Critica Sociale - Anno X - n. 12 - 16 giugno 1900

CRITICA SOCIALE 191 BERNSTEIN E L'EVOLUZIONE S CIALISTA Da un pezzo vole,•amo occuparci, più di proposito che già non ci accadde di rarlo per incidenza, della. benefica scossa recata nel seno del socialismo teorico e pratico dai di\•er~i articoli e dall'ultimo libro cli Edoardo Bern• stein, onde si gencrb quella che gli ancrsari hanno chiamata la II crisi del marxismo »i oggetto di una dotta polemica del Kautsky o delle calde dispute anenute nell'ultimo Congresso nazionale tedesco. ?ila difficilmente ci sarebbe riescito dì farlo in modo pii'l nitido e rncilo di quel che l'abbia testè fatto il Jaurès, in una sua conrerenza tenuta 1 sotto tili au.c:pici degli Studenti collettivisti di Jlarigi, nelPlffitel des S<r ciétéssai:(mtes, sotto la presidenza di Allemane. 'J'radu• eia.modal resoconto stenoj(raflco, che ne dà il Jlloui;emeut socialiste, la simJ)atica Bivi:;ta quindicinale pariginn 1 diretta da llubert l~ngardelle, e della (lt1ale l'amico nostro Paul Dramas ò uno doi pili a..<isiduicollalJoratori. I. Cittadini; non ho mai trattato davanti a voi un soggetto più diflicilo o pii, importante di quello cli stnssora; tomo che nvrò da percorrere ua cammino assai lungo. Per essere il pii1 breve possibile, su1>– porrò a voi note tutte lb grandi teorie di Marx: la teoria ciel valore, la concezione materialistica e dialet-– tica della storia. ~ra temo che, pur così facendo, non mi riescir:\ cli esporre tutte ciò che vorrei, ci tengo quindi a formulare sin rl'ora lo mie conclusioni. Nella controversia, agitatasi fra Bernstein e Kautsky, io mi trovo, nel complesso, con Kautsky. Non ch'io intenda contestare l'immenso servizio reso da Hernstein al nostro partito. t:gli ci obbligò tutti quanti a sottoporre a nuovo esame le nostre concezioni fondamentali e, per lo meno, a adeguarle alla rNdtl't con maggiore esattezza. Esso esercitò una influenza. sullo stesso Kautsky. Non gfa che Kautsky sia stato condotto da Hernstein a formulare una sola idea che gli fosso straniera; ma egli disse cel'tc coso piì1 f'ortcmc11te che altri111c11tiuon avrebhe fatto. Così Kautsky fa a Bornstein o alla sua tesi questa importantissima co11ce1:1sione: che oggi l'azione sin– dacnlc e coopcmtivft sembra. In caratteristica del periodo CllJ)italistico, in cui shnno da alcuni anni e saremo por nlcuni anni ancora. Kautsk,v dichiara che, quirnclo vi è, come o~gidì in 1Duropa, una certa atonia politica e a.I tempo stesso una grandissima attività industriale e ca1>italistica, ò 1Jfth1raleche i lavoratori, i salariati - i quali non sperano dal movimcnt.o un po 1 lento dell'azione politica. la trasformazione totale della società., ma che dal rigoglio deJl'attività indu– strh'tlo 1>ossono attendersi qualche immediato van– taggio - è naturnle che consncrino una parte note– vole dei loro sforzi alln ricerca di questi vantaggi; dichiara inoltre che, so il libro di Hcrnsteìn tro,·ò tantn eco, se produsse una impressione così viva nel mondo socialista e nella classe oper11ia,ciò 11v,·cnno perchò esso ò l'espressione di un dnto 1>eriodo della attivW1 politicn ed economica dell'Europa; e, da parte di un marxista come Kautsky, ossia di un realista, non ò possibile attribuire al libro cli Bcrnstein magg-iore importanza, di quel ch'egli fece segnalando in 0880 l'espressione teorica. di tutto uno sviluppo della reA-lti\ politica cd economicfl. Ho dunquo dil'itto di dire che Bernstein ha. gi~, intluito assni hngamente sullo spirito di l\autsky; vi ò, gii\ orn, in l\aut.sky un po' di Hcrnstein; e, qunnd'io flJlJll'OVO int.en1me11to Kautsk.v, con ciò stesso approvo ancho, in p~rto, nernstein. Ma, parla.ndo in generale, e senza determinnre il problema con dei nomi propri, ciò elio io intendo dire, e ciò a. cui voglio concludere) (' cho, senza dubbio, noi dobbiamo fare, secondo mc, una politica socialista. nuova, l)er certi riguardi pili atth·a, noi dobbiamo modificare il B b I t e- G no B nostro atteggiamento di fronte a certi problemi; ma possiamo farlo senza romperla. con le tradizioni ge– nerali della politica socialista interna.zionale. Io J)enso, e tenterò dimostrare, che lo stesso marxismo contiene i mezzi per completare e, dove occorra, per rinnovare se stesso; e che non ò affatto utile, dal punto di vista sia teorico, sia 1>ratico,spezzare i quadri teorici della democrazia socialista internazionale, poichè questi quadri possono fiu d 1 ora 1 per forza propria, allargarsi e modificarsi. . .. 