Critica Sociale - Anno VII - n. 1 - 1 gennaio 1897

CR!Tl CA 001 AL E 15 allu yaUu ni vuchca (') tu cuti, - oppure - Nu' (non) vuchca lu voiu e vuchca tu can·u. Il pro"erbio: Chi :appa viva (beve} acqua e chi fulla viva alla vutta lbotte), esprime un po' crudamente ciò che esprime l'altro proverbio: U povil'U fadi a vigna e u 1·iccu la vinnigna (,'endemmia), cioè quel fenomeno sociale per cui il povero lavoro, o il ricco ozioso ne coglie i frutti. U lat,·u è boia e l'a1n,bbatu. tJ 'm.pisu, indica chiaramente che la. classe governante e srrutla– t~ice ruba all'ombra della legge, e, se il popolo sfrut– tato vuol ribellarsi, è fucilato. E ciò perchè? Perchè la. sapienza popolare aveva ri– conosciuto da moltissimo tempo ciò che la scienza ò venuta a scoprire solo pitì tardi, che cioè lo Stato è il rappresentante d'una classe, e che governa col di– ritto dello. rorzo.; chi cunwumna fa legge, e poichè chi comanda è il ricco, u povfru po1·tn la c1·uci. Un'altra cosa. che il popolo conosce da molto tempo ò che le sue magagne sono scoperte facilmente, ma quelle dei ricchi non si vedono, perchè coperte dal– l'oro - i corni a·01·i mm si pa,•ini. Ed esso sa. benissimo la potenza dell"oro e sa. che ò difficile cozzarvi, perchò il ricco può furti grandi be– neflcì, ma in un momento puù pure distruggerti, come un fiume può ingrassare col suo limo il tuo campo, ma in un momento può, impetuoso, portartelo vio., se• condo il bel paragone che mi fa.cova un contadino i \ esso sa tuttociò, ma. infine, il povero, quando le an– i garie gli han fatto scappare la pazienza, dice: u ptt· tenti ed u spulenli su dtti (son pari) - perchò il ricco {pulenti) deve salvaguardare tante coso, mentre lui (spute11li) ha. solo la. vita da perdere. Il beato Malthus scoprì, o. suo tempo, che non c'ò posto per lutti nel banchetto dolio. vita., mo. il popolo, prima. gli aveva detto, e dopo ha continuato a ripe– tergli, che '11tra tu mumw c"èposlu ppi luUi. Però a.r– finchè ci sia posto eguale per lutti, bisogna. dare a tutti la terra, cioè socializzo.ria., perchè ogni beni di la terra veni. I nostri avversari ci rimproverano di non tener conto tiella filantropia dei ricchi, e noi, pur non disprezzan– dola, continuiamo a. ripetere cb'essa è impotente a dar sollievo alla miseria sociale, oltrechò è dannosa alla di– gnità umana. E il popolo pare che sia. con noi, perchè dice che l'abbullu (chi è sazio) mm c1·idi allu dijunu (a cloi è digiuno). Un altro proverbio che insegna a non far troppo conto della pieliL del prossimo ò quello che dice: Ad rlrtmro cadulu. accetta accetta (ad albero caduto ognun ra legna). Spesso gli usurai si lamentano che non possono ria– vere il denaro prestato, ma il povero debitore chiama sò infelice, che ha. il peso sulle spalle: .thnaru e lintu chini ha da da1'i e bialu. chini ha eia 1·icogti. Il proverbio siciliano: Quannu lu po"i1·u duna allu riccu u cliavu.lu. sim,i 1·icli 1 e che noi abbiamo tale e quale, io credo che si riferisca a tutte le regalie, che, un tempo dippiù, ma anche oggi, i coloni erano co– stretti a fare al padrone (polli, ova, ortaggi, ecc.). E, giacchè siamo a. parlar del dia.volo, avverto eho esso s'ò ficcato in un altro proverbio, dove rappre– senta molto efficacemente il ricco, il qua.le sta sempre alla largo. dai cenci, o perciò, quando lo si vede trattar (1) f: dìnlcilissiino rendere in lettere il suono di quest:l p:i.rola: io !"ho scrilta cosi, inlendendo che il eh. della si Ilaba i;ucl, si de,e leggere come cl, francese, e 1>01 si deve far sentire il suono gut• turale del ca. Il signillcalo è {lO{Cl'C o ClOl(:J"#l, familiarmente con ossi, è segno cho