Critica Sociale - Anno VI - n. 22 - 16 novembre 1896

CRITICA SOCIALE 339 solati si ricordò per un momento di essere avvo– cato e tentò porgere alla sollecitaL~ decisione del Consiglio naz10nale due pretesti che sono due ca– villi: egli stesso, nello scriverli, deve avere lunga• mente sorriso; e il Consiglio disdegnò di affe1·– rarvisi. li primo: che la ribellione della Lega cremonese potesse trovare delle attenuanti !n impegni prece– denti al Congresso di Firenze. E ben chiaro che qualunque impegno, dacchè la questione della. tat– tica si agitava da un pezzo, doveva intendersi su– bordinata alle risoluzioni del Congresso; in ogni caso, se gli impegni erano davvero precedenti, si poteva e si do,,eva chiederne al Congresso la sa– natoria, come avean fatto, in altra occasione, i SO· cialisti milanesi. Ma, a parte ciò, Bissolati mostra di dimenticare che un anno e mezzo prima ciel Congresso di Firenze erasi tenuto il Congresso di Parma, nel quale il Bissolati stesso e i suoi com– pagni cremonesi s'erano schierali per l'~ssoluta « intransigenza > e ave,•ano vinto, e dopo 11quale si enmo ~Hlavute un'altra volta le elezioni am. minislrahve. Non v·era duuque più posto ad altri imJ>egni; questi sareboero s~ti essi stessi. una_ ri~ bellione, e 1100 può pensarsi che una r1belhone sen•a di giustificazione ad un'altra. Il secondo sofisma è, sulla fine della lettera, dove si accenna alla « eccezionalità» del caso in esame. Non abbiamo bisogno di ripeterci: la cosa .è por sè stessa evidente. Il caso di Cremnna, nonché ec– cezionale, è anzi normalissimo e tipico. Dovunque esiste un J?artito radicale, il quale tenga il potel'e, e tanto piu se i socialisti stiano alla vedetta e rac• ciano pressione su esso, ò naturale, è inevitabile, è condizione della stessa sua vita, ch'esso si srorzi di atluare, nel Comuue, i pro)>Ositi di quello di C1·emona: esso de,•e volere l'istruzione popolare laica e diffusa, la rerezione agli alunni po,•eri, lo sgravio delle piccole borse dal peso delle imposte, le Camere cli lavoro sussidiate, ecc., ecc. Queste iniziative sono tutte essenziahnente democratiche; senza di esse non si capisco che sarebbe la demo– crazia. Ond'è che, se nel caso di Cremona la tat– tica dei Congressi ha da subire uno strappo, ne discende quel che abbiamo detto tante volte: che il divieto di aiutare i radicali in quei soli luoghi sarà valido e buono, nei quali un partito radicale non esiste. In questo caso il divieto è certamente buono - ma è, sgraziatamente, altrettanto buffo ed inutile. Ma il caso di Cremona sotto un altro aspetto è lipico ed eloquentissimo. Abbiamo detto che i cre– monesi rurono per la tattica semplicista al Con– gresso di Parma del gennaio del ·o;:;; non lo ru,--ono pH1ai Congressi di 13rescia e di Firenze; oggi si sono schierati in aperta insurrezione. Non ci passò poi capo di tacciarli di incoerenza. La loro muL'\– zione ò l'effetto della muL1ijone dell'ambiente. In quell'anno e mezzo che passò dal p1·imo Congreso ai secondi, il partito radicale, che in Cremona era timido ed ambiguo, venne - sotto la pressione ~pecialmente delle forze socialiste crescenti - spio• gando sempre più attivamente la sua runzione e il suo carattere, fino a esercitare, nella questione dul 1·eferenàwn e in quella delle imposte, un'azione democraticamente rivoluzionaria. Fu questo il vero risultato, consaputo o no, provvido ad ogni modo, doll'azioue della minoranza socialista cremonese. A Cl'omona si verificò cioè, con lieve intervallo di ritardo, quello che già si sentiva verificarsi a Mi• lano, quello cho può - e, noi c1•ediamo, deve - verificarsi a poco