1;:, innanzi tutto, tutte le obiezioni di principio che, clft alcuni anni, non solo nell'opera. cli Hernstcin, ma in molto altre pubhlicazioui, si vanno dirigendo contro il fondo medesimo della teoria di Marx, mi sembrft non tocchino il segno. 11:o gHL esposto, qualche nuno fa, la teol'ia fonchunentalo del valore e del so– prah1.voro secondo i\lnrx. Voi sapete che gli oggetti crcnt.i dalla. produiionc capitalistica. divengono, nel meccanismo s ocia lo) v1 1lori cli scambio, e che il Vijlore rispettivo dei proclot.ti ò misurato dalla quantifa di lavoro unrnno socialmente necessaria alla loro pro– duzione. , ono le quantità di hworo umano, normal– mente incorpornto nei prodotti, che determimrno il rnpporto cli scnmbio dei prodotti stessi; e, se il ca– pitalista. rcaliiza un 1>rofitto 1 ciò avviene perchò esso non dà ai salariati, :,sotto forma di salario, se non una parte del valore del lavoro eia essi incorporato nel prodotto. 11 rn1>italista trattiene una p:1rte del hworo incorporato dal la\'oratore nella merce, cd è in (1uesto soprahworo il 1>rincipio del profitto capi– tolistico. Or io ehbi un hcllo i:;tucliarc ed analizzare le oh– biezioni fl:ltte alla tcoriti di )lnrx j essa mi parve meravigliosamente rc~isterf'. È impossibile che il capihtlisb.L non prcnd,l il RUO Jll'Ofitto in qualche luogo; questo profitto non può clel'ivnre dal nulla; esso non può o,·identemr nte derivare se non chi un tanto di lavoro non pa)!a.to, che il lavora.tore infro– duce nelht me1·ce. Si l• anche teuh1to di sostituire, nel senso e se– condo il pensiero di lh'rnstein, altro teorie alla teoria del valore di 'Mnrx. l,'italinno Graziatici, per esempio, Ila protr:w che ciò C'hc il ca,pitalista trnttienc corno pl'ofitto non ò g-ià UlliLc·crta. q!Jantitìt. lii lavoro in– corporato dall'operaio 110Iprodotto, ma ù una. qua11- tit~ di questo stekSO prodotto; l'o1>eraio - dice Gra.– ziadci - produce 1111a somma di merci _gquivAlenti a 100, il CHpitalista ne trattiene per sè 25; ma ciò che esso trntticne è una cerb1. quantità di prodotti, non ò nna certa c111antitfldi la\'oro operaio inCOl'()O· rnto nel prodotto. Io trovo cho (Juestu è un[l. vera, infantilità teorica; 1•crchò il prodotto 1 in <prnnto prodotto, in quanio valore t.l'uso, in qmrntu u un oggetto cousunrnhilo e asgimilabile, non luLpc-Icapitalista valore alcuno. Noi non siamo nel periodo della economia. domcstica 1 o 1..lcll1cconomian schiavi, dove il padrone com uma. per l'uso proprio i prodotti ciel lavoro familiare o servile. I prodotti non hanno valore poi capitalista se non qua.n<lo egli può gettarli sul mercato e scambiarli con altri prodotti; ossi non hanno valore per lui come valori d'uso, bensì come valori cli scambio. g poichò sul merc11to il cnpitnlista non può scambiare i prodotti so 11011 in ra~iono dclln quantità di la.voro in essi rispettivamente incorpornta, se a.naliz1.in .moe frughiamo la tosi <li Oraziadei, siamo costret.ti, o a trovnrvi il nulla, o ti ritrovfu·vi la dottrina stessa di "Marx. M11,perchò Ornziadoi o altri economisti soci,1liisti della stess11,scuohL lrnnno csgi operata cotesta sosti– tuzione? Per rigpondoro alla preoccupnzione generale di Bcrnstcin, di mostrare cioò che l'operaio può mi– gliorare largamente ht propria condìziOllC senza recar('

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