ne ha. bisogno, magari per pulirsi il suo soprabito infangato, come, per esempio, un deplorato che ha bisogno d'un cencio di moralità. dell'elettore per ripresentarsi alla. Camera. coll'abito più pulito. Il proverbio che in Sicilia dice semplicemente: Quamiu. ltt 1·iccu.parla cu lu pol)Ì'l'u, è sigmi. chi m1avi di bi– sog,iu, dice in Calabria molto più emcacomente: Qua,mi u diavulu l'aWscia è signo cavo· t'anima. E dal dia.volo passiamo al paradiso, perchè il popolo che crede all'uno e all'altro, allo volte, vedendo tutto le ingiustizie che si commettono in questo mondo, si fa. scettico e dice: u 1·iccu.teni u parallisu. 'nh·a stu mumiu. E lui 1 L'ultimo proverbio l'ho conservalo per il barone Ga• rofalo, il quale neg(L l'esistenza delle classi nell'attuale società, perchè la classe suppone un ordine chiuso, con privilegi, in cui non tutti possano facilmente entrare, mentre ora rra quelle che si vorrebbero chiamare classe borghese e classe proletaria c"è continuo scambio di elementi. Ma è così vero che queste due classi esi– stono ed hanno un carattere speciale, che, prima di tutto, basta l'abito di borghese o proletario per deter– minare un diverso trattamento verso chi L'indossa, sebbene si dica che l'abito non fa il monaco, e poi basta aver appartenuto a una classe per conservarne l'impronta, o il mettervi appena il piede per ricever– nela. Infatti il popolo dice: Diu ti scansi à'u 1>izzenti a1·ripulutu e à'u 1·iccu 'm.po "arul.u - perchè, in gene– ralo, il povero, che subitamente ò divenuto ricco, as– sume subito un tono altezzoso verso i suoi antichi eguali, e il ricco, ch'è divenuto povero, cerca di man– tenere almeno l'alterigia della classe da cui ò uscito. DIOMEDK CROENN. NOVITÀ SOCIALISTE L'editore Loescher di Roma pubblicò in questi giol'ni la nota prolusione del pror. ANTONIO LABIUOI,,\: f/twi– 'Versi.tcl, ~ la, Ubertd ,tella, scteuza, (L. I), intorno alla quale s'è menato tanto scalpore per le manifestazioni cui diede pretesto, e della quale l'ammonizione venuta all'Autore dal Ministro della pubblica istruzione fece, senza volerlo, il più spiritoso dei commenti e la mi– gliore altresì delle 1·i:clames commercio.li . Non è un lavoro socialista, benchè socialista l'Autore. Ma è, come tutti i suoi, uno scritto pensato e pro– fondo, ispirato alla dignità. del pensiero scientifico e diretto a salvaguardarlo dalle sciocche paure e dal– l'odio istintivo degli ignoranti o dei reazionar'ì. Ma vi è in ciò quanto basta. per meritare la scomu– nica. di chi pretende ad essere, non solo amministra.toro supremo delle cose scolastiche, ma ;eziandio direttore e conculcatore delle opinioni del sudditi. •'. L'1lv<mtt!, il giornale quotidiano del partito, ha avuto un'accoglienza quale noi stessi non avremmo speralo, malgrado le inevitabili mende, che verranno correg– gendosi via via, di un giornale impiantato in fretta e ruria, quasi senza alcuna. preparazione. Ebbe anche al suo quinto numero il battesimo d'un primo sequestro, che colpi un articolo di G. Forrero: La 1·ivincita, contrario alla. politica. militare del pre– sente Gabinetto. L'entusiasmo destato dall1.4vanli! ci assicura com– pletamente pel suo avvenire. Esortiamo quindi gli abbonati, cho reclamano a noi per non avo!' ricevuto ancora il giornale regolarmente, a pazientare ancora qualche giorno. L'impianto amministrativo d'un giornale che sali inopinatamente, al suo sorgere, o. tre mila. abbonati o a quasi 50 mila copie di tiratura, caso as– solutamente unico in lt,alia, è cosa assai complicata.– ma. siamo cerLi, e l'amministrazione ha promesso, che,

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