Critica Sociale - Anno VII - n. 16 - 16 agosto 1897

Critica Sociale . RIVISTA QUINJ)JCJNALE ])EL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. il - A.ll' t:8tero: Anno L. 10- Semestre L. 5,50. Lettere, vaglia, cat•toline-vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE - MILANO:Portici Galleria V. E., 23 (2. 0 pino IOblle) Anno VII - N. 1CL z.ron si. vende <i 1w.niel't SCJJ<t'l' <t.ti . Milano, 16 agosto 1897. Sta:nte la, •rico·rren::a del « I!'er'ra9ot1to », vaccinza dei tlpoyrofi, questo ntunero esce con un ylo,·iw di •·ita,•do sulla siia data. SOMMARIO At\ua.llt.à. Il domtctlio coatto, 111. La nuova legge, a clie m,ra e a che t·te– .rct,·à (Prof. \'JLF/l.JmO PA/l.KTO), Quel che c·tnugna la Grecia, ili {(!ne) (011m1rn). Il mlraguto (lelle CooPera/lre, Il. 1 pet·chC (lella 1wegtudt:ial~; iu che paese t:ll1tamo; 111, La Ube,•f<ipouttca (J,'J1.1rl'O Tull,1,T1). St.udl soclologlcl. J.'im/Joxcata delle ouo 01·e (Oolt. ANTONIO GRAZIADIH). Il 71arWo ,ocialista dl Imola, 1, 11, lii (UN T!U\'MT), La tia.;tonalt.;;;a;;tone della terra e Il paruto .rnctali.fta ita/la110: ordine del giorno per il Congres!lo di Bologna (SKIIASTIANO CUn.to\lUml Sqt,nTI). 1:tmpo,1a pr"g,·esatr,a e l"accentnu11e11to((elle rtcohe.;;;e (E. Mon– TAI\A). Mt!lf(o,·tsmo o 1Jeadmtsmo e/J,•atcol A proposito".lell"Em·o11a gto– va"e di o. Ferrero, lii (Une) (Prof. JIHICM MOMIOLIANO). IL DOMICILIO COATTO lii. La 11110,•a. legge, a. che mira e a. che riescirà. Quale è il vero scopo di quella legge; la vera cagione dalla quale sono mossi coloro che la vo– r,Jiono 1 0 Innumerevoli fatti ci dimostrano che il Governo italiano. anche quando è composto di persone oneste nella \'ila privata, rimane sempre, pel' virHt degli ordinamenti dello Stato, nella dipendenza di un'ac– colta d'individui, i quali sfruttano il paese. In ogni provvedimento proposto conviene dunque da prima ricercare quale interesse ci possa avere quella gente. La protezione doganale fu diretta principalmente a favorire.gli industriali e i grossi possidenti. Di– ciamo i grossi possidenti, poichè al contadino, che si ciba per !"appunto del grano prodotto dal suo campicello, non fa nè caldo nè freddo la protezione. Giova bensì a colui che vende il grano, che affitta il suo possesso. Onde un mio conoscente, venutomi a trovare in Svizzera, o desideroso di dimostrarmi come ingiusto e « violento » io fossi verso il Crispi, esci fuori in queste parole: « E poi, vedi, se non era l'aumento del dazio sul grano, io non avrei potuto fare l'estate il mio solito viaggio.• Ed io a lui: « Ma dimmi, ai contadini tuoi, crescesti la mercede?» La risposta fu: « No, davvero; e perchò avrei dovuto fare ciò?»> Ond'io conclusi: « Dunque i contadini tuoi non hanno nessun motivo di volei• bene al Crispi, e non so che proprietà di lingua sia quella di chiamare ingiusto e violento chi fa pen– dere la bilancia dalla parte del bene dei più invece che da quella del bene di pochi. » Le enormi ricchezze acquistate dai cotonieri, in grazia della protezione doganale, sono ben note. Di tali ricchezze, quale parte ebbero gli operai 1 Poco o niente. Il signo1•H.ichard, deponendo davanti al Tribunale pel processo della Banca di Como, ha riconosciuto che la manifattura Ginori valeva molto, in grazia, natisi beno, del xnonopolio della ceramica. Quel monopolio è diretta conseguenza dei dazi protettori, dal Governo concessi ai propri amici. Supponiamo che gli operai dicessero: Date anche a noi parte di quei benefizi che a voi reca il monopolio. Subito il Governo si farebbe vivo per mettere in carcere « gli incitatori allo scio– pero». Agli speculatori si provvide, ordinando le cose in modo che le Banche di emissione serrissero non al commercio ed all'industria, ma principal– mente agli ana1•isli. Se vogliamo esser indulgenti diciamo pure, sebbene sia poco credibile, che solo per ignoranza seguirono i guai rivelati dall'in– chiesta del 1802 sulle Banche. Ma dopo quell"in– chiesta l'ignoranza non era più possibile, eppure si seguitò cogli ordinamenti del passato, e quindi accaddero i più recenti scandali della Banca di Como. li Governo aveva veduto i gravissimi inconve• nienti cho seguivano per avere portato la politica nella amministrazione bancaria; avrebbe do,·uto dunque astenersi dal ripetere l'errore, almeno por un poco di tempo. Invece quando c'è da nominare il direttore della Banca d'Italia, chi si va a cercare? Un uomo di cui quasi unico merito era di essere creatura e fedele del ministro Sonnino. Nessuna meravi~lia quindi che quell'uomo _sioccupi più di compiacere ai ministri che non degl'interessi della Banca; nessuna meraviglia di trovare in una lettera del Mariani, letta all'udienza del Tribunale, che, per quell'uomo, il desiderio manifestato da un mi– nistro è un ordine; nessuna meravi~lia che gli sconti si ottengano colla protezione cl01 politicanti; nessuna meraviglia che il direttore della Banca respingesse sdegnosamente le denunzie giustissime del deputato Ambrosoli. . .. Per brevità taciamo delle consorterie minori, come, ad esempio, di quella che mosse guerra al prof. Ciccotti. Ci sarebbe da scrivere volumi, mo– strando come si sono ordinati in compagnie e stretti in lega tutti coloro che in qualche modo intendono di vivere come parassiti di chi lavora. Ora, in Italia, classe importantissima è quélla dei signorotti nei piccoli paesi, dei Don Rodrigo. Ogni tanto il processo mosso da qualche maestra, o il suicidio di una di quelle disgraziate, ci fa nota

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