Critica Sociale - Anno VII - n. 4 - 16 febbraio 1897

CRITICA SOCIALE ()3 : dr p!r°!l~::~: 8i1~~:is:;1t:: s~~~ag 1 ~o~ 8 r~r~m:~d~:z~~ « coloni arrivanli dopo di lui di fare altrettanto. Questo « è il segreto della proprietà. delle colonie, mo. quello « attresì del loro male inveterato - la resistenza allo « stabilirsi in esse del capitalo.» E cita il Wakefteld, secondo il quale, dove ogni uomo può acquistare a \'Olontà.un pezzo di terreno, ò impossibile o diOlcilis– simo assalariare il la\•oro. Eccoci dunque - o c'ing-anniamoa partito - tras– portati in pieno. « terra libera », senztLe prima del– l"aiuto del Lorìa. I~,\ CIOTICA, RICORDI D'ITALIA Nella prefazione a una conferenza sul « socia– lismo in Italia» tenuta a .B1 1 uxelles da Enrico F'erri nello scorso autunno, ed ora pubblicata da quegli studenti socialisti, Emilio Vande1·velde rievoca cosi i suoi ricordi d'Italia: Fu a Reggio Emilia, nel settembre !&)3, che mi im– battei in Enrico Ferri la prima volta. Tornavamo, De-Brouckòre ed io, dal COJlgresso di Zurigo e, da quella comunione internazionale, piomba– \'amo d'improvviso in un doloroso connitto di naziona– lità., mostrante a. fior di terra. le radici economiche. L'Italia si dibatteva nelle maggiori strette di quella c, isi che doven metter capo allo sommosse <li Sicilia. Lo popolazioni piegavano sotto l'imposta. Il bilancio della. guerra aveva pneumatizzato l'erario, Il corso ror'lOSOproduce\'a le sue conseguenze ordinario: l'oro e l'argento ruggi\'ano per tutti gli Eibocchi; per 5 luigi il cambiovalute vi rendeva 108 rranchi di carta. I ca– merieri di ca!Tè vi davano il resto in rrancobolli. E questo generale disagio, cacciando nei paesi vicini degli strupi di guasta-salari, aveva. prO\'Ocato allora allora. la tremenda. tragedia <li Aigues-Mortes, il massacro degli operai italiani consuma.lo dai loro concorrenti, gli operai rrancesi. Eravamo a Milano la domani di cotesto dramma. Nelle città, eccita.te sottomano dal governo, si forma– \'ano assembramenti tumultuosi. li ministro Giolitti tentava sviare l'attenzione pubblica dal Pa,iamino della Uanca Romana. Ma questi buft1 <li malcontento, queste esalazioni di miseria non tardavano a perdere la superficiale appa– renza patriottica che rivosti\'ano a. tutta prima. A Nor poli si Oni in uno sciopero. A Ravenna le grida di « abbasso la Francia! ,. si mutarono bentosto in quelle di e viva la repubblica! •· A ~lilano, dove la. popola– zione operaia - in un ambiente già. più. industriale - risale pili racilmente alle cause o comincia ad aver coscienza dei suoi interessi di classe, i clamori 1ciovi– nisti furono bentosto coperti dalla Mai·s1flliese. t~ra.sulla piazzo. del Duomo, sul so.grato della Catte– drale bianca, bagnata. di luna. Udendo cantare l'inno rivoluzionario - come un appello di solidarietà. nel rormicolio iJella rolla. - corriamo a quella \'Olta.Turati, la Kuliscìon·, altri ancora, tutti gli amici di Zurigo sono là. S'imprOV\'iSa un meeting alraria. aperta. Noi mo– striamo la dolorosa. follia. di quelle lotto fratricide rra. proletari, vittime di una.. stessa ingiustizia e che si combattono fra loro, scambio di difendersi dai padroni che soli traggono profitto dal loro antagonismo. Mobilità. sorprendente delle folle meridionali! Quei medesimi, che un istante prima ci avrebbero malmenati, stavano ora. por piangere dall'entusiasmo. La Mai·si- gliese, intonata primamente da poche voci disperse, sali\'a, si allarga\'a, si propagava fulminea. da. schiera a schiera, o mentre i carabinieri - divenuti ostili ad un tratto - disperdevano la folla nelle vie vicine, noi ci davamo convegno pel Congresso del Partito operaio italiano, che doveva tenersi a Reggio di li a qualche giorno. \'i arrivammo, come pellegrini, dopo O.