1$0C/(l/isla. 1 risultati dello JH'OVi11C'ic furono un trionfo per la J>O· litica l'ifo1·mi-1tadel .\lini.,;tero. Eccettuato Parigi, di cui pal'leremo pili nvauti, le elezioni diedero 24.832 .1luniciJ)i re))u!Jb!icaui coutro t:1510 reazionari e 153 uaziornilisti i cioè 4.71:3.467<-'lettori 1·cpu\JU1icanicontro 2.IH.323 rea– zionari e 172.430 11nzionalisti. Ì•:, pei rcpub\Jlicani, un gundog110 di 1004 Mu11iciJ)i. Ben di\'ersa fu la risposta di Parigi e, in generale, del dipartimento delltL cmul. La maggioranza, infatti, del COn1,igliomunici1mlc di Parigi è divenuta nazionalista, e le 1>rincipali Commissioni, come c1uella dell'assistenza, clclla pubblica istruzione e dei mono1>olii,sono occupate dai elericali e dai 11azionafo,ti. Si eresf:ero statistiche che stabili-;cono una m~~ioranza di 2j.000 voti in ra.,•ore dei repubblicani, i quali perciò, col sistema dello scrutinio di lista, sarebbero tutti riusciti. .Maconviene conressare che una tale 1111\b~ioranza. è ancora una \'era. sconfitta, se poi si J)ensa che, alle precedenti clezioui 1 vi rurono 144.7!12 elettori sociall-;tl, 108.538 rndicali, 59.975 re1,ub• Ulica.ni moderati, e soli 37.242 reazionari. Al contrario 1 le elezioni ciel G e del 13 maggio diedero 142.772 socialist,i, :l9.47Hraclica.li 1 22.717 modcrati 1 26.795 moderati sostenuti dalla " l.1cgadella Patria francese ,.,, 20.220 rea:.r.ionari e 122.Gf:l0 nazionalisti. Questi ultimi furono dunque reclu– tati nella clientela dei l'adicnli ed anche un JJO'fra gli nnti<'hi elettori sociali,-;tì. t: cJ'noJ)Oconfessare che nella capita.le ò stato un disastro. ... Le cause sono molte1>lici. Sì volle assegnare fl. questo scacco una cnusa unica: il ratto che i piccoli commer– cianU, irritati dalla crisi onde soffrono, nel loro odio e nella loro 1> a1.wa de lle Cooperative, avrebl>ero votato pei nazionalisti. Ln f>etile Ì?épubliqtte vede quindi un solo ri– medio: sviluppare le Cooperative per uccidere il piccolo commercio. Ma, anzitutto, non ò esatto che i piccoli commercianti siano stati i soli che votassero per i nazionalisti, e meno ancora che essi siano destinati a rinrorzare la reazione. k certo che essi rormano a Parigi il gros.-;odegli elettori nazionalisti, ma non poterono votare contro le CoOJlCra• tive, perchè ò so))ratutto nei quartieri commercianti di Parigi che si elessero dei nazionalisti, e questi quartieri erano ra))prcseutati, e non 1>otevano esserlo, che, tutt'al pili, <hl radicali. Ora - e ciò mostra il vizio dell 1 argo– mentazione dei nostri amici - cotesti quartieri, abita.ti da impiegati e commcrcio.nti, non possono veder nascere Cooperative. Non ern questn, dunque, la preoccupazione degli elettori 11a:.r.iona.listi. Piuttosto, la vittoria reazio– na.ria, in parecchi di tali quartiel'i 1 venne 1>ermessadalla minoranza socialista, che s'era affermata a.I primo ,icru– tinio. Il .",Qcialhste, del Parti 011vrie1· francese, che ave,•a taluno di questi candidati, è costretto a. convenirne. E qui non si può dire che questi elettori votassero cosl J)er timore delle COOJ)erative. D'altronde un tale ragionamento non regge all'esame se si considera che in provincia furono i J>iccoli com– mercianti, la 1>iccolaborghesia, che cagionarono il trionro della politica democratica. E il ratto, speriamo, si rin– novcrì1, 1>oichèla Francia è J)aese di piccola proprietà. Kon si ))UÒimmaginare di boicottare il 60 °lo dei piccoli borghesi o commercianti che rormano la popolazione pa– rigina. Meglio vale vedere le cagioni dello scacco e ap– portarvi delle soluzioni. Fare delle Cooperative altrettanti organi cl'attneco, organi ))Olitici,è stornarle da.I loro scopo, cho con,;iste nello svilupJ)nre nell'operaio il senso e la capacità della sua responsabilità i è, JJiù ancora, contri– buire alla loro caduta, allontanando da esse una parte della clientela, che l>isognercl>be invece attirare, ed ò dimenticare che esse non J>ossono vivere se non nelle agglomerazioni opernic e con amministratori di primo ordine, che non si trovano ad ogni canto <li via. Non si fon,la una Cooperativa come si l'onda un gruppo politico. Jauròs parlò nuche dì ovviare al pericolo, invitando gli O))erai nd associarsi in Sindacati così ))otenti, da J>oter fare grossi acquisti di merci J>resso i tJiccoli commer– cianti. Ciò stabilirebbe un punto di contatto e una CO· munione di idee, dovuta alla. connessione degli interessi. :Ma una così forte orgnnizzazione operaia è ancora troppo

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