Critica Sociale - Anno VII - n. 3 - 1 febbraio 1897

,10 Clll'f!CA SOCIALE era addirittura un'invasione. Il quotidiano ne ri– gurgitava. El'ano ondate di prosa calda tramezzo alle quali ballonzohwa il nome di colui che rap • presentava la na1.ione infelice, chiedento ad alte grida la restituzione delle Camel'e legislatiYe di College Green, state soppresse dalla malvagità. o dall'oro inglesi. Tra le dodici e le sedici pagine a setlo colonne non s'incappava che in lui, non si parla,•a che di lui, 11011 sbuca,•a che lui. Il nmes, che rappresenta, nella politica irlan– dese, la persecuzione nazionale, lo rnseguh•a col– l'odio dei rancori ereditari dal primo all'ultimo del– l"anno. Il suo chiodo era di proval'e o di far crcdcl'e che Pà1·nell o i suoi oltantacinquo « subordinati , nella Camera dei Comuni, erano stati associati, intimamente o continuamente, coi peggiori deli11- quenti, cogli agenti e coi sica,·ì delle cospil'a.zioni omicide, cogli organizzatori e prezzolatori degli oltraggi vili e spietati o coi predicatori del vangelo della-dinamite, gli stessi, a suo dire, che forniscono i fondi pel mantenimento del partito (ii'landeso) pal'lamentare. « Noi, sc1·iveva, che più cli una volta documentammo l'intimità di questi « capi costitu– zionali » coi conh·iven o{ 1mwde,. (macchinatori di assassinii), diciamo loro che non sono protetti da alcun prh•ilegio parlamentare e che la Corte è a loro disposizione pe1· farci condanna1·e corno ca• lunniatori e per domandarne i danni. i, E per 1·iu– scire a p1'0\"a1·ecorno due o due f1111no quattro che non erano altro che dei criminali, nell'87 accumulò un matel'iale di parnellismo e delitto che gli costò più di conto mila sterline. Il 18 aprile dello stesso anno, alla vigilia della seconda lettura del lJill det delitti contro la martire delle leggi cocrcitirn - un bili che divenne legge e mise ogni p1'0vincia, esclusa quella dell'Ulstel' piena di fanatici realisti e orangisti, alla me1-cé dello leggi eccezionali e della sbfr1·eria - il 'l'irnes menò un colpo micidiale alla causa irlandese. Pub– blicò un « autog,·aro » di Plwnell che commosse e ter1'Q1·izzòil mondo politico. Era una lettera diretta - sup1>0ne\·a il giornalone di Pt'tntittg house squa,.e - a Patrick l~gan, il tesoriere della Lega agi-aria, fuggito negli Stati l:niti d'America pe1· sah'arsi dalla ca"ezw del carnefice. Se è Yera, si diceva, Pàrnell e il suo movimento sono irrevoca– bilme11te perduti. L'espistola, che lasciava crede1·e di essere stata scritta novo giorni dopo la tragedia di fllto•nix pm·k, p1·ovava i rapporti di Pàrnell cogli tnvtncilJlli che ave\ 1 ano. come si sa, scannati, il Omaggio 1881, lord Cavendish, segretario di Stato per l"Irlanda o Burke, giustifica\ 1 a il perché il teade1· irlandese e gli altri erano stati obbligati, per \•i\•e1-esotto In masche1·a dell'agitazione costi– tuzionale, a condnnna1·e pubblicamente gli assassinii o aggiungeva: « Voi potete dire a lui ed agli alfri intol'essati che. quantunque io rimpianga l'accidente della morte di lord F. Cavendish, non posso rifiu– tai-e di ammettere che Burke non s'ebbe pili di quello che si mel'itava. » La firma, che era in capo alla quarta pagina bianca della lettera invece di essere sotto le parole, come in tut te le l ettere, non fece nascere noll11 testa del 1 1 irn.es neppure il dubbio che non fosse autentica. Era là perché non c'era pii1 spazio o poi· dar mo<lo di st1·acciar via il ~ 0 0 ,li~bi~!!io 11 :~~ :~i c~~~v:~,obi~~:i~~·eo,·tedelle tveriflcazioni dei testamenti, che fa parto di quel etro edificio dello Corti reali di giustizia tra lo Strana o Fleet stnet. Si a pettava con ansia indicibile Riccal'do Pigott, l'irlandese che a,·eva venduto l'autog,•afo al Times. Egli doro\'a dichia– ru1·e da chi lo ave\·a avuto. Era qui, in questa Corte, zeppa di avvocati in r,arrucca e di una legione di 1·e1101·ters, che si svo geva il grande