Critica Sociale - Anno VII - n. 11 - 1 giugno 1897

CRITICA OCIALE 107 nel capo, nello slancio con cui lo seconda - non ò un im1narcescibilc prodotto della sto1·ia militare e ha gìiL conosciuto l'ora della pl'0p1·ia morte('). ì\liaulis, Canaris. Botzaris e cento altri fu,•ono il terrore clei turchi che ruggii·ono innanzi ad essi cento e cento volte. perchè con un rucile che esigeva, per spa– rare, sedici movimenti. il valore po,·sonale nell'at– tacco decideva della lotta; i loro ameni discencl011ti. i Mylonas o i nubiolis - i capi attuali delle bande macedoni - fuggono appena avvistano il turco, disanimati dall'anonima e tremenda fucileria che uccide implacabile e che nasconde l'uccisore. li volontario è un eroe sinchè la vittoria gli appar·e possibile; non appena gli balena innanzi la sconntta, lo sbaraglio è immediato e str·aordinario. li ,,oJon– tario non capisce il sacrificio se non p01·vincere; il aove1·e della nw,·te egli non lo intende. Solo iu un esercito fe1Tea.mente organi1.1.ato e disciplinato ò possibile che un corpo di esercito si sacrifichi pei· co,Tir la ritimta degli altl'i. In un corpo di volon– tari mai. Garibaldi narra nelle sue Mem,orie come il disasfro cli Mentana - battaglia eroica e ritirata vergognosa - si sarebbe facilmente mutato in vit– toria se un sol gruppo avesse voluto sacrifir,al'si. Ma la voce era circolata sul campo che un secondo corpo francese stesse ag~frando le posizioni, che il macello era inevitabile, e rn questi casi il volontario ~rico1·da sempre a sè medesimo che esso ò una ver-sona e hn dei doveri ve1•sosl• stesso, che questi doveri non possono imporgli di sacrificarsi, non gi:\ in dife:m rlella causa (avvenuta la sconfitta, la causa non esiste pili) ma delle JJe1·sone dei suoi compagni. La consirlera1.ione personale piglia in quei casi - ebbi l'agio di bene osservarlo di recente - l'asso– luto sopravvento. Per un corpo di volontari la 1·iti• rata non esiste mai; sconfìtto, non gli 0 possibile che la fuga. L'arte odiel'na della gue1·ra, ridotta ad un ri– goroso calcolo matematico, assimila le unità com– battenti a scacchi sprovvisti di volont\ e mossi da una mano superiore. In pura arte (lo pro\•ano le g1·andi manov1·e, nelle quali la disfatta di nn co1·po si misura solmnente dallo pe1·dite probabili) si fa astra1.ione completa dalla paura; un reggimento di vigliacchi e uno cli eroi dovono 1·esislere, e in effetti resisteranno, fìn che non abbian ~offerto una cel'la propo1·1.ionodi perdite; dopo le quali, il corpo, quasi ce1·twncnte, si ritire1·:\. r.·attacco alla baio– netta si riduce in fondo al constatare che uno dei due contendenti ebbe minori perdite e, quindi, ha vinto. In effetli la mischia matel'iale, l'urto sensi– bile ed effettivo, non si verifìca mai. Un co1·po di esercito, cho non giunga a trattenere il corpo assa– litore con la fucileria,non può spet·ar più di ricac– ciare il nemico all'armo bianca. Durante tutta la guerra gmco-tu1·ca non si ebbe un solo esempio <li lotta all"arme bianca. Se alla baionetta di acciaio si sostituisse la baionetta di vetro, la cosa, dal pun lo di vista del corpo di ese1·cito. sarebbe indifferente; la difl8renza non sarebbe che dal punto di vista personale; ma fra due eserciti civili la difesa per– sonale non è necessal'ia, perchl!, il fine della guerra non essendo pili la distJ·u:.ione del nemico come pc1-sona, quando il soldato sia singolarmente so1·- (h li fu cile 1.eh el. Il Mau~er e il W1illerly a ripeti1.ione h:111110 ucelse le mlli1.ie volnnt:\rie. 1::(orse per puro c3so che 1:1. 