\'er traversato Ravenna la bizantina, i tristi paduli della Romagna, ove tante misere donne, coi piedi nell'acqua, morse te gambe da sanguisughe, trasudavano la febbre sotto il duro solleone d'agosto - poi lt montagne umbre, dove, allo scantonare delle strade, par di vedere, uscite dai loro quadri, le forti e dolci vergini di Raffaello. - Assisi, infine, nella sua. vallea. meravigliosa, il paradiso della povertà, tutto ancora. impregnato dei ricordi del Poverello. E dopo Firenze, dopo il medio evo italico, coi suoi splendori, dopo l'Italia dell'oggi, questo paese ove ò cosi bello il cielo e le cose sono così tristi, eccoci a Reggio, attavolati all'aria aperta, davanti alla. trattoria Garibaldi, con tutti i camerati del Partito operaio ita– liano. Ci erano tutti: Andrea. costa. coi romagnoli, Turati e i milanesi, Ferri, Agnini, Borenini e lo stesso deputato di Reggio, Gamillo Prampolini, il « nostro Cammo •, la cui buona e aperta. figura sta inr1uadrata. nei tuguri di tutti i contadini dei dintorni. Del pari vi erano i siciliani - Bosco, De Felice e più. altri, già presaghi delle battaglio imminenti, ebbri d'una spern.nza che noi non osavamo dividere con essi, incrollabilmente convinti che i campanili della loro isola suonerebbero ben tosto il vespro della rivoluziono sociale. È nolo ciò che av\•enne di quelle speranze. I Fasci sono prcssochè lutti dispersi. I nostri camera.ti stanno in carcere, e nondimeno possono consolarsi pensando cho i loro s(Qrzi non furono vani e che, se il Governo potè spezzare le loro organizzazioni, non ha strappato - lo si è visto alle ultime elezioni - l'idea. socialista, che ossi hanno ratta penetrare nel cervello delle masse. Forse, un dl o l'altro, queste righe cadranno sotto i loro sguardi. Sappiano essi che i loro nomi sono nel cuore di noi tutti: che, malgrado le dissimiglianze pro• ronde che esistono fra noi dal punto di vista delle con• dizioni lii ambiente, di razza, di educazione socialista, i legami che stringemmo a Reggio ci \'incolauo incrol labilmente, per l'intelletto e pel cuore! Ool resto, accanto a cotesto dissimiglianze che sal– tano agli occhi - socialismo agricolo da una parte; socialismo industriale dall'altra - quanto analogie e punti di contatto fra il Belgio e l'Italia! Tradizioni comunali; lotte secolari per l'indipendenza o runità. nazionale; meraviglioso passato artistico che dò. all'ideale socialista. un carattere più integrale; tulto questo ci unisce e ci ravvicina. Le stesse cause banno prodotto, nelle pianure di Lombardia e del Belgio - campi lii battaglia dell'Eu– ropa, ardente desiderio ùi tutti i popoli vicini - la stessa mescolanza di razzo, lo stesso cosmopolitismo, eminentemente propizio allo sviluppo dell'internazio– nalismo. Ond'ò che noi ci sentivumo in casa. nostra - in questa patria senza. rrontiere che \'a. ognor pili estendendosi coll'ingrandire del socialismo - la bella sera che, nella campagna emiliana, in mezzo ai ftcheti e alle vigne, inaugura\·amo la Casa del Popolo di Massonzatico. Po•

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