Critica Sociale - Anno X - n. 2 - 16 gennaio 1900

20 CRITICA SOCIA L Senonchè, questa imposta continua a. mantenere i suoi confini incerti e la sua fìsonomia indistinta: da una 1>arteessagrava su!Pesercizio di un'industria) di u1Ht professionc1 di un commercio, clall'altra è una.vera tassa cli bottega e di smercio. Ossia essa è insieme una imposta sulla ricchezza. mobile, ed un qualche– cosa di ibrido tra Ja tassa cli patente e di licenza. C due aspetti cli questa imposta sono egualmente criticabili. Come imposta sopra l 'esercir.io di un'in– dustria, di un commercio, di una profe:ssione, essa è un duplicato dell'imposta di riccheua, mobile. Nè Ja sua natura di imposta reale le pennette di trasfol'– rnarsi in una imposta personale sul reddito: essa colpisce Pesercizio o la rivendita senza curArsi se appartenga a uno o a pili soci) o se piì1 esercizi .-ip– partengano ad una stessa persona, rendendosi così inadatta a colpire i reciditi di carattere personale. Di pili, se la varietà dei limiti, a seconda dell.-i popola– zione, è giustificata nella disciplina d.i una. imposta personale, non lo è affatto trattandosi di una impo– sta reale: a quest.o modo una vasta azienda, che sorge iu un Comune rurale, devo pagare molto meno di un'altra che sorge in una grande cittìt! Come imposta, poi, su..l piccolo commercio e sulla minuta rivendita, non è il caso di insistere. Studiosi e legislatori hanno concordemente affermato che essa) specie nei piccoli centri, diventa un duplicato del ch,– ¼io consumo ed incide sui consumatori. Rimarrebbero da esaminare le disposizioni secon– darie del progetto, e specialmente il passaggio dei Comuni da chiusi ad aperti, che vorremmo vedere collegato con tutta una riforma nel metodo di riscos– sione del dazio. Colpire nei Comuni aperti certi ge– neri in tUlO degli atti della produzione, sarebbe f.1r partecipare le classi abbienti al peso del dazio anche sopra i consumi di preparazione domestica, come già. sostennero lo Scialoia nel 1865, il i\[inghetti nel 1.875, e ult.imamente, nel suo dotto lavoro, il l)l"Of.Coni– glifrni. Ma queste e altre considerazioni troveranno miglior posto in un prossimo articolo, dove esami– nerò le prime linee di una possibile riforma nel sistema tributario locale. [VANOt! BONOMI. A PROPOSITO DI" IRREDENTISMO ,, (Baruffe in fan1igHa) Dopo le prime battute di quella vivace sinronia. che, nell'ultimo numero delht Critica, Un 'l'ravet ha. suonato sull'irre<lentismo 1 io mi ero persuaso che dovesse seguire - sotto forma di preveggente Nota - unu. Colla di Padre Filippo o di Ma.mma Critica. Ma. ht ba.ochetta del direttore d'orchestrn non si ò mossa ed io vorrei trovare una mascella d'asino per mettere in /"1t(J<t Un 'l'rai:ct, che ò un l>ril!ante polemista ma che certamente - come anche il nome lo dice - ò un Filisteo nemico del JJOpoloeletto. JI quale Filisteo prende la parola. irrcdeuti.<;mo e _ciri– cama su una serie di errori di logica, che si possono di• stribuire sotto due flncho speciali: iy11orntio c/1>11clli;miv tatio ef;,11cki. Xon si può 1larht1·edi iiTedentismo .~e non tenendo ben fermo in mente che diverse sono le tene irredente e che, avendo esse cli,,orsicaratteri e dh•cn,i sentimenti 1 deve essere certamente diverso l'atteg-giamento degli ita– liani redenti verso di toro. Chi scrive ha visitato pii'! volte la Savoh\ 1 e si è per– suaso che a Oluses, a Annecr, n Chambcrri ecc., non esiste Jliù niente di italianità 1 nè la lingm\ 1 che nQn c'è mai stata. - come ne di\ prova anche Pon. Pelloux - nè i sentimenti, che non ci sono pili. A Nizza il fc"tttoò identico. 