Critica Sociale - Anno VI - n. 22 - 16 novembre 1896

938 ORITIOA SOCIALE perché essa ci dà, nella rorma concreta del caso pratico imminente, il riassunto e l'esemplifica– zione di tutto le argomentazioni da noi spese a favore della tesi sempre da noi sostenuta in fatto di tattica elettornle. Quella tesi i lettori non pos– sono averla dimenticata, essa de,•e ancora ronzare loro nelle orecchie. Toi sostenemmo che era fare del sillabismo e del semplicismo il desumere dal– ropportunità, che in molti luoghi orfettivamente si l'iscontra, per i socialisti, di no11 dare alcun aiuto ai partiti democratici (o, più spesso, sedicenti tali) nelle elezioni, il desumerne, diciamo, una regola assolula di condotta, valevole e coattiva per tutti i tempi ed i luoghi; sostenemmo che v'erano loca– lità e contingenze, nelle quali un aiuto motivato e condizionato alle fo1•ze radicali poteva essere più che utile, necessario, alla vita e allo sviluppo del nostro partito; che cotesto aiuto non importava affatto necessiti\ di J"•ipiegarela nostra bandiera, di alterare o attenuare menomamente la nostra pro– paganda, e ne e1•astata prova, fra l'altro, la con– dotta dei socialisti milanesi; che i pericoli di co– testo aiuto erano completame11te sventati, quando i socialisti ricusassero la reciprocanza del servigio; che, infine, dalla loro ~sizione di a1·bifridella lotta elettorale, di p1·opulsor1della democrazia nell'azione che logicamente le spetta nello Stato e nei Comuni, i socialisti potevano trarre vantaggi per il rinfo1·zo proprio, il rinunciare ai quali era follia. E citavamo per l'appunto le rirorme tributarie, l'indirizzo e il maggior S1•iluppodelristruzione popolare, la refe– zione scolasti c.'\, i sussidi alle IJamcro del lavoro - quegli stessi vantaggi di cui ci parla il Bis o– lati - e in ~onore l'attuazione di tutto il pro– gramma min11noamministrati\•o, che - appunto perchè minimo e conciliabile coll'alluale ordrne di coso - è essenzialmente programma democratico, por quanto sia logico che, come anello di passag~io, sia sovratutto sentito e propugnato dai socialist1. Ed è per aver sostenuto tulio ciò, per avere speso fiumi d'inchiostro a dissipare malintesi, a stornare obbiezioni, a chiarire ciò che doveva ap– parire a prima vista chiaro come il meriggio, che fu rovesciata sul nostro capo innocente, e dei pochi che venivano con noi 1 una fiumana di retorica, della quale il partito socialista non vide forse mai la maggiore. 1 più rigidi e catoniaui ci minacciarono perfino l'ostracismo, ci accusarono di ambizioni dis– simulate, di volgari opportunismi, di fretta d'an·i· 1:a,~e (se mai, si trattava del contrario: della frella di far che altri arrivasse in vece nostra e dei no– stri!), di volol' compromettere la forza, la pu1·ezza, l"unità, l'inte~rità del partito; i pii, indulgenti o ragionevoli c1 gridarono che la nostra tesi poteva esser buona per Milano, per qualche caso eccezio– nale, ma che era pessima nel 00 pe1·100dei luoghi o dei casi, e che rindulto applicato a un caso 5«>lo avrebbe aperta la ,•ia a infiniti e vergognosi con– trabbandi. 11 P'erri stesso spese una 1>artedel suo nobile ingegno per prendere partito contro di noi, e le conclusioni della sua relazione al Congresso di Firenze 1•ipo1•ta1-0110 una strabocchevole maggioranza di suffrag1. Fu gala se non venne accolta la pro– posta del torinese Sambucco che negava qualunque contatto coi e partiti borghesi • anche in caso di ballottaggi. E questa cieca, impulsiva, spropositata ri11uncia ad una parte importantissima dell'azione del partito socialista fu battezzata e gabellata per marxismo puro, marxismo sopraffino.... Tanto, il pO\'OroMarx non 01-a in istato più di levarsi a scon• fessare i suoi bestemmiatori. Maecco che il caso pratico, vivo, palpitante, il caso di Cremona, prende,•a la parola per Marx e po,· noi e per la logica pii1 elementare. Ad esso non si