Critica Sociale - A. VIII - n.21-24 - 16 dicembre 1899

338 CRITICA SOCIALE bene, si& per il ma.le ,col bello o col brutto, è il regno della torra . .. La maggiore semplicità, la coordinazione più logica dei rapporti economici dello società coloniali, conferisce ad e~se una grande superiorità sui paesi europei, an– nullando una a;ioltitudine dl attriti e rendendone i mo vimonti più agili. I rapporU intricatissimi, eterogenei, spesso contraJ.:!:iltorii delle società. vecchie, sono stati un risultato della primitiva. schiavitù dell'uomo alla natura, e della frequenza. con cui, nel passato militare, la forza economica era improvvisamente sopraffatta dalla violenza politica; il ritmo normale della vita so• ciale rotto dalle convulsioni della conquista e :lella ri· voluzione. Questa.stessa schiavitù ne ha generata una nuova: nei paesi vecchi gli individui si trovano ora schiavi di quesli rapporti da loro stessi creati, risul– tato di necessità. e di violenze antiche, le une e le altre già. scomparse e venute meno. Quelle, rra le società europee, ohe hanno un movimento più libero, una più rapida e poderosa circolazione vitale, sono appunto quelle ohe, come l'Inghilterra, hanno distrutto ed arso un maggior numero di questi residui del passato. L'I– talia invece ne è ancora seminata; e la difficoltà delle rirorioe vere e proronde nel nostro paese dipende da questa varietà. e complessità. di rapporti economici, per cui un legislatore non può muovere un passo, assiepato da tutte le parti da una bizzarra selva, mezzo inaridita. e morente, ma perciò pili intralciata e spinosa, di interessi secolari. Ed appunto per l'impoteoza alle rirorme rapide e complete, quando scoppia la crisi, preparata da ratti lontanissimi, sviluppatisi in lnghil• terra, in Russia, In Cina, in America i il disastro è terri· bile, senta. possibili alleviamenti e ripari. La semplicità. dai rapporti economici della vita co~ Ionia.le, onde deriva, per quelle società, o una uni– tormi1à. d'interessi genero.li, o la contrapposizione di due o tr~ grondi correnti, rende ad esse ftlcilissima la esecuzione di rlrormo vaste e profonde, la trasforma– zione rapida od intera. dei sistemi di produzione. La vita degli Stati Uniti negli ultimi dieci anni ci presenta un bellissimo esempio della plasticità. delle società. co 4 Ionia.li. Sino o.d un periodo recentissimo gli Stati Uniti, ubbidendo alla legge da noi osservata sul destino eco– nomico dei paesi coloniali, avevano rivolte le correnti principali della propria attività alla produzione agri– cola, spazzando via dai loro vasti territorii il denso velo delle roreste primitive, rompendo con l'aiuto di pos– senti macchine le lande vergini, introducendo a poco a poco in esse ed in proporzioni colossali tutte le ma 4 terie della produzione agricola. Se la vecchia Europa avesse compreso oello stesso modo il proprio ioteresse e, rinunciando a combf\ttere contro le società. nuove in un campo in cui queste godevano vantaggi immensi, avesse trasrormata la propria produziooe di agricola in iodustriale, la giovane America avrebbe proseguito nella. sua magniftc1.1.opera di conquista della natura selvaggia; o ben presto si sarebbe formato un equi• librio economico mondiale, lo colonie assumendosi spo• cialmente la produzione della materia. prima, e noi la elabornziono. Ma pur troppo questa soluzione logica del maggior problema dell'età. moderna non potò aver luogo; errore fatale che non solo ritarderà. di secoli l'avvento di una migliore éra della storia economica, basata sul gioco delle rorze naturali, ma cbo inoltre sarà. la radice di uoa nuova selva di guai e di rovine, conseguenza ine· ate G o vitabile di tutte le Holuzioni artificiali che violentano le leggi e distorcono Il corso delle grandi correnti delle cose L'Inghilterra sola, grazie alla vittoria. delle classi dPmocraticho industriali sull'aristocrazia agricola, ri– s1>ose all'appello dell'America; onde le sue ravolose ricchezze attuali. Negli altrì paesi: nell'Austria, nella Francia, nella Ruasia, nell'Italia e in parte nella Ger– ma11ia1gli interessi nazionali rurono sacrificati a quelli della classe agricol& dominante; o gli Stati Uniti si vi• dero chiuse, l'una dopo l'altra, le porte commerciali del– l'Europa. Orbene; con una rapidità meravigliosa, in meno di dieci anni, essi hanno potuto far rronte alla crisi: rermare lo sviluppo della produzione agricola a. cui venh·ano meno i morcati; rivolgere per altri ca– nali gran parte della roria di lavoro e geltare le basi di una colossalo industria, che può già. lottare con quella europea. Certo, anche gli Stati Uniti, nel com– piere questa trasrorruazione, hanno violato le leggi pri• mario della vita economica e sono caduti negli artiflzii; ma il loro peccato non ò stato originale, ma derivato, figlio del nostro; e noi non abbiamo nessun diritto di lumentarci di quel protezionismo americano cosi terri· bilmente logico, che noi stessi abbiamo pro\·ocato. O. M. LAQUESTION'E MULlEBRE Il. I <li-ritti eqnivrtleu,ti. - L'inferl01•Uà ,,.,,,,,., turale. - La, 1•i/01·nu1, del 1n,utl"im.onio. Ilo ancora molte altre cose da dire into1•no al lib1·0-iuchiesta del Gambarotta (i), e alla questione mulieb1·e su cui esso getta un sl vivo fascio di luce polemica e psicologica. La principale domanda che l'inquirente rivolge agli interpellati, l'igua1·da la condizione giuridica della donna, cioà l'eguaglianza, l'Pquivalenza, o l'in– féricl1'ità.dei suoi diritti rispetto all'uomo; ed a questa domanda io ho risposto. senza esitare, aceogliendo il secondo partito; e la lettura del libro e delle ri– sposte degli altl'i, in grandissima prevalenza con– formi alla mia, non ha fatto che confermarmi in questa opinione. Che la donna sia « uguale » all'uomo, nessuno che abbia perduto i denti di latte dovrebbe in al– cuuissimo senso arrischiarsi a dirlo: le differenze psicologiche sono altrettali e altrettanto essenziali e profonde quanto le nsiologiche; e da lppocrate, il quale brutalmente sentenzia che fcemina esl quod esl propte1· uleruni, fluo ad Ouida che appunto nella irreducibile e totale diversità e complemen– tarità dei due sessi acclama poeticamente la fonte di e questo• (I ... ) delirio adorabile che si chiama l'Amore (con l'A maiuscola ....), tutti coloro, che vi– vono in que to mondaccio e non nelle nuvole, son di parere che quindi i diritti, come i doveri, mu– liebri, debbano essere, almeno in qualche parte, diversi. per quanto equivalenti, a· quelli virili: vi sono, dice madama A<lam, delle funzioni maschie e delle funzioni femmine; e come per natura spetta alla donna il primo diritto e il maggior dovere della educazioue nsica e psichica della p1·ole neo– nata, così per natura (e lo prova tutta l'etologia compa1·ata dei:tli animali superiori) competono al– l'uomo i diritti più alti e i più sacl'i doveri della tutela esteriore del gruppo al quale apparliene: (1) o. 0Allll8AM.0TTA, l,1c/lle1ta #ullo ®1Ul4. T-.)rioo, Bocca., IKO.

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