'J'utti colo1·0che hanno visitato il Ticino sanno che i 'ficinesi ci tengono assai ad essere ::h•izzeri,ma. che cu– stodiscono gelosamente la lingua italiana.. DOJ)O un soggiorno in Corsica (quasi tutto il mese di novembre 1899) mi sono convinto di due fatti: 1. 0 che i Corsi, l)enchò parlino un dialetto mÙltosimile all'italiauo, non ci tengono punto a divenire ibtliani; 2. 0 che econo– micamente ò stat1.tgrande \'entura che l'Italia non abbia annesso questa roccia sterile, che alla l 1 'rancilt 1 al dire del llour<le (&11 Corse) e del Demolius (De français cl'au– joul'Cl'lmi), ha inghiottito circa un miliardo. Rimangono ancor;\: 1. 0 i Origioni, di cui non si sente parlare; 2. 0 Trieste, l'Istria e la Ooriziti; 3. 0 i'!falta.; dove la lingua italiana, moly1·aclo la viva resistenza della. JlOJ>olazione indigena, è stata violent.e– mente so1>raft'attadagli inglesi. Pe1·irredentismo, ciò dato, si deve intendere quel sen– timento italiano ed egoistico 1 che quasi tutti a.l)l)huno, che siano rispettate le tradizioni di italianità che le re– gioni italiane, soggette ad 1.\ltrenazioni, difendono. L'irredentismo quindi vordt: 1. 0 clifen<lerela lingua itnlia.n,i; 2. 0 cercare di annettere alla nrn.dre pa.tria quelle regioni che prefe1·iscono l':tnnessione. Per ottenere questo 1·isultato, cli due specie ))Ossonoes– sere i meu;i : 1. 0 pacifici por ,,ia. diplomatica; 2. 0 guerreschi. Ora, come ragiona Un 'l'rm:et? Dice: L'esercito 1n·obabilme11te occorrerà per annettere Trie– ste, ecc.; il servirsi dell'esercito èhtrìLincremento al mi– litarismo; dunque? ... diciamo corna dell'irredentismo. li che, in primo luogo, ò quanto dire: l'esercito ci costi.t un sacco di cniattrini e di noie, e per questo lo vogliamo abolire, dunque facciamo in modo di non ri– cavarne ne))Jrnre il poco utile che ci 1>uÒ da.re . ìlla l'errore del 'l'ra.vcl. ò 1>il1 radicale ancora; egli non pone mente a.I fatto che l'esercito è uno dei mezzi, e non il solo mezzoj egli dimentica che il fenomeno del– l'irredentismo è un fenomeno complesso e che compete agli irredentisti, prima di tutto e so1>ratutto, il dovere di difendere l'italianità, dove c'è, o il dovere di non scher– nire uno dei sodalizi JJiL1 benemeriti, ))iii geniali,· e che sarà. certamente uno dei pii, fecondi, \'Ogliodire la Dante Aliyhieri. 11 Trai:et vien fuori dicendo che gli irre<lenN, siamo noi e che i reclent.i sono quei poveri cristi che ora strap- 1>ano le targhette con le scritte bilingui! Ho detto sin da J)rincipio che ò un filisteo. Jnfatti il pOJ)Olo eletto, se ,•oleva aniarsi alht 'l'errn Promessa, doveva prima di tutto conservare ht proJ)ria esistenza ... cacciando in fuy(t a furia di ma.scolla d'asino tutti i. Filistei. Che l'Jh\.lia d'oggi non sht la 'J'erra Promessi\. IO sanno tuttl. Abbia.mo i tribunali militari, il domicilio coatto, Ji'inal– l>orgo, Pallanz,t o tutta la forca variopinta del pns;.;:;ato e del presente. Ma, se U11 'l'ntvct ))renderà. in mano qualunque trat– tato di logica, troverà un principio elementare che, per qmtnto ,,01gare, è nccess,Hio a chi studia contrappunto di irredentismo: " Fra (luc rnali 1 è un bene il lllale 1nil\ore, ,.

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