poteva rispond-et'e con dei paralogismi, col rife• B1b1oten e n H1a rirsi ad altri casi od ipotesi, spostando la questione: bisognavA dire un sl od un no, tantopiù che i com– pagni di Cremona non chiedevano un parere, non sottomette\'ano un dubbio, annunziavano un'inten– zione - inte11zione di fellonia recisa ed aperta. perfettamente consci dell'espulsione dal partito cui andavano incontro. Chiede,•ano solo una dilazione nell'esecuzione della legge. Era naturale che il Consiglio si trovasse forte~ mente imbarazzato: i meno imbarazzati erano i pochi, facenUne pa1•te,che avevano preveduto come si do\'esse arrivare a questi f~rl'i e che potevano sorridere dell'imbat'3.zzodei compagni. Ma essi puro ave\'ano, in quel momento, una funzione di sem– plici esecutori: da un lato la parola e (non c·è da fare ipocrisie) lo spirito del regolamento fissato dal Congresso: dall'altr-o, modesto e quasi impaurito, il .... senso comune. L'espulsione dei compagni di Cre– mona - di una frazione fra lo più fo1·ti, le pH1 operose, le pili intelligenti del partito - era tale una condanna del principio in nome del quale si sarebbe decretata, che sopratutto ai sostenitori di quel principio doveva premere di evitarla. Qual– cuno portò innanzi la scappatoia di uu rinvio della questione - questione che brucia\'a a toccarla. Ma il Consi~lio non volle fare quest'alto cli villà. Così s1 determinarono due correnti: quanto alla questione teorica, non passò pel capo a nessuno di discuterla; il caso pratico era t1-oppo eloquente e la risolve,•a da sà. Una corrente fu pe1•l'esecuzione pura e semplice della legge del pai·tito: indubbia– mente la più corretla dal punto di vista della le– galit..~in senso stretto. U11'altra corrente fu per condiscendere al differimento di giudizio richiesto dai socialisti c1 1 cmonesi; essa fu dominata dal pen– siero che una cel'ta facoltà di apprezzamento si dovesse l'itenere consentita al Consiglio nazionale, nel senso non di risolvere il caso, ma di poterlo non risolvere; e che di questo arbitrio (convien dargli il suo nome) dovessero i consiglieri, nell'in– teresse del partito, assumersi la responsabilit..\ di fronte al partito. A questa corrente noi pure ci alleammo, non senza la ses-reta speranza che non prevalesse: il che, obbiettivamente, sarebbe stato assai più risolutivo e, subiettivamente, avrebbe tranquillato nel tempo stesso la nostra coscienza di socialisti e la nostra coscienza burocratica, che con quella s1 trova,•a in conflitto. :Ma la spera111..a fu delusa: il « caso di Cremona• stravinceva; non senza alquanto di rammarico, la maggioranza fu nostra! (') . .. Non è il caso di commenti diffusi: come il Con– siglio non discusso, così non troverà necessario il lettore che ~ui si discuta. V'è una frase, nella let– tera BissolatJ, che fende la questione: fare altri– menti sarebbe e rinunciare alla vita del partito. • Non è chi non senta che quella è la pretta ve1•itl\. Senonchè, nell'imbarazzo della situazione, il Bis• (1) Ordine del giorno re11llnto da voti 7 con1ro 6: '"'i.a Piret.iont del l't1rtlto, !)resa cognblone della lettera dcli:,, Lega AOCialistadi CremoM, dichiara che 1ua unica competent.a è l'appllculone del deliberati del Congreuo. '"' C•BU,NCA • ROSD,\NI - n,cc•RDI • 8oRCUNI, • venne l'lJlprovaio con voti 7 contro ti queat'altro: e Il Con11Jgllo,Jlreeo ntto della lettera delln. Lega 1oclal111t:,, di Cremona e comJ)enetrando1I delle ragioni o delle cond!:donl In eua esposte: , deliber:,, ,11 rlma111l11,ro al pro1 11lmoCongre110 nazionale ogni dellber:,.zione In ordine mll'ap1Jlic. :izione:i.lln.Lega 1tes11a dell'Ar– ticolo 3 dello Statuto. Ile I..OLLJNI • PRANl'Ol,ISI. :a Votarono In f.•u-ore: Morgari, Vacca, uocconl, 1..olllnl,Tuull, Prnmpolìni e De Marlnl1. \'olarono e.oniro: CAbian(a, Borclanl, nalduccl, Rie.cardi, Agnlnl e Berlesi.

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