Critica Sociale - Anno VIII - n. 16 - 1 ottobre 1899

244 ORIT IOA SOCIALE dini ! Non è ciò un obbedire ancora e sempre a quel fatale spirito giacobino secondo il quale la le~ge tutto fa o disfà, crea od uccide, apre e chiude, è 11principio ed il fine di ogni cosa, è onniscente, onniveggente ed onnipotente, guarisce tutti i mali, apporta tutti i beni,provvede a tutte le circostanze, serve al passato, al presente e all'avvenire I Non è questa la grande illusione rivoluzionaria per ec– cellenza, sovranamente detestata dai conservatori coscienti ed intalligenti, l'illusione che consiste nel ritenere che in ogni momento il Governo e ·met– tiamo pure le maggioranze, possano con quattro righe sulla ca,•ta fare tutto e dell'altro ancora, as– sicurare a tutti la salvezza, l'ordine, la prosperità., la giustizia e l'appetito 1 Ohe su questa china si sia messo il Governo ita– liano, che si richiama del liberalismo dottrinario francese, s'intende, ed è grande sciagura, perché è in questa inclinazione che si radicano tutti i provvedimenti eccezionali, le leggi a termine, le sospensioni delle guarentigie costituzionali, ecc. - ma che su questa china sia anche precipitata .la « giustizia • s'intende meno, ed è peggio, perJhe l'idolatria legislativa fu da essa portata fino a ri– conoscere per legge quello che non è, solo porchè ad essa sembrava giovevole per la solita necessità urgente di salvare ìl popolo, che legiie fosse. E più in là non crediamo che si possa andare. . .. Più in là non si può andare, è vero: ma si può ancora nella passione giacobina essere più franchi, più ingenui - se si vuole - dei magistrati della Corte di Milano: basta per ciò essere magistrati della Corte di... Roma, vale a dire della Corte più direttamente inspirata dal Nume... Governo. Infatti la sezione d'accusa che rinvia gli on. Prampolini, Bissolati, Morgari e De Felice alla Corte di Assise per la manomissione famosa delle urne, nella sua sentenza sdegna persino di discutere la tesi che « si volesse vincere con la violenza, la violenza che la maggioranza stessa ool presidente avevano consumato disattendendo (sic) la domanda dell'E– strema sinistra per l'appello nominale • perché una iteltberaztone àella maggtoranza non puo essere mat una violenza. La sovranità - inviolabile ed irresponoabile - della maggioranza è qui affermata con una dolce ferocia maratiana; la maggioranza può violare tutti gli articoli del regolamento della Camera, il suo presidente può disatlende·re (sic) tutte le richieste e gli appelli degli oppositori, magari cacciarli fuori con la forza o farli bastonare dagli uscieri: una deliberazione della maggioranza non può essere mai una violenza. Correlativamente, nessun propo– sito della minoranza può essere mai un diritto, se non in quanto la maggioranza lo consenta; la legge non è nel regolamento, baluardo della mino– ranza, la legge è nella mobile volontà dei più e il magistrato è il ministro di questa mobile vo– lontà. Oh! sacrosanto ordine giudiziario di venerazione quasi ieratica, oh! custode dei diritti, oh! palladio delle leggi, oh! propugnacolo di tutte le libertà pubbliche e private, questo è ciò che mantieni di quanto ci promettesti... ai bei giorni uni\;'ersitari 1 Quale allora ci splendeva nella giovanile fantasia la dignità di questo corpo c}1edi mezzoalla feroce guerra di tutti contro ciascunoe delle classi contro le classi apprestava impassibile le fasce della Croce Rossa del diritto e della legge per tutti i combat– tenti, e, immoto nella sua funzione di giudicare dell'arte e della lealtà dei combattenti, riconosceva, senza passione, la legge del vincitore pro tempore, senza nulla togliervi od •~giungervi per riguardo all'equilibrio politico o per servile omaggio al vin– citore stesso! Ma la passione del battagliare ha vinto anche i giudici! Essi sono entrati ed entrano ogni giorno più nell'arena, si intrattengono con le fazioni, in– citano, approvano, consigliano, provocano i colpi e le difese; si agitano come gente mossa da un inte– resse proprio e non fanno che l'interesse del Go– verno!. .. Il giacobinismo li trasporta, non danno più sontenze, ma emanano leggi di impero a se– conda spira il vento della battaglia. Ohimè! i vecchi Dei ne sono ili e la favolosa 'l'ami, ancella fedele, li ha seguiti in un altro scom– partimento, di terza classe! Molti di ciò sono tristi e piangono un ideale di più ocaduto, un altro sogno svanito! Ingenui! Delle frondi cadute si forma il concime che cre– scerà nuove frondi all'albero da cui caddero! Non abbiamo mai avuta una magistratura che fosse solo la magistratura - senza aggiunte e senza qualifi,che- non cleriC8.lee non framassona_, non monarchica e non repubblicana, non crispina e non zanardelliana. E pazienza! Consoliamoci per ciò, che e lecito sperare, che un giorno avremo la magistra– tura ... socialista! È soli>questione che noi diventiamo la maggio– ranza ed il Governo!.. Solo questo... CLAUDIO TREVES • CRISI IN PRUSSIA Poco più di un mese fa il gabinetto Ilohenlohe– Miquel (il principe di Ilohenlohe è presidente del Ministero del regno di Prussia parche cancelliere dell'Impero; a von Miquel, vicepresidente e mi– nistro delle finanze, si attribuisce da molti anni la responsabilità di ogni atto importante di politica prussiana) veniva solennemente battuto alla Camera bassa del Landtag. Questa Camera (Abgeoranetc Jiaus) dovrebbe rappresentare - sia detto di pas– sata - nel regno di Prussia qualche cosa come il ramo democratico del Parlamento essendo elettiva (a tre gradi, su base di censo, sl che il Landtag non ha deputati socialisti) di fronte alla Camera dei signori che ha solo membri di diritto ereditario o di nomina regia. Il Go,erno veniva battuto da quella che è abi– tualmente la sua maggioranza, la destra agraria e in tutto o in. parte il centro; Io sostenevano invece l'ala siniotra dei nazionali-liberali e i freistnnige che - questi ultimi specialmente con a capo il Richter - gli 1000 nemici nerissimi in ogni que– stione di politica interna. Il caso che sconvolgeva cosi profondamente la scacchiera a giuoco monotono della politica prus– siana, sulla quale le mosse son certe e lente e paion fatte proprio per passar la serata lasciando sempre vincere il padron di casa - era quello ormai quasi noto anche in Italia sotto il nome di Kanalvorlage. La partita finita stavolta rapidamente con uno scacco al re ha messo a soqquadro la quieta fa– miglia. Guglielmo li re di Prussia veniva perso– nalmente battuto dal voto de' suoi agrari e dei cattolici, poichè appunto una settimana innanzi par– lando del Canale egli aveva impegnata, come suole, la sua volontà inflessibile a ottenerlo. La Prussia non è certo il paese dove il parla– mentarismofaccia strage di ministeri; un Governo battuto, non è un Governo spacciato; più sovente invece Governo battuto significa Camera spacciata e questo parve proprio il caso poichè gli agrari

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