Critica Sociale - Anno VII - n. 16 - 16 agosto 1897

CRITICA SOCIALE 243 La sola dilferenza che mi riesce di trovare è la seguente: A 1 8,C .... ottengono,qua\- X, Y, Z...., per ottenere che volta, l'intento colpa- , l'intento, fanno solo asse– gare i politicanti che ma- gnamento sul persuadere nipolano le leggi. gli elettori. È forse per tale differenza che il Governo favo– risce i primi, e vuole mandare a domicilio coatto i secondi? Ma appunto perché assurde, quelle disposizioni della legge sono pericolose. Interpretate rettamente, non colpirebbero nessuno, o, in ogni caso, non col– pirebbero chi si ha in mira. Quindi è manifesto che saranno interpretate in modo che abbiano da rag– giungere l'intento che si è prefisso il Governo. Ed è perciò che non si vogliono le usuali garanzie dei giudiz'ì, poiché un tribunale che operi in pubblico potrebbe malamente durare in una continua sfida alla ragione ed al senso comune. Certi servizì si fanno solo in secreto. . .. Quali saranno gli effetti della legge 1 Accrescerà, credo, le sofferenze gil grandissime del popolo ita• liano, ma poco o punto nuocerà al dilagare del so– cialismo. Anzi potl'ebbe essere favorevole, perché costringer;\ i socialisti ad usare maggiore disciplina ed accorgimento nel combattere i presenti ordina– menti. Parecchi disgraziati saranno certo vittime dei nostri Don Rodrigo. Una parolina detta in un orecchio ad un politicante influente, e chi dà noia a Don Rodl'igo sarà mandato nelle isole ('). Ma ciò appunto suscite,·à. nuovi odì nei congiunti e negli amici delle vittime, e dimostrerà con fatti al po– polo che il Governo si cura non del pubblico bene, ma solo del bene di una classe di cittadini. Per essere efficace ,~ nuova legge dov1·ebbe fare deportare qualche cento mila individui. Ma i no– stri governanti non hanno nemmeno i denari per le spese che occorrerebbero; e col mandare un migliaio di più di individui nelle isole, daranno solo soddisfa• zione ad un migliaio di pl'ivate vendette, non con– seguiranno nessun effetto generale, se non forse quello, da loro non ricercato, di fare meglio cono– scere i guai di un Governo di classe. Rimaue che coloro i quali, invece, desiderano un Governo che abbia solo di mira il pubblico bene, sappiano trarre vantaggio dalle presenti contin– genze. li lavoro che si fa per opporsi alla legge é utilissimo, specialmente perché fa conoscere al po· polo quali ne sono i principì e gli intenti. ~fa quando sia approvata la legge, altro lavoro rimane da compiere; e sarà di tenere un registro delle condanne al domicilio coatto che abbiano origine nelle private vendette o nella politica, raccoglierle ogni anno in un volume, illustrandole e commen– tandole; infine fare che a tutti sian noti gli ef– fetti della legge nuova. La forza delle classi governanti italiane sta prin– cipalmente nell'inerzia delle classi governate. Se un gio,·no queste pensano, ragionano, si scuotono, faranno presto a spezzare il giogo che viene loro imposto. VIU'REDO PARETO, (') Meno male che polr;\ almeno anrtnre all'eslero. Io non vorrei che, col 110\ito vretesto <11 non tornare ad ordinnmeoli del 1>;1s– sato, si comba.Uesse quella \lari e della legge; ò l'unica cosa di buono che vi si 1ro,·i. Rammentiamo che alibiam.osemp1·ein deposito alcuni esemplari delle Poesie del compianto nostro amico e collabo1·atol'e Po.\1Prn B~;TT1:-.1; elegante volume di oltre 200 pagine, cot ,·itrallo dett"autoi·e (L. 2). Così pw·e: I vincit,01.•i, a, ·am.ma i n qualli-o aui di PO,\ll't;o 13t:TTl~I ed ETT01n; ALJ3JNJ, con p1•efaz-ione di F. Tul'ati (L. 1). B1arro QUEL CHEC'INSEGNA L GRECIA 111. Il secondo argomento toccato dal Lombroso nel suo articolo è quello della funzione del governo monarchico e costituzionale nella vita dei popoli. Secondo lui, tale governo non è diaframma sutllciente agli impeti popo– lari anche i meno opportuni. E una prova di ciò crede appunto di trarre dalla Grecia attuale, corroborandola. coll'esempio cli Napoleone Ili. ononchè, quasi risposta diretta., ma certo non pre– veduta, alle parole del Lombroso 1 Arturo Labriola af– ferma: « nulla cli più sciocco che dipingere il re (Giorgio di Grecia.) come costretto a cedere all'opinione pub– bl!ca. • Chi può risol,·ere la questione1 Evidentemente per farlo sarebbero necessari troppi più dati di fatto che non possediamo, e quasi si dovrebbe penetrare nell'a– nimo stesso degli individui a perscrutarne le intenzioni. In realtà il giuJizio del Lombroso ò nel medesimo tempo troppo generico se si ha riguardo ai singoli casi e ai singoli individui, e troppo parziale se riferito al solo governo monarchico costituzionale. Se molto volte infatti è vero che i re - e non essi soli, ma tutti gli uomini politici - non sanno resistere alle correnti del\"opiniono pubblica, è anche certo che molte volte sono essi che, coi molteplici mezzi di cui di– spongono, influenzano la pubblica.opinione ovi provocano quelle correnti d'idee e di sentimenti che meglio a loro convengono. E se mai da tali correnti, da loro stessi provocato, resta.no poi travolti, sono forse da conside– rare come vittime o non piuttosto come autori della propria e dell"altrui rovina1 Chi può asserire seriamente che Napoleone lii nella guerra ciel iO e Crispi nella spedizione del Tigrò subissero la volontà del pubblico o non piuttosto avessero cercato con quelle imprese a loro poi fatali di deviare la pubblica attenzione dalle 'luestioni politiche che li minacciavano1 Conviene dunque esaminare caso per caso sulla base di documenti scrii e molteplici prima cli giudicare la responsabilità. morale dei governanti, mentre è abba– stanza evidente che non il solo regime monarchico CO· stituzionale, ma. tutti i Governi possono contare esempi di governanti deboli che si lasciano dominare dall'opi– nione e da.Ila volontà. altrui, sia essa del pubblico o di un ministro prediletto o di una concubina. E se mai forse neanche in a,•vonire le debolezze dei governanti e i tr:~vhtmenti dello folle non potranuo essere del tutto eliminati dalla storia dell'umanità., è certo almeno che pot1·anno essere molto diminuiti o meno esiziali quando gl"interessi pri\-·ati non si troveranno in tanto conflitto con quelli della collotlività. come furono nei sistomi di governo passati o come sono nei presenti, essenzial– mente borghesi, siano essi monarchici o repubblicani. . .. ~fa vengo al punto più importante dello scritto loro. brosiano, a.Ile teorie ataviche che già. provocarono le obbiezioni del Tu!'ati. Comincerò da quella che il Turati ha più lunga– mente discusso. Lombroso la enuncia così: e Quanto più furono grandi i nostri padri, quanto più fll glorio:-:alu. nostra. stirpe, tanto più per inesorabili leggi storiche dobbiamo a.cquetarci all'impotenza.» Contro questa. tesi che, per togliere ogni dubbio d'in– terpretazione, Lombroso ha espresso nel modo più crudo

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