dramma del parnelltsmo e deltllo, dinanzi la Commissione straordinaria di tre giudici scelti dal Parlamento, incal'icata di investigare se o no erano vere le ac– cuse del Tirnes « contro certi deputati e alli'o per– sone». Gli uscieri lo cerca.rono invano nei corridoi e rientrarono proprio quando giungeva si,• K \Vebster, il capo degh av"ocati del Ttrnes, a comunicare che Riccardo Pigotl si era confessalo ratsario ! L' « au– tografo» non era che il lavoro della sua perfidia! La comunicazione suscitò lagrime di commozione perfino in coloro che a\'rebbero messo la mano nel ruoco contro Pàrnell. Solo il leade,. mantenne la sua fama di impel'tu1·babile. Egli rìmase t'\le e quale colla mano nella mano, col bavero del paletot nocciuola rialzato come prima, senza uno scatto né un sussulto. I suoi nervi erano di bronzo. A\'6\"a l'immobilità di una statua. Rimandata la seduta all"indomani, prese la valigetta nera che portava alla Corte, si lasciò cnngratulare senza punto inte– nerirsi e uscì con Michele Da\·itt - il padre della Lega agraria - fendendo la folla agitata dalla consolazione che lo salutava con un'orgia di cap– pelli nell'aria e lo applaudiva con dello boccate di vina Pà,-nell! vtva Nirnell! e 1·ima11endofreddo, imJ.l<'lSSibile come se traversasse una via spopolata. lo invece mi sentivo gli occhi e la gola pieni di lagrime. Dopo a"er letti quaranta volumi di vm·· nellismo e delitto. a vederlo ancora passare tra queste siepi di gente come teade,· di una nazione che anela a sottrarsi dagli abbl'acciamenti delittuosi di un'altra che la tortura da un secolo, io sentivo un bisogno immenso di \1iangere. Riccardo Pigott, il fa sario, era un vecchio di 5., anni che aveva consumata la ,,ifa come gior• nalista. Era grosso, rorte, di statura media, calvo, con delle ciocche di capelli bianchi sulla ovalit\ dell'osso frontale, con una barba lunga del colore dei capelli, colla pelle delle guance qua e là sgras– sata e con un naso d'uomo cui non dispiace lo wlttshy i1·landese. Indossava il f,•ocoat del gen– tiluomo, aveva i guanti in mano all'inglese e l'abi– tudine di ser,•irsi dell'occhialino tutte le \'Olte che a\·eva bisogno di leggero o di vedere da lontano. La sua confessione ru spontanea. Una domenica, il 26 febbraio 1880, cioè il giorno prima di ripre– sentarsi in Corte a subire il fuoco implacabile delle interrogazioni del capo degli avvocati di Pàrnell, andò a casa di Enrico Labouche1·e - il noto depu• tato radicale, direttore del 1 1 ruth - « a toglie1·si il seg1·eto dalla coscienza». Oli irlandesi sono, di so– lito, religiosissimi e hanno una grande paura di andal'e a casa del diavolo coi rimordi di coscienza. Labouchere non volle sentire nulla senza la pre– senza di un testimonio. E il testimonio ru Oiorgio Augusto Sala, redattore del Daily 'l'elegrapl~. cre– duto da non pochi il p1•incipe del ,,occhio giorna– lismo. Il Sala. che fu anche corrispondente di $UOrra nel '60 con Oal'ibaldi. ·era una specie di Oiarelli. Un vero buonatuUo di redazione. Prolinco, instan• cabile, inesauribile. La sua erudizione era l'enci• clope<lia. La sua rorza il diario. Registrava tutto e tutti. J.,a stretta di mano del tale che venticinque anni dopo ricorda,•a nella prosa dell'amicizia e la prima 1·appresentazione di un'opera o dramma che non conosceva che dalla lettura. Il suo stile digeribile era saltuariamente infarcito della sua ambizione di poliglotta. Cioè di forostiel'ismi. Scrisse anche lui i suoi "anni di giornalismo• in due vo– lumi e mori poche settimane sono. Quale fu la ragione del delitto di Pigott. cui non si pote"a negare una penna energica, eloquente, patriottica e feconda? li Yel'bale redatto dal Sala, firmato dal delinquente dopo la lettura, è ignoto. Ma in allora si sussu1·1•avarhe la causa fosse stata la miserìa. La solita lristaccia che sc1·vo tli scusa

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