1wlml\ sconlllt:i. di G:irlb:iltll 111 Italia - a Men!ana - coineise con t'uso delle Jlrime :i.rmi a retrocarica: gli Cl,asur;ota I 1.3 produ1.lone 1lelle :i.rml è tem11lice:nente un ramo della gra11de produzione lndu• ttriale; onde Il\ tecnlc:\ mlll1:ire (lattlc:i. tlr3legla, organizzazione) 11uù ricondurti agevolmente :i.Iloniltqi110 economico di un'epoca. llit:e beniuimo li Mehring (f,UlhtYIU(Jtlldt!, liS): ,o; rer la Jlrillll\ 1011:i la storia del!:.. gutrra dil'ien com11Nn11ibilt', <111:indo ti ri– ch !amata ai 111101 fonda menti etono111Jd. " 1ar o preso dal nemico, prererisce arrende1·si JH'igioniero. E più comodo. Ma cotesto estremo, di soppl'imere nel vigliacco la viltà e nell'eroe il coraggio esteriore, di trasfo1·– mare l'uomo in atomo insensibile di un tutto sp1·0,·· visto di volontà, mentre è una indeclinabil necessità degli a1·mamenti odierni, non può essei' raggiunto che da una ferrea, odiosa, accasciante <lisciplina. 'l'ala trasformazione della natut·a umana è possibile solamente se l'organismo militare c1•ei un sistema rii sentimenti e di impressioni nell'uomo, che gli faccia conside1•are pil'.1 pericoloso o più disonorevole - sia egli vile o coraggioso - il sottrarsi a r1uella 1·inuncia della propria persona. an:dchè subirla. li comandante, sp1·ovvisto del di1•ittodi vita e di mor·te sul campo, non sarà ubbidito se non fin tanto che la sua azione conco1·di col giudizio che della silua- 1.ione fa.nno i suoi militi. Altrimenti, nel vile p1·e– va1·1~ala pl'op1·ia natura vile, nel coraggioso il p1•oprio impeto; onde ve1·rà meno ogni uuit:\ e serietà all"azione. il che è sinonimo di disfatta. 0Pa, come più progredisce la tecnica delle al'mi, meno valgono il coraggio e lo slancio pe1-sonale, meno influisce il giudizio indi\'lduale sulla guerra, e pili quindi si impone la dolorosa necessità. di quella odiosa disciplina conll'O la quale protesta il cuore di tutti. Ma è ommai indiscutibile che, supposte eguali tutte le altre circostanze, di due eserciti quello vincerà in cui pre\'algano la disciplina. ror• ganizzazione. lo spil'ito a1·istocratico e in cui nulla conti la personalit:.\ delrindivif!uo. L'esercito non ò una istituzione clemocz•atica e la guerra non è un atto civile. «. Lo cose fuori del loro stato naturale non possono né stare, nè rimanere », diceva Vico. L'ultima delusione sulla guer1·a è dunque questo svanire della poetica aureola rappresentata dallo milizie volontarie. La guerra si riduce a un ma– cello premeditato, in cui può stabilii-si in preven- 1.ione, dato il numero dei combattenti, la propor– zione degli uccisi e dei feriti: a una fol'ma di cannibalismo, che 1·isuscita nelrnomo civile il sel– vaggio. La constatazione uffìciale ed enorme che un ese1·– cito così strao1·dinariamente fornito di qualità civili: l'amore della patria. 1·organizzazione democratic:,. lo spirito di co1·clialihì,c1ualeera rese1·cito gl'eco, non poté 1·egge1·eall"urto di uu esercito che possedeva tutte quante le opposte qualità; questa dimostrazione coi fatti che nelle milizie moderne vale solo ror– ga11i1.1.azione burocratica e che quello delle armi ò un mestiere come gli altri, che non s'improvvisa. <liede l'ultimo colpo agli ese,·citi volontarii e con ciò - forse, pur ti·oppo - se1•vi ad invigorire il già trop1m pl'Ospero albel'o del militarismo p1•ofes– sionale ! An-rvno LABltlOLA. SOCIALISMO ANTISCIENTIFICO ~folti compagni ritengono che lutto il socialismo riJ>osl nelle opere di Carlo Marx: e che esse, anzi, non abbiano bisogno di csscro cOlllJlletale da nessun altro uomo e da nessun altro libro. Questa specie di socialismo, che non conlentorebbo cc,-tamonte lo slcsso ~larx, è anti– scicnli/ico,· tra. i segu:~ci lrun tu.I sislema, io lrO\'O, per oscmpio, il pro f. Ant onio l..abrioln, scgu'1to da. giovani valorosi, fra. i quo.li cito, a. ragion di encomio, Ignazio )lollola. Pure il Tur ati, parecchi anni or sono, si aggi· r;\vo. in quest'orbita. tl"idee. Rico!'llo, anzi, che quando Tamburini chicllcva, in un'inchiesta psichica, quali fos– sero quelle cinque opere, lo quali potessero soddisfaro

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