a poco in tulio le altre citlà dove un partito radicale o un pal'lito socialista hanno, 1101 susll'ato economico, l'il$ioni di ,·itu. Questo mutamento obiethvo spiega la mutazione di criterii dei socialisti cremonesi: 1 quali ebbero il solo torto, comune alle maggioranze dei Con– gressi, di subire le suggestioni del momento e del– f'ambiente locale e di generalizzarne i risultati. Ma l'esperienza di Cremona è destinata a molti– plicarsi: il fatale andal'e della lotta di classe e l'a– zione stessa dei socialisti, 101·0 malgrado, renderà. universale quel che finora potè parere eccezionale, e la vessata questione avrà soluzione dall'implaca– bile violenza dei fatti. Salvo che i socialisti non preferiscano - come scrive il Bissolati - « ri11unzia1·ealla vita del par• tito >, combattendo, d"accordo con moderati e cle- . ricali, !"attuazione del prog1•amma minimo e il proprio non lontano trionfo. A questo effetto ,non ci sentimmo di cooperare, per uno scrupolo d1 le• galità, col nostro voto cli membri della Direzione ciel pal'tito. Ed ora - serenamente e in buona compagnia - attendiamoci pure l'accusa di alto tradimeoto. FILIPPO TURATI. L'INSEGNAMENTO RELIGI SO NELLE SCUOLE('' I. Il ministi--o Gianturco, nella discussione del bi– lancio dell"istruzione alla Camel'a dei deputati ed al Senalo, ha detto che la questione dell'insegna– mento religioso nelle scuole dello Stato è fra le più gravi dei nostri tempi e cotntx?lge tutt~ ~·tn.– di>•f;:;;:;opolitico del Oove1·>10. li signor ministro al Senato ha detto inoltre che lo Stato ò ateo, perchò è asino, e ch'ò un erro1•e il lasciai• distrug– gere il sentimento religioso .. Ila soggiunto che le contese rra scienza e fede s0110feconde nelle uni– versità, sono inreconde e noeive nelle altre scuole, e che perciò si opporrà alla pPopaganda della in– cre(luUlà nelle scuole elementari e medie. Natu– ralmente il ministro è stato vivamente applaudito dalla maggio,· pal'te dei signori deputati e senatori, uno dei quali, l'illustre Lampertico, non so se per maggiore sincerità o per una di quelle associazioni automatiche delle idee per le quali spesso la parola ,,a al di là delle intenzioni dell'oratore, esortò il J)?tere esecutivo a porre argine, non soltanto alle ideo contrarie alla religione, ma anche a quelle contrarie alla nazionalità ed alla proprietà! Non voglio, per ora, approfondire r1uesta _p1:eziosa relazione fra religiosità e )?1'0prietà e vogho rnvece accennare al parere dei ptù eminenti letterati ed uomini di tato intorno alle cause di questo preteso risveglio del ~entimento 1·eligioso. Dell'alleanza fra trono ed altare, della necessità reciproca per queste istituzioni di sostene~•si a vi– cenda, del signi6cato della celebre frasedel Bismarck: « la Ge1·mania non teme che Dio», del valore dello continue invocazioni alla Provvidenza per parto dell'imperatore di Germania e di altri sovrani, nonché di p1'8Sidenti di repubbliche e confedera– zioni. non è il caso di discorrere molto, perchò la morale di queste commedie ò nota a chiunque possiede la più elementa,·e coltura ed uu po· di buon senso. Ma i pili celebri letterati contemporanei, quelli specialmente che hanno la p1-etensione d'aver con• dito l'ope,·a loro artistica colla migliore filos~na e psicologia, it 'l'olstoi, it Bou1•ge~ À. Daudet, 11De (') Qu:u1Icon lemporane:a .mente a l)UMllO arllcolo ce ne giunge un altro sullo stegn te ma e che mette capo a q11t1siIdent iche roncluslonl, di un nostro giovane col!aboratore da CastelTetr. i.no: o Don11giuso. I.o d:1remo do1>0 tsaur1la la pubblicazione di questo. (,Yota tvlla f'RITIC,

RkJQdWJsaXNoZXIy